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Udine: la città segreta del Friuli da visitare adesso

Usciti dalla stazione ferroviaria di Udine, fai una breve passeggiata e ti trovi nel cuore della città: Piazza della Libertà, il biglietto da visita di Udine, la Venezia della terraferma. Una città sorprendente, accogliente, giovane, puntellata da caffè, locande, osterie storiche e pasticcerie. Una città che nasconde più di una sorpresa. Il centro storico ben conservato, pulito è un mix di culture, da quella veneziana a quella asburgica.

Udine: la Venezia della terraferma. Alcune tappe “famelicamente” suggerite

Udine è una città da girare a piedi o in bicicletta e da guardare con il naso all’insù. É la città del Tiepolo, ma anche del Liberty e dell’art nouveau. Li ritroviamo nei balconi o nel mélange delle decorazioni dei palazzi del centro storico. Qui hanno operato grandi architetti, da Raimondo D’Aronco, il cui ultimo progetto udinese fu il Palazzo Municipale, fino all’eclettico Marcello D’Olivo.

Un suggerimento? Per arrivare alla monumentale Piazza della Libertà, è meglio percorrere via Manin in modo da poter ammirare Palazzo Contarini, il Palazzo d’Oro, costruito dall’architetto Ettore Gilberti tra il 1910 e il 1934. La sua struttura, a blocco rettangolare, è assimilabile all’architettura secessionista con rimandi classicisti tipici dell’ultimo D’Aronco. La sua unicità è data da decorazioni vicine alle tipologie Art Déco: motivi floreali nelle incorniciature, cornicioni decorati, timpani spezzati classicisti, inquadrature sagomate delle finestre, mascheroni nei poggioli.

Piazza della Libertà è un palcoscenico teatrale di epoca rinascimentale a cielo aperto. L’irregolarità del terreno ha richiesto una sistemazione a più ripiani coordinati da gradinate. Sullo sfondo il possente Castello, tutt’intorno palazzi di stile veneziano.

Il Duomo riserva una sorpresa. Dopo aver ammirato la  facciata e le strutture esterne, un esempio di stile romanico-gotico, varchi il portone e, immerso nella penombra delle tre navate, sei sopraffatto dal linguaggio artistico del XVIII secolo.

Nella prima cappella laterale, detta della Trinità, si trova la pala di Giovanni Battista Tiepolo raffigurante la Trinità, dipinta nel 1738. Al centro, il crocifisso, che si staglia su un cielo costellato da nuvole, con ai piedi della croce solo due  angioletti, stilizzati, che si librano in aria, uno a destra e uno a sinistra; in alto Dio Padre; al centro la Colomba dello Spirito Santo. Non ci sono più le tinte fosche della Controriforma, il giovane Tiepolo preferisce usare colori luminosi.

Un dipinto del Tiepolo che mi ha particolarmente colpito? Gli angeli cantori. La cappella Santissimo Sacramento è il trionfo dell’arte settecentesca. L’altare di Giuseppe Torretto comprende due angeli che fanno da cornice alla  pala con la Resurrezione dove Cristo si erge al di sopra del sepolcro scoperchiato, dipinto dal Tiepolo probabilmente nel 1738. Da una finestra irrompe la luce che si riflette su Gli angeli cantori. Le chiare tinte sono esaltate dalla luce esterna. Gli angeli, in movimento, sembrano scendere verso i visitatori. Un Tiepolo giovane che esprime già la sua arte.

Udine e il Tiepolo. Imperdibile il Duomo e l'affresco gla angeli cantori

Dopo il Duomo, merita una visita l’Oratorio della Purità. Il cardinale Daniele Dolfin lo  fece costruire nel 1757, giudicando il pre-esistente teatro della famiglia Mantica un luogo di divertimento inappropriato per la vicinanza a un luogo di devozione. Il soffitto con l’affresco dell’Assunta e la pala d’altare dell’Oratorio sono stati affrescati dall’esperta mano del Tiepolo, mentre gli affreschi a monocromo, che rappresentano scene bibliche tratte dall’Antico Testamento e temi evangelici, sulle pareti laterali, sono del figlio Giandomenico.

Per godere di un panorama mozzafiato affronta una piccola passeggiata per scoprire il Castello, edificio che, dalla cima di un colle di origine morenica, domina la città. Può mancare una leggenda? Di certo, no. Sarebbero stati stati gli Unni cappeggiati da Attila a erigere il colle per osservare l’incendio di Aquileia da una posizione strategica. In realtà documenti attestano che il Castello di Udine è stato costruito nel Cinquecento, sui resti di un edificio di epoca romana distrutto in seguito a un terremoto.

Le rogge di Udine

Una città dove scorrono rogge dall’acqua impetuosa che una volta alimentavano le segherie, i battiferro e i mulini. Da dove arrivano? Dal Torre, fiume di Tarcento, che immette  le sue acque in due rogge: la roggia Cividina sulla riva sinistra e quella di Udine sulla destra.

