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Food Forest, la foresta commestibile sostituisce l’orto a Milano

A Milano avere un orto urbano è diventato ormai un desiderio realizzabile, ma ora si può ambire a contribuire a costruire una foresta. Ecco come si fa ad avere un orto e collaborare alla costruzione di un vero bosco.

Un coltivatore di orti urbani su quattro è under 34, gli over 65 sono quasi la metà

Il nostro viaggio inizia dagli orti urbani

Si può richiedere l’assegnazione di un’area di 25-50 o 90 mq e, dopo la verifica della disponibilità, presentare la domanda all’ufficio del municipio di competenza. La precedenza è data a categorie sociali deboli (pensionati, disoccupati…)

Il Coronavirus ha cambiato molto il nostro modo di vivere, l’attenzione per l’alimentazione è cresciuta e con essa la fame di vero. Vogliamo sapere che cosa c’è nel piatto e auspichiamo l’applicazione del concetto di sostenibilità all’agricoltura e all’allevamento. Da qui nasce anche l’interesse per gli orti urbani e i giardini condivisi. Si recupera l’idea degli orti di guerra creati durante il regime fascista: terreni coltivati in aree urbane, nei giardini pubblici, nelle aiuole. A Milano c’erano orti vicino al Duomo e a Roma ai Fori Imperiali. Nel secondo dopoguerra gli orti urbani si diffusero nei Paesi Bassi e in Germania per poi avere successo in Italia negli anni ’70-80. Oggi, in tempi di Coronavirus, il desiderio di mangiare ciò che si sa da dove proviene ha fatto sì che molti si siano trasformati in contadini urbani. Così il Comune di Milano mette a disposizione pezzi di terra coltivabili con un canone di 1 euro al mq tramite bandi. La convenzione dura da un minimo di un anno a un massimo di cinque, rinnovabile. Le nuove assegnazioni di aree che si trovano spesso in aree degradate bonificate, avvengono in primavera. Un esempio di ciò che già esiste? In zona ForlaniniCascinet, ex convento del 1100 trasformato in una cascina agricola. Ma a Milano si contano circa 2300 orti in città, per un totale di 850 ettari e 16 giardini condivisi. I primi sono affidati a singoli privati, al contrario i secondi ad associazioni senza scopo di lucro. Per avere a disposizione un orto occorre rispettare delle regole come la coltura biologica, recinzioni removibili, nessuna pubblicità e nome dell’orto per renderlo identificabile. Ora a Milano esistono anche orti condivisi. Il più famoso è Pepe Verde all’Isola, ma il più grande è il Giardino San Faustino, a Lambrate, dove vi  lavorano sei associazioni che si occupano di disabili, randagismo, migranti ed istruzione.

Identikit del contadino urbano

Un coltivatore di orti su quattro è under 34, mentre gli over 65 sono quasi la metà. Quasi tutti pensionati, casalinghe, operai ed artigiani. Non mancano professionisti, commercianti e ristoratori, che propongono ciò che coltivano presso il loro ristorante.

E la Forest Food?

Milano è uno dei maggiori esempi di coltivazione urbana grazie alle aree del Parco Agricolo Sud e del Parco Nord

Milano, l’unica città italiana veramente internazionale, non è solo movida o sky line, tra poco offrirà ai milanesi la possibilità green di poter godere di una Food Forest, ovvero di un luogo dove poter raccogliere, portare a casa i frutti della terra e mangiarli. L’artefice di tale progetto? Un portale on line di riforestazione collettiva attivo in 40 paesi del mondo, il cui fine è rigenerare aree verdi, moltiplicandone il valore economico.

Ma che cosa è una Food Forest?

Un bosco che produce cibo sostenuto di aziende e di cittadini, che acquistano o regalano alberi operando su una piattaforma. Un modo per riavvicinare soprattutto chi vive in città alla natura e farci sentire bene. Non è da sottovalutare l’aspetto economico. Si produce legno, frutti, carta.

A Milano dove?

Al Parco Nord, nei pressi di Bruzzano, nascerà la Food Forest: diecimila metri quadri con 2000 piante tra alberi da frutto, arbusti, e coltivazioni annuali di ortaggi. E la good news è che sarà un parco aperto a tutti!

Grazie alla permacultura si gestiranno paesaggi antropizzati in grado di soddisfare i bisogni della popolazione come cibo, energia e al contempo contribuire alla costruzione della resilienza, alla conservazione della ricchezza e della stabilità degli ecosistemi naturali.

Ma quali saranno le piante che potremo ammirare in ottobre? Acero, biancospino, carpino, ciliegio, frassino, melo selvatico, nocciolo, pero selvatico, prugnolo, rosa canina, sanguinella, quercia e tiglio.

Verrà costruito successivamente un percorso didattico con un qr code riportato sulla segnaletica, che renderà possibile conoscere le piante, la loro stagionalità e il loro utilizzo in cucina.

Tutto sulla Forest Food, l’idea che sostituisce l’orto a Milano

Chi ha costruito il progetto è Etifor, spin-off dell’Università di Padova che dà vita a progetti di valorizzazione del patrimonio forestale e fondatrice di WOWnature, piattaforma che permette di adottare o regalare l’adozione di un albero, in tutto il mondo, contribuendo alla riforestazione e alla compensazione di emissioni di anidride carbonica.

Oltre a poter contribuire sul sito, si può partecipare ai Green Saturdays organizzati dalla catena di ristoranti milanese specializzata in cucina naturale That’s Vapore: ogni sabato il 50% del ricavo dei piatti vegetariani consumati nei locali o ordinati con il delivery sarà devoluto per la piantumazione di alberi della Food Forest. Con il GPS noi poi seguiremo la crescita e il destino della pianta che abbiamo contribuito a piantare.

Quando potremo cogliere i primi frutti?

In primavera. E potremo goderci sotto il primo sole primaverile anche un pic nic cittadino immersi nella natura!

Famelicamente interessante perché…

Per imparare a conoscere e cucinare foglie, bacche, semi, frutti, gemme, fiori.

 

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3 Comments

Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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