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Un sorprendente vino dell’Oltrepò pavese: il Buttafuoco

Prima del 1996, anno di fondazione del Consorzio del Buttafuoco Storico, pochi conoscevano un sorprendente vino dell’Oltrepò pavese: il Buttafuoco. Tutto rimaneva confinato in un fazzoletto di terra. La fondazione del Consorzio è stata una “botta di vita” ricca di conseguenze.

Un obiettivo che si è posto fin dall’inizio il Consorzio è stato quello di superare le ostilità, le incapacità di collaborare dei vignaioli per fare diventare il Buttafuoco il portabandiera dell’eccellenza dei vini dell’Oltrepò pavese in Italia e all’estero. La sfida lanciata è quella dell’internazionalizzazione e del riconoscimento di essere uno dei migliori vini lombardi.

Un sorprendente vino dell'Oltrepò pavese il Buttafuoco

Dalle Guerre d’Indipendenza alle nostre tavole

Le origini del nome Buttafuoco si perdono nelle nebbie della storia, o forse dell’alcol! Se per alcuni il nome trae origine dal detto popolare, riportato dal poeta dialettale Carlo Porta, “al buta me al feug”, ovvero cresce d’intensità come il fuoco, per altri risalirebbe a un episodio mai accertato avvenuto nel 1859, durante la Seconda Guerra d’Indipendenza. Una nave austriaca, risalendo il Po per andare a combattere contro i Piemontesi e gli abitanti dell’Oltrepò,  fu protagonista di uno strano ammutinamento. All’improvviso i marinai decisero di disertare per saccheggiare le botti del vino locale attratti dalla sua bontà e dalla voglia di divertirsi. Qualche  anno dopo la Marina Austroungarica varò una nave dal nome Buttafuoco.

Mi piace immaginare che sia vera la prima ipotesi. Ricordate che per noi cibo è cultura! Anche se a onor del vero è divertente pensare che degli armigeri abbandonino il campo di battaglia attratti dal piacere del vino!

Al di là dell’attribuzione del nome, possiamo attestare che l ‘Oltrepò pavese ha sviluppato una propria identità vitivinicola. Così Mario Soldati in “Vino al vino” scrive”: “Dell’Oltrepò Pavese, i nomi sono innumerevoli (…). I rossi, di regola, sono densi, spessi, spumosi, quasi dolci al primo assaggio, ma poi rivelatori di un fondo gradevolmente amarognolo che, sul posto, chiamano “ammandorlato” o “mandorlato”. Uno di questi vini è il Barbacarlo, un altro è il Sangue di Giuda, un altro ancora è il Buttafuoco.

C’è un “però” da non sottovalutare: pochi conoscono i grandi vini dell’Oltrepò pavese che stentano ad entrare nelle carte dei grandi ristoranti. Va ripensata la comunicazione e questo è compito del Consorzio del Buttafuoco storico.

La grande scommessa del Buttafuoco

22 ettari e 15 vigne, tra i comuni di Castana, Canneto Pavese e Montescano, tutti lungo il 45° parallelo, la latitudine enologica perfetta. Eppure il Buttafuoco è un vino che ha dovuto combattere per affermarsi. Difficile pensare in Oltrepò pavese ad un vino fermo, austero; ancora più arduo convincersi a produrre meno, ad abbattere i grappoli in esubero.

Il 5 marzo del 1996 viene registrato lo statuto del Consorzio del Buttafuoco storico. Il marchio scelto è composto da un ovale, rievocazione della botte tipica dell’Oltrepò Pavese, sostenuto dalla scritta Buttafuoco e dal quale si dipartono due nastri rossi rappresentativi dei due torrenti, il Versa e lo Scuropasso, che delimitano la zona storica di produzione; all’interno la sagoma di un veliero sospinto da vele infuocate a ricordare l’origine del nome.

Il profumo e il sapore di questo vino sono lo specchio delle caratteristiche organolettiche del suo territorio, grazie alla fermentazione con macerazione congiunta. Il Buttafuoco Storico è frutto di uve dalla resa diversa: 50 % Croatina che regala al vino l’intensità tannica, il colore e i sentori di frutta rossa; poi un 25% di Barbera, che forma con la sua acidità la spina dorsale  e consente una maggiore estrazione dalle vinacce della Croatina; è poi arricchito da Ughetta di Canneto e Uva Rara, due uvaggi importanti che danno note di eleganze e una piacevole austerità.

Il Buttafuoco affinato nel legno di rovere per almeno dodici mesi deve raggiungere il colore del del fuoco, un rosso rubino carico. Armonioso all’olfatto (sentori di spezie, frutta rossa matura, note di tostatura), al sorso risulta energetico, persistente, deciso ed equilibrato, con note eleganti.

Il club del Buttafuoco, il rifugio della cultura dell’Oltrepò pavese

Il Club del Buttafuoco Storico nasce dall’unione di undici giovani viticoltori: Bruno Barbieri, Davide Brambilla, Giuseppe Calvi, Valter Calvi, Claudio Colombi, Ambrogio Fiamberti, Stefano Magrotti, Franco Pellegrini, Andrea Picchioni, Umberto Quaquarini, Paolo Verdi. Tutto viene promosso nel nome del rispetto della materia prima e del territorio. Si intende produrre un vino dove storia e tecnologia si incontrino: il passato è conoscenza, il futuro è innovazione.

Un sorprendente vino dell’Oltrepò pavese: il Buttafuoco raccontato in un dibattito per festeggiare il 23° compleanno

Durante la conferenza stampa, tenuta a Palazzo Bovara venerdì 8 febbraio, il presidente del Club del Buttafuoco storico Marco Maggi ha dichiarato: “Vogliamo creare qualcosa di importante per far parlare di noi e del nostro territorio. Tutto è nato da 11 produttori che nel 1996 hanno risvegliato un uvaggio ormai perso. Oggi abbiamo raggiunto uno dei primi obiettivi, il 23esimo compleanno non è un traguardo ma un punto di partenza che, con il nostro grande entusiasmo e con la vicinanza delle istituzioni, ci fa credere sia davvero il momento giusto per galoppare”.

Il presidente della Camera di Commercio di Pavia Franco Bosi ha ribadito che: “ la valorizzazione dei vini dell’Oltrepò pavese va portata avanti con quella del territorio. Occorre un progetto condiviso e a lungo respiro“.

Se Luigi Gatti , Presidente del Consorzio Tutela dei Vini dell’Oltrepò pavese, ha ricordato che : “il vino non è un cibo, è un’ emozione, una sensazione, che evoca un territorio“, Fabiano Giorgi, Presidente del Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò pavese, ha sottolineato che “non bisogna cedere alla tentazione dei grandi numeri, ma difendere l’autenticità“. Come hanno concluso i giornalisti Paolo Massobrio e Marco Gatti, occorre che” un vino sappia tracciare una storia, impari a costruire un racconto“.

Un sorprendente vino dell'Oltrepò pavese: il Buttafuoco: conferenza stampa a Milano per promuovere il territorio e il vino

E al termine dell’affollata conferenza stampa mi sono finalmente goduta l’assaggio del Buttafuoco, scoprendo un vino sorprendentemente interessante. Io vi consiglio, se non l’avete già fatto, di aprire una bottiglia di Buttafuoco. Vedrete che ne aprirete una seconda , forse, anche una terza…

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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