Nell’800 Udine era una città d’acqua, percorsa da rogge poco pulite. Le case erano attaccate una all’altra, unite da ponticelli. Nel 1836 la città fu colpita dal colera, che provocò 700 morti. Divenne necessario intervenire per tutelare la salute dei cittadini. Oggi, quelle lasciate scoperte, sono pulite e rappresentano un’attrazione della città.

Si può camminare anche fuori Udine lungo la Passeggiata delle Rogge: un percorso ciclabile di circa 10 chilometri, dalla periferia urbana fino alla “presa” di Zompitta.

Dove alloggiare: Là di Moret

Là di Moret, il soprannome con cui era chiamata la famiglia che da più di cinque generazioni dirige l’omonimo albergo, è il posto giusto per conoscere l’accoglienza e la cucina friulana. La cucina de “Il Fogolar”, guidata da Stefano Basello, chef executive dal 2010, ti guida in un viaggio tra molte proposte gastronomiche del territorio carnico. Una cucina di ricerca, fatta di passione e di amore per la propria terra. Il percorso gastronomico, tracciato tra consistenze e cotture differenti, nel costante rispetto dell’eccellenza della materia prima, non dimentica la tradizione, pur strizzando l’occhio ad una reinterpretazione moderna. In particolare è assai interessante l’utilizzo di erbe, licheni, cortecce, rabarbaro selvatico, gemme di pino, frutto della collaborazione con Valeria Margherita Mosca, che con i suoi studi recupera una consuetudine dell’8oo. Come sempre, cibo è cultura!

Udine: proposte enogastronomiche friulane al ristorante dell'albergo Là di Moret

Là di Moret non è solo la rappresentazione del trionfo dell’enogastronomia. Io vi consiglio di sperimentare i percorsi beauty & wellness della Blu Moret Spa. Veramente rilassanti i massaggi!!!

La sosta enologica: Azienda agricola Gori

Udine i vini di cantina Gori

 

Un altro consiglio spassionato è una visita all’azienda agricola Gori a Nimis, l’antico Castrum Nemas romano, a pochi chilometri da Udine. Una cantina moderna, interrata nella collina a vigneto, nata nel 2009 dalla passione per il vino di Giampiero Gori, uomo vulcanico, capace di stupirti con mille idee. Sotto lo sguardo vigile e ammirato del figlio Andrea, mi accompagna a visitare una cantina dove tradizione e innovazione si sposano alla perfezione.

Ancor prima di assaggiare i vini e di visitare la cantina, mi sorprende lo stile architettonico realizzato a quattro mani dagli architetti Massimo Bertolano e Giovanni Croatto. La villa padronale è un corpo unico con la cantina vinicola, l’edificio si sviluppa su quattro livelli, due dei quali interrati nella collina. Il primo “racchiude” la cantina vinicola, la sua area di produzione e lo spazio di degustazione; il secondo è destinato alla stagionatura dei vini in Barrique. Il piano terra e il primo piano sono l’abitazione della famiglia.

Un progetto culturale, che sottolinea il legame cibo e cultura tanto amato da Famelici. Il lato nord rappresenta la metafora di un bastione medievale;  il lato sud esalta la trasparenza e si armonizza con il  panorama della valle. Gli interni sono accoglienti, espressione della personalità della famiglia Gori. Si alternano object trouvées a elementi più contemporanei.

Lo strumento, vero oggetto design, che mi ha lasciato a bocca aperta? Il Remuage 2.0, un sistema innovativo per la preparazione dello spumante classico. Un modo rivoluzionario per semplificare le operazioni di remuage, preservando il rispetto dei tempi che il vino richiede. Che sia rivoluzionario non c’è dubbio: 360 bottiglie da 0,75 l. e 174 magnum da 1,50 l! Lo “strumento”, per me anche oggetto di design, ha un perno superiore che consente di regolare l’inclinazione, mentre la staffa centrale permette la gestione dell’inclinazione e della rotazione e le ruote laterali permettono di girare il cestello sul proprio asse secondo l’asse di rotazione desiderato.

Non ho parlato dei vini….aspettatevi un prossimo post. Per ingolosirvi vi elenco le loro proposte.

  • Bianchi
    Sauvignon Busseben
    Chardonnay Giu Giu
  • Rossi
    Pinot Nero Nemas I
    Merlot Tonivasut
    Refosco dal Peduncolo Rosso Re del bosco
    Venezia Giulia Rosso Menivasut

Indirizzi utili 

Là di Moret

Via Tricesimo, 276

33100 Udine

www.ladimoret.it

Cantina Gori

Via Gori G. B, 17

33045 Nimis UD

www.goriagricola.it

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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