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Aperitivo da Obicà con taralli napoletani (da non confondere con i taralli pugliesi)

L’ estate sta finendo, ma non la voglia di fare l’aperitivo. Obicà mette nei suoi menu il tarallo napoletano.

Obicà da settembre inserisce nei suoi menu il golosissimo tarallo napoletano.Che cosa rende unico questo snack dalle origini antichissime?

Obicà, in Italia e a Londra, ha messo nel suo menu per gli aperitivi il tarallo napoletano, una proposta che tutti amiamo follemente. Mezzi marroni, mezzi bruni sono snack che ci invitano al morso. Per gli aperitivi di fine estate, fino al 31 ottobre, la scelta è ricaduta su Taralleria Napoletana, un’azienda artigiana nata nel 1940.

Aperitivo da Obicà con taralli napoletani: mai noioso

Aperitivo da Obicà con taralli napoletani

Chi non ama i taralli? Pochi. Ma voi sapete che possono essere proposti in tanti gusti? Dai peperoni ai friarielli, dall’integrale al vegano, dal grana stagionato 24 mesi al basilico fino al pomodoro. Una offerta alla portata di tutti, economica e capace di confermare ciò che sosteniamo da sempre: cibo è cultura! Forse anche per questo è un evergreen della cultura gastronomica italiana. Chi scrive pensa che sia uno snack che non può mancare sulle nostre tavole perché tutti troviamo il gusto a cui non si può dire no. Un confort food perfetto per affrontare l’imminente inverno.

La suggestiva storia dellaTaralleria Napoletana

Taralle, taralle cavere! Era questo il grido che, dal 1800 fino ai primi anni del 900,
riecheggiava nei vicoli di Napoli. A lanciarlo erano i tarallari che spingevano i carretti che spandevano nell’aria il profumo dei taralli caldi. Nel 1940 a rifornire i tarallari c’era anche Leopoldo Infante, ex garzone di fornaio la cui eredità vive nella Taralleria Napoletana, brand di punta dell’azienda guidata da Leopoldo Infante di cui fanno parte anche Taralleria Napoletana Labshop e Taralleria Cafè nonché i brand Leopoldo Cafebar e Leopoldo Cafebar senza glutine.

Cibo e cultura: come si fa il tarallo napoletano?

Il tarallo, il re dello street food del Sud Italia, è un anello di pasta non lievitata composto da farina, olio, sale, acqua (o vino) a cui vengono aggiunti diversi ingredienti per insaporirlo a seconda della zona di provenienza e dell’estro di chi lo produce. A differenza di quelli pugliesi, i taralli napoletani sono più speziati e grassi. I fornai partenopei usano lo “sfriddo”, il ritaglio inutilizzato della pasta di pane. n origine, si aggiungeva  all’impasto  la “nzogna“, la sugna, il grasso di maiale, e il pepe. Li si cuoceva insieme al pane.

Il tarallo napoletano era la proposa “economica” della versione pugliese, più costosa dal momento che si usava l’olio. Era una proposta povera, un antesignano dello street food. Il “tarallaro” era un garzone con un cesto pieno di taralli fumanti che vendeva il suo snack ai passanti. Oggi la sua figura non esiste più, ma sopravvive il detto “Me par ‘a sport d’o tarallaro”, quando si vuole descrivere una persona sballottolata qua e là. L’altra grande differenza con il tarallo pugliese è nella cottura: il tarallo napoletano si cuoce in forno.

Aperitivo da Obicà con taralli napoletani

Gli irresistibili cerchi magici di Taralleria Napoletana – tutti rigorosamente intrecciati a mano – rinnovano la formula aperitivo di Obicà in cinque gusti: dal classico Foria (senza lattosio) ai più innovativi, come quelli al grana Padano DOP, al pomodoro (senza lattosio), al basilico (senza lattosio e vegano) fino all’integrale (senza lattosio e vegano). Una linea di prodotti artigianali che promuove l’inclusività. Siamo pronti a lanciare una scommessa: chi non troverà il suo preferito?

TARALLERIA NAPOLETANA
Via San Biagio dei Librai 3, Napoli
Piazza San Domenico Maggiore 18, Napoli
www.tarallerianapoletana.com

 

 

 

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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