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Il nomadismo degli chef

Nuove tendenze si confermano in cucina. Una per tutte? Il nomadismo degli chef. Sta consolidandosi un fenomeno per cui i cuochi escono dai loro locali per cucinare in altre strutture. Noi vi proponiamo alcune esperienze.

  • Le cene a 4 mani…talvolta a sei mani
    Si riuniscono in solo ristorante 2 o tre grandi chef, preferibilmente stellati, e si propongono serate in cui l’ospite del ristorante potrà degustare un menu con piatti preparati da grandi chef.
  • L’incontro tra professionisti di diverse discipline gastronomiche
    Il più di moda? Si propongono in ristoranti menù preparati da un ristoratore e un pizzaiolo.
  • Il successo delle scuole
    La proposta di un corso tenuto da un grande chef con cena finale firmata dai corsisti e dallo stesso cuoco.
  • Aromatica Restaurant Lounge Bar
    Una proposta originale è quella di Aromatica, che propone dei momenti enogastronomici particolari. Con la collaborazione di CHIC, ogni trenta giorni sarà possibile degustare menu proposti da importanti Guest Chef.Il percorso enogastronomico è iniziato con lo chef due stelle Michelin Marco Sacco, patron del Piccolo Lago di Verbania (VB). Dopo Enrico Gerli del ristorante I Castagni di Vigevano (PV), Matteo Maenza del Ristorante La Limonaia di Gargnano (BS), Fabio Groppi del ristorante Escargot a Costa Rei (CA), sarà la volta di Teresa Buongiorno dello stellato Già Sotto L’arco di Carovigno (BR).

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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