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A Recco alla scoperta della focaccia e dei pansoti

Perché andare a Recco? Per scoprire un territorio, la focaccia di Recco IGP e i pansoti conditi con un sugo di noci davvero eccezionale. Un week end all’insegna di cibo e cultura.

La focaccia di Recco IGP colora di gusto Recco, rendendo questa piccola cittadina ligure una mecca gourmand.

Recco è una meta irrinunciabile per chi ama i viaggi enogatronomici. Ed è una località da visitare anche in inverno per godere sia di una temperatura mite che per evitare l’invasione dei turisti. Noi ci siamo tornati per conoscere i segreti della focaccia di Recco IGP e il motivo per cui la puoi mangiare solo qui, calda, fumante e appena sfornata. Panifici, ristoranti la offrono interpretandola nel rispetto del Disciplinare e del territorio.

La focaccia di Recco IGP si mangia solo a Recco

Focaccia Recco IGP

La focaccia di Recco IGP è un’eccellenza gastronomica, non una ricetta, ma un “metodo di produzione” che racconta il territorio di Recco, Camogli, Sori e Avero. La sua storia è antichissima. Risalirebbe ai tempi della terza crociata quando i contadini recchesi, costretti a rifugiarsi nell’entroterra a causa delle invasioni saracene, crearono un prodotto povero ma gustoso fatto di acqua, farina, olio e formaggetta. Nell’800 era soprattutto mangiata durante le festività dei morti, in concomitanza con la produzone della formaggetta. Il suo successo – come ricorda Lucio Bernini, l’anima del Consorzio della focaccia di Recco col formaggio -risale agli anni 60 quando fu inaugurato il casello autostradale che consentiva di raggiungere Camogli.

La focaccia, senza lievito, essendo più digeribile, divenne presto la focaccia della notte, amata dagli artisti che si esibivano nel genovese. Ma quali sono i suoi ingredienti?

  • Farina di grano tenero tipo “00”, con le seguenti caratteristiche: W: > 300; P/L: non inferiore a 0,50 o in alternativa farina tipo “00” di Manitoba.
  • Acqua naturale;
  • Olio extravergine di oliva;
  • Sale fino;
  • Formaggio fresco a pasta molle senza presenza di panna (crescenza da forno).

E ora è arrivato il momento di dirti dove l’abbiamo divorata famelicamente!

A Recco alla scoperta della focaccia e dei pansoti

Prima tappa al Panificio Moltedo GB, il tempio della focaccia di Recco

recco scoperta focaccia panificio moltedo

A Recco sono tanti i panifici che deliziano gli appassionati del buon cibo. Uno di questi è il Panificio Moltedo GB. Siamo in un un tempio del gusto, un luogo di culto per chi ama la focaccia. Qui dall’800 si produce la focaccia di Recco e oggi lo si fa ancora, come un tempo, senza teglia.

Siamo nel regno di Titta, dove si può gustare una delle migliori focacce di Recco. La sua vita è la storia di un forno che narra la storia di ben otto generazioni! Nato in una famiglia di fornai, Titta è diventato fin da piccolo un cultore della focaccia di Recco. “Io– ci racconta – come i miei figli, ho la focaccia di Recco nel sangue. Le mie notti le passo in panificio per conservare una tradizione che è la mia vita“. Quante ne sforna? ” 30-40 al giorno in inverno, tantissime in estate. Impossibile tenerne il conto“.

recco panificio moltedo rotated

Una passione contagiosa come testimoniano le parole della figlia Simona, che ci accompagna nella nostra esperienza alla scoperta dell’autentica focaccia di Recco. É un prodotto che risente della crisi? “Purtroppo pesano gli aumenti delle materie prime e dell’energia. Per fortuna chi vive a Recco la ama alla follia e difficilmente vi rinuncia“. Quanto costa? “Una teglia per 8 persone tra le 18 e le 20 euro“. Che dire? Entrare nel Panificio Moltedo GB significa conoscere una famiglia che è innamorata del suo territorio!

Presso il panificio Moltedo GB è possibile gustare anche la pizzata (da non confondere con la focaccia di Recco!), il pane, le torte salate e tanti dolci da forno.

