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8 marzo: l’enologia d’autore si tinge di rosa

Le donne rivendicano un posto al sole anche nel mondo del vino

L’8 marzo è la festa delle donne, un festa importante che ci deve ricordare che le donne sono diventate protagoniste indiscusse di molti ambienti giudicati fino a qualche tempo fa a forte impronta maschile. Ebbene l’enologia d’autore si tinge di rosa! Un incoraggiamento per tutte quelle donne che vogliono gettarsi in avventure impervie per dimostrare il loro valore.

L’8 marzo deve rimanere un giorno di lotta per rivendicare i diritti delle donne

storie di donne

A noi non piace l’8 marzo, che, come tante altre feste, è diventato o retorico o vittima del marketing di un iper-capitalismo che spesso dimentica di raccontare la fatica, le sconfitte e la capacità di rialzarsi di molti imprenditori. Noi crediamo che l’8 marzo conservi il suo valore se ci restituisce il valore di voler essere riconosciute per quello che siamo: donne che vogliono affermarsi per il loro valore, per la propria capacità di lasciare una traccia nel mondo.

Abbiamo scelto tre donne del vino che lo producono quotidianamente. Quando si beve uno dei loro ottimi vini, si assapora la gioia che una donna capace, che non rinnega la sua femminilità, abbia creato un capolavoro di gusto! Finalmente l’enologia d’autore si tinge di rosa!

L’enologia d’autore si tinge di rosa

Marina Cvetic, la regina del vino abruzzese

Una donna forte, ma dal sorriso dolce. Approdata in Italia dalle vigne del nonno sulla costa dalmata, vive una grande storia d’amore e di complicità con Gianni Masciarelli, il visionario del vino d’Abruzzo. Raccoglie, dopo la morte improvvisa del marito, la sfida imprenditoriale e diventa con la figlia Miriam ambasciatrice del vino abruzzese in Italia e all’estero. Considera la terra, la vigna e il vino vere terapie di vita. Una grande donna a cui l’Abruzzo e l’Italia deve molto. Con lei l’enologia d’autore si tinge di rosa!

L'enonolgia d'autore si tinge di rosa: Cerasuolo di MasciarelliIo ho assaggiato all’evento Simply The Best di Civiltà del Bere, il Cerasuolo, Villa Gemma, Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2018 (Montepulciano 100%). Ottenuto da uve 100% Montepulciano vinificate in bianco, provenienti dal cru di Cave, a San Martino sulla Marrucina (CH). Fresco ma di corpo, si caratterizza per il colore rosso ciliegia carico e profumi intensi. La sua caratteristica, per me, assai femminile, è quella di unire la struttura caratteristica di un vino rosso con la freschezza e l’acidità propria di un bianco. Si abbina con piatti a base di carne, salumi e formaggi, fritture di pesce, pasta e verdure ed è perfetto con la pizza. Un vino a tutto pasto!

Donatella Cinelli Colombini, la Presidente delle Donne del Vino

Confermata per un altro triennio come Presidente delle donne del vino, Donatella Cinelli Colombini discende da uno dei casati storici del Brunello di Montalcino. Per prima ha intuito il potenziale turistico dei luoghi del vino e, nel 1993, ha inventato “Cantine aperte”, la giornata che in pochi anni ha portato al successo l’enoturismo in Italia.

Durante un viaggio stampa in Val d’Orcia ci aveva detto: ” Voglio che questo territorio sia conosciuto da un turista consapevole che sia conscio che bere un buon bicchiere di vino significa conoscere meglio il luogo che sta visitando”. Nel 1998 ha lasciato l’azienda di famiglia per crearne una sua composta dal Casato Prime Donne a Montalcino dove produce Brunello e dalla Fattoria del Colle a Trequanda con cantina di Chianti e centro agrituristico. Con lei l’enologia d’autore si tinge di rosa!.

L'enologia d'autore si tinge di rosa: Donatella Cinelli ColombiniIo ho assaggiato il “Cenerentola”, un vino che rappresenta il coraggio o l’incoscienza di un vino che nel suo nome nasconde la sua storia. L’etichetta, non a caso, riprende il nome di una delle più celebri favole. La DOC Orcia, a cui il vino Cenerentola appartiene, è nata per ultima fra le storiche denominazioni del Brunello e del Nobile di Montepulciano. Giovane e con due sorelle ambiziose coltiva il desiderio di arrivare sulla tavola del principe e farlo innamorare. E noi sappiamo come andò a finire!

Cenerentola è prodotto con due vitigni autoctoni: il Sangiovese (65%) e Foglia Tonda (35%), varietà antica abbandonata da circa un secolo. Il vitigno Foglia Tonda è tipico del Sud della Toscana, un tempo era molto diffuso ma ora è rarissimo, in totale esistono meno di venti ettari di questa varietà. Produce vini potenti e per questo è il compagno ideale del Sangiovese che ha eleganza ma non potenza. Insieme creano un vino unico, diverso da tutti gli altri ma dai caratteri assolutamente toscani.

Marisa Vecchi e l’amore per il vino dell’Oltrepò pavese

In occasione della conferenza stampa e della degustazione organizzata l’8 febbraio a Palazzo Bovara a Milano per far conoscere il Buttafuoco storico ho conosciuto un vino dell’Oltrepò pavese: il Buttafuoco, un vino da riscoprire e valorizzare. L‘azienda agricola Diana si distingue per la sua proposta.

L'enologia d'autore si tinge di rosa: buttafuoco

La vignaiola Marisa Vecchi ha proposto Il Passionale, prodotto dalle vigne sotto una torre su un terreno con piena esposizione a sud. Maturo e caldo, dal corpo robusto: al naso è profumato, in bocca è morbido, rotondo e persistente. Si riconoscono note speziate di pepe nero e cuoio e rimandi aromatici di erbe officinali che raccontano la permanenza in legno (24 mesi) e poi in bottiglia. A sorpresa al palato è  molto fresco, con tannini equilibrati.

Finalmente l’enologia si tinge di rosa!

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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