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Canova: l’arte e il gusto di due gelati al giorno!

A pochi chilometri da Asolo, a Possagno, imperdibile la visita alla gipsoteca dedicata a Canova, uno scultore studiato a scuola ma poco conosciuto veramente. Qui si possono ammirare i dipinti, i disegni, i bozzetti in terracotta e i modelli delle sculture del grande maestro del Neoclassicismo.

Canova artista, ma soprattutto imprenditore

Canova era un artista ma anche un imprenditore.

Canova era un artista ma anche un imprenditore. Meticoloso nel suo lavoro, partiva dal disegno o da un dipinto, per poi realizzarlo con la creta, un materiale facilmente reperibile a Possagno e soprattutto poco costoso. Canova non lavora per piacere ma su commissione e solo se il committente è soddisfatto procede nella creazione di un modello più imponente, avvalendosi di una struttura di ferro che sostenga la creta. Successivamente riproduce l’opera in scala reale, utilizzando sempre la creta e avvalendosi dell’aiuto di lamelle. II passaggio dal modello in creta a quello in gesso si attuava con la tecnica della “forma persa”. La creta modellata, rivestita da un leggero strato di gesso rossigno, veniva ricoperta da uno strato di gesso bianco. Tolta la creta, si colava il gesso all’interno della “matrice” che veniva infine distrutta, procedendo con cautela al comparire dell’intonaco rossigno. Dopo aver fissato sul modello così ottenuto i “punti” chiave, gli apprendisti iniziavano la sbozzatura del marmo. La scultura era trasferita nella stanza di Canova per ricevere “l’ultima mano”: fase del lavoro esclusivamente riservata all’artista. Canova cercava la sensualità, cercava di restituire al marmo quella naturalezza che potesse trasformarsi nella rappresentazione della carne. Per questo stendeva sulle parti epidermiche una speciale patina: sì sarebbe trattato, secondo alcuni, di pietra pomice o di una tintura giallognola; di “fuliggine” per il Fernow (1806); “pura cera” e “acqua elaborata dallo speziale” per G. B. Sartori; “acqua di rota” (cioè l’acqua sporca delI’arrotamento degli strumenti metallici) per il Cicognara. Canova seguiva personalmente la fase iniziale e quella conclusiva del lavoro delegano il resto agli apprendisti. Crea un vero e proprio laboratorio che finanzia vendendo i gessi a quei borghesi che non avevano i denari necessari per acquistare le opere in marmo. Una sua particolarità? Usava solo marmo di Carrara, l’unico che crede potergli assicurare di “catturare” il Bello ideale.

Il carattere di Canova

Orfano di padre, quando la madre si risposa, rimane a Possagno con il nonno, tagliapietre e scultore locale di discreta fama. Leggenda vuole che a soli 7 anni stupì tutti, quando, durante una cena di nobili personalità veneziane nella villa di Asolo del senatore Giovanni Falier, incise nel burro un leone. Il padrone di casa decise di finanziare gli studi di un giovane così promettente. É riservato, ma non disdegna le feste, sapendo quanto sia importante parteciparvi. É generoso, tanto da contribuire alla realizzazione del tempio di Possagno. Aiuta gli artisti in difficoltà. É intelligente, assai colto, non teme il confronto con i potenti. Si oppone così di adempiere al giuramento napoleonico che imponeva professione di odio nei confronti dei regnanti. In veneto risponde: io non odio nessuno. Accetta anche di tentare di riportare in Italia le opere trafugate da Napoleone. Intraprende un lungo viaggio alla volta di Parigi. Prima di partire, consapevole della difficoltà del viaggio, fa testamento. Compila anche una lista di opere da recuperare, ma la dimentica. Giunto a Parigi, convince il direttore del Louvre a concedergli un nullaosta di tre giorni. Riesce a portare in Italia qualche opera veneta. Per la missione ottiene un vitalizio e il titolo di marchese. É ormai famoso, tanto da essere ritratto spesso dai pittori suoi contemporanei. Non si sposa e non ha figli. I pettegolezzi di Possagno parlano di un matrimonio fallito. Avrebbe dovuto sposare una tal Domenica .Un pomeriggio la va a trovare senza preavviso, la finestra è aperta e lo scultore ode dolci parole profferite ad un altro uomo. Si rende conto che la donna non lo sposerebbe per amore e decide di annullare il matrimonio. Il tema del mancato amore è uno dei temi più presenti nelle sue opere, che vedono quasi sempre rappresentate donne o uomini effeminati. Canova non si sposò, ma si vocifera che ebbe numerose amanti. Morì soffrendo molto. Morì di fame a 67 anni, conoscendo le pene dell’Inferno. A causa del lavoro si ruppe diverse costole e per questo motivo non riusciva più a digerire.

Le modelle di Canova

Una modella veramente bella, Canova la cercò e la trovò: Paolina Borghese

Poche e brutte. É con il pensiero che Canova ricerca la bellezza, la sua perfezione. Una modella veramente bella, Canova però la cercò e la trovò: Paolina Borghese. Donna libertina, decise di posare nuda per l’artista, suscitando scalpore e curiosità. Alle amiche che le chiedono come era andata, Paolina risponde, senza alcuna esitazione: “bene, l’ambiente era riscaldato!”. Paolina era sorella di Napoleone, sposata in seconde nozze con il principe romano Camillo Borghese, aveva 25 anni e conduceva una attivissima vita sociale, assai chiacchierata. Il matrimonio con Camillo si consuma tra tradimenti, ripicche e riconciliazioni. Paolina aveva diversi amanti, era chiacchieratissima per la sua leggerezza sessuale, di cui il marito era a conoscenza. La scultura di Canova ebbe così successo che si narra che, per poterla ammirare a casa di Camillo, i visitatori pagassero un biglietto. Camillo diventa geloso dopo che scopre un ammiratore intento a baciare la statua. Decide di chiudere la statua in una cassa e la porta via con sé durante la sua separazione da Paolina.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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