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Per Famelici la Sicilia è il pesto siciliano. Il profumo nel piatto!

La magia del pesto siciliano, la cui ricetta varia a seconda delle provincie

Quando si parla di Sicilia tra le tante ricette che rendono gourmet quest’isola c’è il pesto siciliano. A differenza del pesto alla genovese, la ricetta non è codificata. Esistono diverse varianti. La maggior parte delle ricette prevede come ingredienti: pomodori, ricotta, pinoli e basilico.

A seconda della zona della Sicilia abbiamo l’utilizzo di un ingrediente particolare: il pesto alla trapanese viene preparato con le mandorle pelate, mentre a Bronte si usano i pistacchi. Vi segnaliamo gli ingredienti utilizzabili per fare il vostro pesto siciliano e vi raccontiamo la ricetta del pesto alla trapanese.

Ingredienti per il pesto siciliano

Basilico

Naturalmente andrebbe usato appena colto. Meglio scegliere le foglie piccole senza lavarle sotto l’acqua corrente. Pulite le foglie con uno strofinaccio inumidito.

Pomodori essicati

Ci vogliono pomodori lasciati essiccare al sole e conservati nell’olio. Devono sviluppare un sapore acidulo e leggermente piccante. Ne servirà almeno un barattolo! Qualora non li abbiate preparati in casa, se ne trovano in commercio di ottima qualità. Se i pomodori secchi non sono sottolio, dovete reidratarli tenendoli per 15 minuti a bagno in acqua calda.

Ricotta

Il formaggio protagonista del pesto alla siciliana è la ricotta di pecora, anche se non manca chi aggiunge il pecorino. Si può usare la ricotta salata. Il formaggio va mescolato con il basilico, l’olio extra vergine di oliva, le mandorle e, se lo usate, l’aglio.  Se volete rispettare la tradizione dovreste usare il mortaio!

Aglio sì o no?

La ricetta originale prevede l’utilizzo dell’aglio. Il pesto alla trapanese era chiamato “salsa all’aglio” ed era in origine usato per condire e conservare il pesce. Solo successivamente sarebbero state introdotte le mandorle.

Mandorle

Al posto dei pinoli, nel pesto alla trapanese, si usano le mandorle. Il pesto trapanese nasce al porto. A Trapani attraccavano le navi genovesi provenienti dall’Oriente. I marinai genovesi fecero conoscere il pesto ai siciliani e i trapanesi modificarono la ricetta del pesto aggiungendo gli ingredienti tipici del loro territorio. Tra questi le mandorle.

Il procedimento per fare il pesto alla trapanese

Per preparare il pesto alla trapanese occorre pelare le mandorle, facendole sbollentare per qualche minuto in acqua bollente. Scolatele e fatele asciugare. Raffreddate, pelatele.

Preparate i pomodori, scegliendo i ramati. Mettete sul fuoco una pentola piena d’acqua. Lavate i pomodori sotto l’acqua corrente. Quando l’acqua inizia a sobbollire scottate i pomodori per 2 -3 minuti.

Scolate i pomodori con un mestolo forato e lasciateli raffreddare. Spellateli e metteteli nel mixer. Se avete pazienza, seguite la tradizione che prescrive il mortaio di marmo e pestello di legno.

Aggiungete del basilico, le mandorle pelate, l’aglio e frullate per 2 minuti.

Unite la ricotta o il pecorino. Amalgamate e aggiungete sale, pepe e un filo di olio di extravergine d’oliva. Mescolate.

Come si conserva

Come spesso accade, il pesto alla trapanese dà il meglio di se stesso fresco. Lo si può conservare in frigorifero per un paio di giorni, aggiungendo dell’olio extra vergine di oliva e coprendolo. Si può anche congelare in piccoli vasetti, stemprandolo con l’acqua calda di cottura della pasta.

E se siete pigri?

Sul mercato si trova qualche sugo pronto. Ottimo, perché ho avuto la fortuna di assaggiarlo, il pesto alla siciliana proposto dall’azienda ragusana Agromonte. Prodotto con pomodori ciliegini essiccati, aglio, olio di semi di girasole, peperoncino rosso e basilico.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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