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Storie di vino e cultura: la vite, una vera nobildonna

Una first lady, una nobildonna che sa di essere amata e ricercata da tutti? La vite. Ma la conosciamo veramente?

La Vite, in latino vites, in spagnolo vid, in francese vigne, in tedesco weinstock, in inglese vine, in linguaggio botanico vitis vinifera, appartenente al genere vitis tourn e alla sottofamiglia vitoideae della famiglia vitaceae. Cresce spontaneamente in tutta Europa e in tutto il bacino mediterraneo. Altre specie in in Asia e in America. L’origine è antichissima, si perde nella notte dei tempi e dunque non possiamo datare con certezza la sua nascita. Vogliamo azzardare? L’età del bronzo, come testimonierebbero alcuni fossili. Tracce di un’industria enologica sarebbero poi state trovate in una necropoli pre-ellenica in Sicilia. Ma è soprattutto con gli Etruschi che il vino diventa una bevanda conosciuta in tutto il Nord Italia. Nell’Italia Centrale i Sabini e i Latini consideravano il vino una bevanda sacra. A Roma la qualità del vino migliorò grazie agli schiavi greci ed asiatici che ne affinarono la tecnica di produzione. Non mancava chi però considerava il vino con un certo disprezzo: è il caso di Catone il Censore. Eppure molti, per la sua redditività, si gettarono nella sua produzione. Troppi. Tanto che Domiziano dovette emanare nel 92 d.C. un editto per impedire nuovi impianti di viti in Italia ed ordinare la soppressione di una metà dei vigneti nella provincia. Successivamente, invece, si conobbe un impoverimento a causa dell’ abbandono delle campagne e dell’impoverimento determinato dalle guerre civili e dall’anarchia militare. L’Impero Romano crollò e la coltura della vite sembrò cessare di esercitare il suo potere attrattivo. Ma all’inizio del Medioevo risorse grazie al cristianesimo. Il vino è indispensabile per dire Messa! I Benedettini e i Cistercensi furono i primi a promuovere l’arte della coltivazione della vite. L’Editto di Rotari del 650 comminava pene severissime per chi avesse rubato “più di tre grappoli d’uva” o spezzato tralci. Successivamente un Concilio, sotto papa Innocenzo III, nel 1215, dichiarò l’ubriachezza un delitto grave. La storia italiana è ricca di riferimenti  relativi alla considerazione che si aveva nei confronti del vino: disposizioni per la tutela della viticoltura, divieti di circolazione nelle vigne durante la vendemmia, multe per chi introduceva animali nei vigneti e così via. La scoperta dell’America fu una rivoluzione anche per il mondo dell’enologia. Colombo, al ritorno in Spagna, portò alla Regina Isabella un’uva che proveniva da viti selvagge trovate a Cuba. Nel 1550 Carlo V promise fortune a chi  avesse per primo prodotto vino per celebrare messa in America del Sud. La fine del VVIII  e gli inizi del XIX secolo conobbero l’avanzare delle scienze biologiche e fisico-chimiche e tutto ciò aprì nuove frontiere per il mondo del vino. Ma come per ogni progresso, si dovettero fronteggiare anche nuovi pericoli: le invasioni dei parassiti. Chi non ha conosciuto il flagello della filossera?

La difficoltà di riconoscere la vite: l’ampelografia

Non è semplice riconoscere la vite, come potrebbe sembrare. I vitigni spesso non presentano caratteristiche costanti o evidenti, spesso mutano per le condizioni ambientali e colturali, anche all’interno di una stessa varietà. Alle incertezze e agli errori tenta di porre rimedio l’ampelografia, la scienza che ha come compito quello di descrivere dal punto di vista della morfologia esterna i vari vitigni. Deve identificare i caratteri dei germogli, delle foglie, del frutto, dei tralci lignificati, del tronco, delle radici vengono rilevati in un certo periodo dell’anno a secondo di ciò che si studia. La valutazione è poi compiuta secondo il colore, la grossezza, la forma, la compattezza, il sapore, la consistenza, l’epoca di maturazione dei grappoli di uva e tanti altri fattori.

Una piccola descrizione della vite

Il fusto si compone di una “base” chiamata ceppo o tronco, che spesso si divide ad una certa altezza in più branche, che hanno rami, i tralci, di uno o due anni. Ceppo e branche sono ricoperti da una corteccia spumosa, il ritidoma. Sui nodi sono inserite le foglie, alla base delle quali si trovano le gemme. A partire dal 2° e 3° nodo, sul lato opposto rispetto alle foglie si trovano i grappoli e i viticci o cirri. Quest’ultimi sono generalmente discontinui con qualche eccezione, dove sono sul lato opposto di ogni foglia.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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