#Quellavoltache o #metoo sono hastag che ormai tutti conoscono. Qui si raccontano quelle storie di ordinaria molestia maschile che tante volte provocano solo un’alzata di spalle. Tutto è iniziato con la denuncia dell’attrice Asia Argento nei confronti di Harvey Weinstein, uno dei più noti e potenti produttori di Hollywood. Il femminismo ha lottato per anni per dare voce al corpo delle donne. Chi scrive non appartiene a quella generazione e non si riconosce nel termine femminista, ma è consapevole di avere goduto di privilegi conquistati su un duro campo di battaglia contro pregiudizi e culture che affondavano le radici in un lontano passato. Grazie alla Tv, ai modelli che ha imposto, non esistono i corpi, ma il corpo ideale. Il revisionismo culturale, ultimo baluardo verso un nuovo che avanza e che a molti non piace, ci ripropone il modello lanciato da “Drive in”, un programma di grande successo, che ha anticipato la nascita di diversi format televisivi , ma che ha invaso anche la vita politica. Chi non ricorda il bunga bunga o gli apprezzamenti dozzinali dell’ex premier Silvio Berlusconi? Il corpo della donna è tornato a essere quell’oscuro oggetto del desiderio, non certo un modello di femminilità libera, pensante e creativa. Chi non corrisponde ai canoni di bellezza imperanti è inaffidabile, è priva di valore, incapace di controllare la realtà che la circonda. Si passa da un giudizio estetico a uno valoriale. E così per molte donne il corpo diventa sinonimo di frustrazione, di sudditanza. E allora è il momento di tornare a riflettere su che cosa significa oggi essere una donna che rivendica la possibilità di costruirsi una sua personalità. Un punto su cui ragionare? Il rapporto con il nostro corpo e con il cibo. Famelici è un blog con una forte identità femminile, che ragiona sui legami cibo e cultura…partiamo da qui. Un punto di vista originale in un dibattito lungo e – ahimè- doloroso.
PS Il post è l’opinione di Monica Viani
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