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Onano: le streghe non se ne sono mai andate!

Un viaggio a Onano, in provincia di Viterbo, ci racconta storie di streghe

Superstizione, streghe, lupi mannari, sfortuna, malocchio, paura dell’ignoto, diavoli dall’aspetto caprino, oscurità, femminilità, fantasia, sentimento, magia, racconto. Parole, simboli, presenze che ancora oggi sono alla base della cultura popolare, di quella filosofia perenne, direbbe Aldous Huxley, che è arrivata fino ad oggi. Un viaggio ad Onano, in provincia di Viterbo, ci ha ricordato come le storie di streghe sono ancora vive nel ricordo di molte persone.

Onano: le streghe non se ne sono mai andate!

Onano: le streghe non se ne sono mai andate

Ci racconta una storia di streghe Bruno Pacelli, il cantore di Onano . “Devo tornare con la memoria a mia nonna Gelsomina. Con il suo bel viso luminoso, le mani rugose, i capelli raccolti sulla nuca come era consuetudine per le signore di una certa età. Solo quando lavava i capelli, potevo vedere la chioma sciolta. Il suo volto diventava quello di una strega. E in un certo senso lo era, credeva nell’incantesimo e nella magia empatica.

La sua pratica preferita consisteva nel togliere il malocchio con il rito dell’olio versato in un piatto colmo di acqua. Se l’olio formava grandi chiazze non vi era segno di fattura, se, al contrario, l’olio formava piccole bolle si era in presenza del malocchio. Per togliere l‘occhiaticcio la strega recitava una formula incomprensibile, a cui facevano seguito orazioni religiose e invocazioni rivolte ai santi devoti. Per scacciare, invece, il mal di testa e l’insolazione poneva sopra la testa un bicchiere pieno di acqua capovolto su un panno.

Gelsomina aveva appreso la pratica dalla madre Maria Grazia, che aveva insegnato alla discendenza femminile quelle formule magiche necessarie per essere streghe. La stregoneria era diffusa in tutta Onano: la NicolaCapannella” toglieva il mal di pancia segnando il corpo con una croce; la Cosimina toglieva il malocchio gettando dei chicchi di grano in un bicchiere d’acqua, se si formavano delle bolle attestavano la presenza del maleficio.

La storia della Marrocca

La strega più famosa di Onano è la Marrocca, esperta di arti magiche. Tutte le sere  i monelli del paese tiravano pietre contro alla sua porta. L’anziana signora apriva la porta, li guardava aggrottando il ciglio, imprecava parole incomprensibili, sputava sul palmo della mano, l’appoggiava sull’anta della porta e malediceva chi avesse provato a scagliare un’altra pietra. Una sera un bimbo, dopo aver contravvenuto al “consiglio” della Marrocca, avvertì un leggero rivo di sangue colare sul mento. Il giorno seguente dalla strega si presentarono i carabinieri, ma non poterono fare nulla: quale giudice l’avrebbe condannata per malocchio?

Alla porta della mia bisnonna si presentò il monello che l’aveva sfidata lanciando la pietra. La strega scrutò i suoi occhi e in un istante bruciò la sua anima e la colpa. Dalla credenza prese un piatto vecchio quanto lei, lo colmò d’acqua, aggiunse qualche goccia di olio. La vecchia vi lesse le tracce di un avverso destino. “É occhiaticcio bello e grosso!” – sentenziò la vecchia. Prese l’immagine di Gesù crocefisso, segnò la fronte del bambino con l’olio benedetto, farfugliò parole indecifrabili e invocò l’aiuto dei santi protettori. Il malocchio era troppo resistente, Maria Grazia era impotente. La sola che poteva vincerlo era la Marrocca.

La strega gli chiese di chiedere perdono a tutti gli elementi naturali che avevano subito la sua violenza: dall’erba che aveva calpestato al latte che lo aveva nutrito. La strega da un vaso dipinto con figure racappriccianti prese un pizzico di erbe secche, le immerse in acqua tiepida e le fece bere al bambino. “Quando il cerchio della luna sarà completo ti recherai a Norsano sotto l’albero di quercia che si trova vicino all’incrocio delle quattro strade. Traccerai un cerchio sulla terra e ti sdraierai all’interno con il viso rivolto in giù. Prima dell’alba non uscire per nessun motivo dal cerchio e non temere per ciò che vedrai o udirai.” Gli insegnò un’astrusa formula magica da recitare al fatidico appuntamento.

Presentatosi all’appuntamento fu sorpreso da donne e animali, che sentendo recitare la formula magica non entrarono all’interno del cerchio tracciato. Il bimbo chiese perdono, giurò di rispettare la Natura e pregò di essere aiutato a vincere la malattia. Ma gli fu imposta una scelta: la possibilità di vivere in cambio di quella della madre. Pochi giorni dopo dalla chiesa usciva una piccola bara bianca. La Marrocca, sollecitata dalla madre del piccolo, tentò invano di farsi restituire il figlio dal Diavolo“.

La magia affascina sempre. Le streghe sono tornate? No, sono sempre state tra di noi!

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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