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Quando la pentola diventa simbolo di lotta contro il potere

In Francia la promulgazione della riforma delle pensioni ha provocato diverse proteste. Spesso la protagonista delle manifestazioni è stata la pentola. Non è una novità. Famelici vi racconta quando e perchè un normale utensile di cucina è diventato il simbolo della lotta contro il potere.

La padella oggi è soprattutto un simbolo per protestare contro l’aumento del costo dei generi alimentari. È uno strumento popolare che vuole denunciare la protervia di un potere divenuto sordo ai bisogni del popolo. La spia di una crisi di rappresentanza.

Quando il popolo non è ascoltato, decide di fare rumore. Come? Con le pentole. Lo hanno fatto anche i francesi per protestare contro la legge delle pensioni fortemente voluta dal Presidente Emmanuel Macron. Non è la prima volta che i manifestanti usano le pentole per protestare. Famelici vi racconta quando è perchè un normale utensile di cucina è diventato il simbolo della lotta contro il potere.

Quando la pentola diventa simbolo di lotta contro il potere

I primi concerti di pentole e padelle contro i politici erano già stati organizzati nel diciannovesimo secolo. Ma questa manifestazione rumorosa e plateale era in realtà già conosciuta nel Medioevo. Era utilizzata da giovani maschi per protestare contro matrimoni in cui lo sposo, spesso vedovo, sposava una giovane fanciulla. Il frastuono serviva a organizzare una sorta di tribunale, il cui scopo era quello di esprimere un giudizio morale di riprovazione. Era un’usanza assai conosciuta nelle campagne francesi. Il rituale si svolgeva al calar della notte, sotto le finestre dello sposo. Allo sbattere delle padelle, si accompagnavano urla, fischi, improperi, insulti e spesso il “dono” di cadaveri di animali.

Nel XIX secolo il rito da privato si trasformò in gesto politico. Nel 1830, la Rivoluzione di Luglio pose fine al regno di Carlo X e permise a Luigi Filippo d’Orléans di salire al trono. Non mancarono le proteste, che si espressero anche attraverso l’utilizzo delle pentole. Poiché la libertà di associarsi, riunirsi o manifestare non era riconosciuta e il popolo chiedeva il suffragio universale, si cercò un modo di esprimere il proprio parere in modo che non fosse bloccato sul nascere. E così si organizzarono concerti di pentole. Il potere cercò di bloccare la protesta, ma l’unica legge a cui ci si poteva appellare era la legge contro l’inquinamento acustico. Solo nel 1848, con l’ottenimento del suffragio universale, le pentole rientrarono nelle cucine. Tornarono nelle piazze francesi con la fine della guerra in Algeria.

La pentola diventa simbolo di lotta anche oggi

Il “cacerolazo” o “cassolada” è una forma di protesta che prevede l’uscire in strada o l’affacciarsi da una finestra con pentole, padelle, mestoli e qualsiasi utensile di cucina per fare rumore.

Anche in America Latina si sono usate le pentole per protestare. Ad esempio, nel 1970 in Cile, in un contesto di crisi economica e carenza di cibo, per contestare il governo socialista di Salvador Allende. Fu una modalità di protesta per coinvolgere le persone che non appartenevano a gruppi politici e preparare il terreno al colpo di stato. Dal 2000 lo hanno usato molti movimenti di protesta di tanti paesi (Usa, America Latina, Spagna, Portogallo, Turchia…), soprattutto dagli “indignados” per denunciare il capitalismo finanziario e la corruzione. È, così, diventato un rituale di protesta globalizzato, con immagini, che, grazie anche ai social, circolano in tutto il mondo.

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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