L’uomo? Un campo di battaglia, un conflitto eterno contro se stessi, gli altri e il mondo che lo circonda. Conflitti interiori, sogni infranti, un male assoluto che vince ogni volontà di affermazione. Lo spettacolo “Abitare la battaglia (conseguenze del Macbeth)“, portato in scena da Pierpaolo Sepe al Teatro Menotti, inizia in modo “disturbante” per lo spettatore.
7 attori si siedono ai bordi di un palcoscenico privo di scenografie. Senza pronunciare parole, con atteggiamento provocatorio, scrutano per un tempo indefinibile il pubblico. All’improvviso la musica e il movimento rompono quel silenzio che è diventato più pesante di una invettiva. L’iniziale danza è meccanica, ma presto diventa disordinata. Gli attori ballano, saltano, barcollano, mimano rapporti dominati ora dalla violenza ora da un’accennata tenerezza.
Il movimento è incessante, ci si incontra, ci si sfiora, ci si scontra. Amore e odio si avvicendano senza tregua. Appaiono sentimenti necessari, poco conta a chi rivolti. Talvolta si ha l’impressione che nonostante la presenza di più attori sulla scena si parli di un uomo solo. Un uomo schizofrenico, incapace di uscire da se stesso. Le emozioni sono tante, improvvise, indomabili, incapaci di cristallizzarsi in un sentimento definito, preciso. Tutto è fugace.
La parola riesce a rompere la sonorità della musica raramente, è recitata in una lingua diversa da quella del pubblico e ciò la rende ancora più distante. É scarnificata, difficilmente riesce a comporre una frase articolata, l’intero spettacolo regala allo spettatore solo un brevissimo monologo in inglese. La parola stessa è soggetta al movimento: ora è uno schiaffo, ora una carezza. Voleva conquistare il mondo è invece è ridotta a un suono che stenta a codificarsi in un significato determinato e indiscutibile.
La vita appare senza senso, senza possibilità di raggiungere alcun obiettivo stabile. Tutti hanno paura di perdere ciò che hanno conquistato, smarriscono la capacità di progettare il futuro che viene vissuto come vorticoso. L’unica certezza che abbiamo è la vita stessa. Ma la vita non è desiderio? Si vince, si perde, ma si vive. Troppo poco per un uomo che cerca un significato rassicurante?
Uno spettacolo “famelicamente” consigliato.
via Ciro Menotti 11
Milano
“Abitare la battaglia (conseguenze del Macbeth)”
dal 19 al 24 marzo
Drammaturgia Elettra Capuano
con Federico Antonello, Marco Celli, Paolo Faroni, Noemi Francesca, Biagio Musella, Vincenzo Paolicelli e Alessandro Ienzi
Movimenti Scenici Valia La Rocca
Costumi Alessandro Lai
Regia Pierpaolo Sepe
GIPHY App Key not set. Please check settings