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Maria Stelvio: che fai se sei donna, ami la cucina e c’è la guerra?

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Nei primi del Novecento essere donna era considerato un ostacolo. Pochissime donne emergevano nelle scienze, nelle arti, ma anche nella cucina. Spesso nella ristorazione emergeva il cuoco, che si limitava a ricordare come la scelta, la passione per la cucina fosse nata grazie all’influenza di figure femminili, quali le madri, le sorelle o le zie. Eppure se indaghiamo con cura, scopriamo che alcune donne sono il fondamento di alcune cucine regionali, una di queste è Maria Stelvio.

Maria Stelvio è l’Artusi della cucina Giuliana, una donna moderna e anticonformista. Nata in una famiglia della buona borghesia, madre di due figlie, fu prima insegnante e poi giornalista. La prima edizione del suo libro, Cucina Triestina, risale al 1927. Fu per un giornale locale inviata di guerra sul fronte del Piave nel corso della prima guerra mondiale. Rientrata a Trieste, si appassionò all’arte culinaria e iniziò a raccogliere in un libro le sue ricette di cucina triestina. Siamo nel periodo fascista, il conflitto mondiale imperversa, la paura di perdere la vita era fortissimo. I generi alimentari scarseggiano, non si butta via niente, gli avanzi non esistono perché tutto ciò che è commestibile, viene riutilizzato in cucina. Conservare a lungo gli alimenti è impossibile, la tessera annonaria consentiva una razione che doveva bastare. Eppure non si rinuncia ai piaceri della tavola.

La prefazione del libro è una dedica alla figlia Augusta, che a breve si maritava, e a cui regala il suo ricettario, con lunghe note su come “trattare”gli ingredienti prima della cottura. Consigli di economia domestica.

In cucina non si butta via niente e se manca il burro…

In tempo di guerra di deve pesare tutto, per evitare di rimanere senza cibo. Occorre evitare di consumare il cibo prima della scadenza della tessera. L’economia più importante è il risparmio del combustibile, per cui si può impilare una pentola sopra l’altra in modo che la prima faccia da coperchio a quella che sta sotto.

Non c’è più burro? Basta shakerare, con forza, per circa mezz’ora, in una bottiglia a collo largo, del latte.

E per il brodo?

“Le ossa danno sostanze nutritive anche dopo 8 ore di bollitura, perciò dopo aver fatto il brodo, si fanno ribollire con altra acqua che assieme a una puntina di burro, due dadi e le solite verdure daranno un secondo brodo”.

E se il combustibile scarseggia o è troppo caro?

Si prende spunto dall’arte di fare le polpette. Come? Utilizzando la carta della spesa. La si lascia macerare in acqua fredda per tre giorni, la si spreme e si formano delle palle da fare asciugare al sole. Risultato? Ottimo combustibile per la stufa.

 

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2 Comments

  1. Ho una coppia vechissima della Cucina Triestina. Me l’ha regalato mio marito per il suo compleanno.

    Se il mare fosse un toccio.
    Monte Maggior polenta
    O mama che tocciade

Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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