Come si mangiava nell’antica Roma? L’archeologia ci racconta molto sul cibo e sulla cultura gastronomica di una civiltà che ci affascina ancora tanto.
A tavola con i Romani? Gli scavi archeologici fanno emergere meraviglie e tracce di culture. La recente scoperta del Thermopolium, ovvero di una tavola calda a Pompei, ha riacceso i riflettori su cibo e antiche civiltà. A tal proposito il sito Atlas Obscura ha pubblicato un interessante post sulla possibilità di ricostruire il menu di un pub nell’antica Pompei. L’archeologa del cibo Farell Monaco ha raccontato dove gli antichi pompeiani pranzavano o cenavano. Ha studiato, in particolare, gli affreschi dipinti sul bancone di servizio e il contenuto delle anfore e della dolia, che contenevano le ossa di diversi animali usati in cucina. Tra le tante ipotesi, che si possono avanzare, una riguarda anche l’esistenza già in epoca antica del deplorevole fenomeno dello spreco alimentare.
La notizia della scoperta del Thermopolium, mi ha fatto tornare in mente un recente viaggio stampa nella Locride, dove abbiamo visitato il Museo e Parco archeologico nazionale di Locri. Qui il direttore Laura Delfino ci ha accompagnato in un viaggio in un lontano passato enogastronomico.
A tavola con i Romani: cibo da museo? Ci riporta alle origini della cultura enogastronomica
“Secondo i Greci – ci racconta Laura Delfino– fu la dea Demetra ad insegnare agli uomini a coltivare la terra. Infatti, per ricompensare Trittolemo, figlio del re di Eleusi, che le aveva rivelato il nome del rapitore della figlia Persefone, la dea gli donò semi di grano, un aratro di legno e un cocchio trainato da serpenti, mandandolo per il mondo ad insegnare l’agricoltura. Questo episodio per i Greci segnava il passaggio dallo stato selvaggio alla civilizzazione”.
“L’alimentazione greca – continua Laura Delfino– era improntata alla semplicità. Ne abbiamo conoscenza attraverso le fonti letterarie ed iconografiche. Le prime notizie si vengono dalla lettura dell’Iliade, dove Omero ci presenta gli eroi greci intenti ad arrostire sul fuoco, dopo aver fatto le doverose offerte agli dei, grandi quantità di carne, che servivano personalmente agli ospiti accompagnata da buon vino. Era il cibo di uomini rudi che dovevano assimilare energie per il combattimento.
Al contrario, nell’Odissea il poeta ci presenta i banchetti all’interno dei palazzi reali, dove gli usi e il cibo erano più raffinati e veniva seguita una determinata etichetta. Il cibo della gente comune era semplice: la carne non veniva consumata frequentemente ed era soprattutto costituita da piccoli animali, quali maiali, pecore e capre“.
In Magna Grecia si sviluppa la coltivazione dei cereali
“I coloni greci che fondarono Locri Epizefiri e le altre città della Magna Grecia, dalla madre patria portarono – ci racconta Laura Delfino – oltre all’arte, all’architettura, alla religione, alla lingua, anche le tecniche agricole e l’alimentazione. La più abbondante produzione doveva essere quella dei cereali, specialmente di orzo. Una spiga di orzo, infatti, è il tipo caratterizzante la moneta di Metaponto, ed è ancora un fascio di spighe che tiene in mano Persefone su un pinax locrese.
Dagli scavi effettuati a Locri, in località Cetocamere, il quartiere dei ceramisti, si è stabilito che l’alimentazione degli abitanti del quartiere era composta, per lo più, in cereali, animali da cortile e selvaggina, poi pesce, ortaggi, uova, formaggio, frutta fresca e secca. Era assente la carne di manzo, troppo costosa per dei semplici artigiani. Numerosi sono i reperti esposti nel Museo di Locri che riproducono cibi, contenitori per alimenti e immagini di banchettanti.”
Il museo di Locri e la cucina greca e romana
“La cucina degli antenati – continua Laura Delfino –ci ha sempre incuriosito e il Museo di Locri non si è lasciato sfuggire l’occasione di riproporre, in diverse occasioni, pietanze della Grecia antica, di Roma e della tradizione popolare calabrese.
I buffets allestiti negli anni sono sempre stati presentati nell’ambito di progetti culturali realizzati con la scuola alberghiera di Locri o con associazioni del territorio (Sidus Club, Associazione italiana sommelier).
Nell’ambito del progetto “A tavola con i romani” è stato proposto un banchetto romano, composto di 14 piatti tra antipasti, primi, secondi e dolci. “Pane e vino” è stata una mostra allestita per la settimana della cultura del 2012, che esponeva reperti riguardanti il grano e il vino dalla preistoria alla cultura popolare calabrese, affiancata da un buffet di cibi, sia dolci che salati, a base di farina.
Dolci di tutti i generi, invece, sono stati realizzati per la manifestazione “Dolce come il miele”, nell’anno dell’Expo di Milano, che poneva l’attenzione sulle occasioni festose, come i matrimoni, durante i quali era usanza offrire i dolci agli invitati. Tre quadri viventi, interpretati dagli studenti del Liceo Artistico di Locri, una conferenza sul cibo tenuta dall’archeologa Matilde Romito e l’accompagnamento musicale hanno arricchito la serata. In occasione delle giornate europee del patrimonio 2014 abbiamo celebrato il trionfo del vino con ricette a base di mosto, come la mostarda e gli “strangugghjiapreviti”, e degustazione di vino mantonico”.
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Placenta: dolce di Roma antica realizzato in occasione del progetto “A tavola con i romani”
Trovo questo articolo molto interessante. L’archeogastronomia della Magna Grecia merita sempre più di essere messa in vista e soprattutto perché tecniche di preparazione o di cottura di un alimento che sembrerebbero scontate possono avere alle spalle secoli di storia.
Vero, prima del Covid stava nascendo un interessante progetto. Ahimé non ha poi avuto seguito.