In ordine sparso, parole di lessico #foodcultural da degustare, una alla settimana, in questi tempi satolli. Daniela Ferrando, FamFriend :-), le cura per il nostro blog.
*** Choucroute ***
[sciu-krùt] s.f. La traslitterazione è semplificata, ma almeno salva la pronuncia di questa specialità alsaziana. La chiederete impeccabilmente, all’occorrenza. “Choucroute” in effetti è molto più sonoro di “crauti”.
Dove l’ho sentita:
L’ultima volta che ho fatto veramente caso a una choucroute?
La cena di Gala di Goût de France, dove Nicolas Stamm** l’ha preparata in un piatto di cui prima vi farò sentire il titolo originale – “Dos de Sandre et son Chou à Choucroute d’Alsace” – e poi la traduzione “Luccioperca con il cavolo alla Choucroute d’Alsazia”.
Per completezza (ho verificato sul menu della Fourchette des Ducs di Obernai dove regna e cucina il suddetto chef Stamm), il luccioperca è “en écailles de courgette” e cioè coperto da scaglie di zucchine. Che poi è il dettaglio visivo principale dell’intero impiattamento.
Choucroute. Crauti in salamoia, grattugiati finemente, lungamente cotti in terrina con spezie e aromi. Già questo è la choucroute alsaziana, anche se con lo stesso nome si indica il piatto tradizionale, sostanziosamente guarnito con salsicce o wurstel o similia.
Oggi, in questo momento di estrema fascinazione per tutto ciò che è fermentato, la choucroute è di grande attualità. Tanto più reinterpretata, come nei piatti a due stelle di cui sopra.
Per saperne di più:
Su Goût de France, celebrazione mondiale e annuale della cucina francese, info ufficiali (qui, in inglese).
Sul nome. Perché la Choucroute si chiama così? Per adattamento popolare e fonetico di « Sürkrüt » (Sür = agro e Krüt = cavolo). Praticamente, il tedesco Sauerkraut.
[Immagine: iPhone di Daniela]
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