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La Bellaria segreta di Alfredo Panzini. Uno scrittore da riscoprire

Bellaria, terra di mare, ma anche di cibo e cultura

Automòbile. Dal greco αύτός = se stesso, e mobile: in origine aggettivo, poi sostantivo, per indicare la nota vettura a motore, spavento dei viandanti, concorrente con le ferrovie; aerodinamica. Di qual genere è automobile? Se ne è disputato in Francia, madre dell’automobilismo, quindi anche in Italia. Ieri prevaleva il maschile, oggi il femminile. La Fiat ne richiese d’Annunzio. Rispose: femmina!”

Ecco un esempio della più nota opera di Alfredo Panzini: il “Dizionario moderno, supplemento ai dizionari italiani“, una raccolta di parole che ci svela la loro evoluzione. Come lo stesso autore spiega nell’introduzione si prendono in esame:

  •  voci dell’uso comune;
  •  nuove parole che  non si trovano registrate in altri vocabolari;
  •  definizione delle “new entry” per aiutare a comprenderne correttamente il significato.

La Bellaria segreta di Alfredo Panzini

La Bellaria segreta di Alfredo Panzini

Bellaria, la nota località balneare della Romagna, è stata il rifugio delle sue vacanze. La Casa Rossa, acquistata nel 1909, era una dei tanti villini costruiti nei primi decenni del 900 sulle marine romagnole. Nessun compiacimento estetico, simile a un casello ferroviario, era la casa dove trascorse le estati dal 1906 al 1938. ” Non credo che sappiano precisamente qual è il mio mestiere. Dire, scrivo, non dice nulla per loro. dire, artista, sarebbe presunzione, e poi non sarei inteso“. Così ironizzava Alfredo Panzini quando descriveva il suo  rapporto con i concittadini che aveva scelto per adozione. Quei contadini, quei pescatori  che rappresentavano un mondo antico, respinto dal progresso.

Alfredo Panzini non era romagnolo. Nato a Senigallia, nelle Marche, aveva vissuto a Milano e a Roma, aveva più volte confermato il suo rapporto simbiotico con la cittadina di Bellaria, considerata il centro del suo mondo. La cittadina romagnola rappresenta per lui un porto sicuro, un luogo dove rifugiarsi, respinto da un mondo che non riusciva a comprendere. Una via di fuga offerta dal mare, dalla ferrovia, dalla bicicletta. Il suo piccolo mondo antico.

In Diario sentimentale della guerra scrive  a proposito del suo legame con Bellaria: “Bellaria è un’oasi tranquilla in Romagna: la gente vi è mite e gentile. Chi a Bellaria non possiede la sua casetta’ la sua barca? Il suo arenile? La sua bottega?

Figlio di un medico chirurgo e di Filomena Santini, figlia di un medico, Panzini ha trascorso la sua infanzia e adolescenza conoscendo l’infelicità. L’ambiente familiare, poco sereno a causa dell’incapacità del padre, incallito giocatore d’azzardo, di amministrare l’economia domestica, influenzano il racconto La cagna nera, dove si raccontano le conseguenze della decadenza di una famiglia della piccola nobiltà sulla vita del figlio. Del resto, anche in altri testi, come ne La lanterna di Diogene, compare l’orrore per il gioco, per tutte quelle attività che scuotono la sicurezza e la stabilità della famiglia.

Panzini e la paura di un futuro che non sarebbe stato quello che la sua epoca immaginava

La Bellaria segreta di Alfredo Panzini

Parte della magia di Bellaria era data dal fatto che era il suo rifugio dove trovare quel mondo “primitivo” che tanto rimpiangeva. Panzini non riusciva a mettere in soffitta quei valori che lo portavano a giudicare in modo moralista la realtà. Un modo per fare emergere quelle contraddizioni e quelle ipocrisie che rendono la vita sempre imperfetta. Sicuramente che non aiutano gli uomini a comprendersi.

Il tratto comune di tutta l’opera di Panzini è un profondo dissidio tra il mondo idilliaco della sua educazione umanistica e carducciana e la sua contemporaneità, votata al positivismo e alla ricerca del piacere. Lo scrittore sembra sapere che l’idea di futuro che si stava imponendo non avrebbe mai portato alla felicità. La sua ostinata difesa del passato non lo rendeva “simpatico”. Probabilmente lo stesso scrittore soffriva di non essere compreso, di essere giudicato in modo superficiale.

Panzini amava ritrarre, come in uno scatto fotografico, i contadini e i pescatori. In particolare i contadini rappresentavano la saggezza della terra, coloro che conoscevano il buon senso. Nei Giorni del sole e del grano i mietitori si rivolgono a una donna che desidera morire: «Volete morire adesso che viene il grano nuovo?».

Lo stesso scrittore possedeva 7 poderi ed ebbe un rapporto molto stretto con Finotti, colui che badava al podere attiguo alla Casa Rossa. Certo rimaneva il padrone e per molti e màt (il matto) per via del cappellaccio nero a larga tesa o del basco, oltre che per i modi bruschi.

Possiamo ipotizzare che in fondo in fondo Panzeri invidiasse quella vita semplice dei contadini e che temesse che la modernità la spazzasse via e che i suoi libri fossero una sorta di testimonianza- testamento per non fare dimenticare un’Italia destinata a scomparire. Come se scrivendo di una realtà a lui cara, potesse salvaguardarla dall’oblio e dall’avvento di una società basata su valori a lui estranei.

Leggere Alfredo Panzini, una fusione di realtà e di nostalgia, e visitare la Casa Rossa sono le indicazioni perfette per conoscere la nostra storia, per vivere un’esperienza unica: calarsi nella Bellaria dei primi del 900, quando non esisteva il turismo di massa. Un’avventura culturale autentica! Una sorta di testamento di una generazione che sapeva di essere sconfitta dall’inesorabile Progresso!

Come scriveva con nostalgia, descrivendo un mondo destinato a scomparire, lo stesso Panzini  ne I giorni del sole e del grano: “Non è certo per invidia di quelle povere vivande che io mi fermo a contemplare: quattro pomidori o melanzane abbrustolite sul testo con una stilla di olio; ma per altra misteriosa ragione che lui pare indovinare quando con voce quasi affettuosa mi invita a rimanere: la dolce pace e concordia quando si mangia, per cui la cipolla col sale pare più saporosa e fa più buon pro di un fagiano, cibo di re“.

Museo Panzini “La Casa Rossa”

Via Pisino, 1 – Bellaria Igea Marina (Rn)
Apertura estiva dal 18 giugno al 10 settembre
Sito: www.casapanzini.it

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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