Ristorante Alfredo dove tradizione e modernità si incontrano

Mangiare presso il ristorante Alfredo significa immergersi nella cucina ligure e degustare il piatto più famoso della cittadina ligure, l’autentica focaccio di Recco. Una ricetta povera, con pochi ingredienti, ma che puoi mangiare solo nella ridente localtà ligure. Ed è un’esperienza sublime!

recco alla scoperta della focaccia 1

Alfredo Passano non è recchese, ma lo è diventato per adozione. Il successo delle sue proposte gastronomiche è tale che, nel 1975, è costretto a trasformare la tavola calda, aperta nel 1967, in un un vero ristorante.

Il ristorante Alfredo non ha mai tradito la tradizione, ma ha perfezionato le sue proposte con un pizzico di moderntà. Così, qui, ad esempio, puoi trovare la focaccia di Recco al gorgonzola. Ottimo poi lo stoccafisso accomodato alla ligure con polenta. E per concludere in dolcezza la focaccia dolce Mon Amour. Una focaccia che prevede l’aggiunta di crema pasticcera e una decorazione di mele saltate con zucchero, cannella, vino rosso e uvetta.

Ristorante Da Lino dove mangiare dei sublimi pansoti

Un ristorante che è la storia di una famiglia, ma anche la storia di Recco. Siamo negli anni 50, quando tutti concorrono alla ricostruzione della cittadina rasa al suolo dagli inglesi nel 1943. Emanuele, chiamato da tutti semplicemente Lino, ha solo 17 anni, ma vuole contribuire alla rinascita di Recco con l’avvio della sua trattoria. È un successo. I suoi piatti richiamano molti ospiti da tutta la provincia. Dopo qualche anno, insieme alla moglie Flora, inaugura il Ristorante “Lino” che sarà ulteriormente rinnovato nel ’92. Oggi il testimone è passato alla figlia Maura insieme alla mamma, ma papà Lino e la sorella Antonella non mancano di dare il loro supporto.

pansoti

I piatti proposti dal ristorante Da Lino sono davvero intriganti. Qui si propone una cucina del territorio esaltata da prodotti cercati con cura, scelti dalla stessa “esperta di erbe” Antonella nei boschi o coltivati nel suo orto.

Prima di degustare l’immancabile focaccia di Recco e i pansoti conditi con un divino sugo di noci, abbiamo assistito ad una vera lezione di Antonella sull’utilizzo delle erbe selvatiche adoperate per il ripieno della pasta. Antonella è una vera maga del preboggion, mazzi di erbaggi composti da varie erbe spontanee, perenni e annuali, che nascono lungo i sentieri, nei campi e lungo i greti dei torrenti.

La storia del preboggion

preboggion recco

Sull’origine del nome ci sono diverse leggende. La prima vede come protagonisti i Crociati genovesi, che, durante l’assedio di Gerusalemme nel 1099, raccolsero delle erbe spontanee per curare il condottiero Goffredo da Buglione. Esiste però un’altra storia che narra che era l’ingrediente principale di una ricetta in onore dello stesso Goffredo da Buglione. Preboggion deriverebbe da pe-Buggiun o da pro-Buggiun, ovvero per Boglione o da una corruzione dal latino pro Buglionis. Le erbe sarebbero state raccolte dai camalli, i portuali di Genova!!!

Un’altra teoria, meno romantica, fa derivare il termine da pre-boggì, dove boggì significa bollire, indicando la necessità di cuocerle. Ma quali sono le erbe che lo compongono? Difficile determinarlo con certezza. Molto dipende da che cosa si trova. Non dovrebbe mancare il tarassaco, la silene vulgaris, la pimpinella, la borragine, la campanella, il crespigno e le bietole. E in cucina dove si impiega? È usato per fare il ripieno dei pansoti, ma anche per molte torte salate.

Dove dormire

Da O Vittorio Hotel

Recco – Via Roma, 160

Telefono: 0185 74029

Dove mangiare

Panificio Moltedi GB

Recci – Via Biagio Assereto, 15

Telefono: 0185 74202

Ristorante Alfredo

Recco – Via san Giovanni Battista, 33

Telefono: 0185 74653

Ristorante da Lino

Recco – Via Roma 70
Telefono: 0185 74336

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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