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Allevamenti intensivi, spreco alimentare vanificano lo sforzo per combattere il cambiamento climatico

L’accordo di Parigi, l’elezione di Biden negli Stati Uniti, lo sforzo delle Nazioni Unite per combattere il cambiamento climatico potrebbero non essere sufficienti per salvaguardare il Pianeta.

Gli allevamenti intensivi che contribuiscono alle emissioni di ossido di diazoto, un gas serra che ha un potere climalterante 310 volte più alto della CO2, sembrano mandare in fumo ogni tentativo di fermare l’effetto serra. Il riscaldamento globale avanza inesorabilmente verso i +3°C. Da dove proviene esattamente il micidiale N2O? Per due terzi dai fertilizzanti artificiali. Le emissioni crescono soprattutto quando i fertilizzanti sono impiegati su terreni molto umidi, dove c’è poco ossigeno. Per limitare i danni paesi come Brasile, Cina e India dovrebbe cambiare il modo di utilizzare i fertilizzanti. Ma sarebbe solo un palliativo.

Allevamenti intensivi, spreco alimentare e cambiamento climatico

Secondo un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista americana Science, le emissioni causate dall’agricoltura e dalla produzione alimentare, anche se tutte le altre fonti di gas serra venissero bloccate, metterebbero in discussione gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Il solo sistema alimentare “probabilmente provocherebbe un riscaldamento  al di sopra dell’obiettivo di 1,5 ° C tra il 2051 e il 2063“. Lo studio ha valutato una possibile inversione di tendenza se si investirà nel miglioramento dell’efficienza delle attrezzature, ma anche se si attueranno cambiamenti nella dieta globale. “Le emissioni di gas serra provenienti dai sistemi alimentari sono aumentate a causa dei cambiamenti nella dieta – più cibo in generale, con una percentuale maggiore di alimenti proveniente da ingredienti di origine animale – dall’aumento della popolazione e dalla modalità di produzione del cibo“, afferma il ricercatore Michael Clark. Ricordiamo che gli allevamenti intensivi, secondo uno studio di Greenpeace, inquinano di più delle automobili.

Anche lo spreco alimentare è un grosso problema. Secondo lo studio di Science, dimezzare lo spreco alimentare cambierebbe drasticamente le emissioni previste. Solo in Europa si sprecano, in media, circa 180 kg di cibo pro-capite all’anno. Inutile sottolineare che è una situazione inaccettabile con risvolti etici, economici e ambientali.

L’importanza dell’economia circolare

Ma non tutto sembra perduto, abbiamo ancora alcune possibilità per cambiare rotta. Secondo Clark: “Dobbiamo fare di più, incluso curare in chiave green i raccolti per frenare la deforestazione e ridurre lo spreco alimentare”. Ma le diete dei paesi ricchi come Stati Uniti, Australia, Brasile e gran parte dell’Europa devono cambiare. “I paesi che devono mutare modo di alimentarsi – scrive Clark – sono principalmente quelli a reddito medio o alto in cui si mangia troppo e il consumo di carne, latticini e uova è in media ben al di sopra delle raccomandazioni dei medici”.

Frequentiamo troppo spesso i fast food per risparmiare o per comodità, dimenticandoci la sana abitudine di prepararci a casa un pranzo o una cena con prodotti freschi. Ma perché ciò accada devono fare la loro parte anche i governi che devono attuare politiche che rendano accessibili a tutti i cambiamenti per una dieta sana e green.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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