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Cibo e cultura: perchè gli strozzapreti si chiamano così?

Cibo e cultura: tutto ciò che non sapete sugli strozzapreti

Chi non si è chiesto il motivo per cui gli strozzapreti o strangolapreti si chiamino così? Cibo e cultura si mixano spesso, soprattutto quando le origini di una ricetta sono avvolte dal mistero.

Conosciuti e apprezzati in Italia Centrale, nei territori dell’ex Stato Pontificio e soprattutto in Emilia-Romagna, sono una pasta grossa e attorcigliata, annodata al centro.

Si tratta di una pasta fresca che non prevede tra gli ingredienti le uova e quindi di difficile lavorazione. Sono lunghe striscioline di pasta arrotolate su loro stesse e annodate al centro. Grazie ai sonetti di Giuseppe Gioachino Belli si sa che erano già conosciuti dal XVIII secolo e che sono stati in passato un piatto tipico per feste e occasioni importanti.

Il Belli tesse le lodi di un prete che divora questa pasta “…de strozzapreti cotti cor zughillo”, descritti come “cannelletti di pasta prosciugata, lunghi un pollice”, nel sonetto “La scampaggnata”. Il prelato mangia famelicamente a sbafo di una famiglia contadina agiata che l’ha invitato. La pasta è condita con formaggio grattugiato, pepe e butirro (burro), poi arricchita dal zughillo napoletano, un sugo di stufato di carne, dove erano ripassati dopo essere stati bolliti in acqua, piuttosto che cotti nel sugo.

Cibo e cultura: perchè gli strozzapreti si chiamano così?

Chi sostiene la tesi che il nome derivi dalla passione dei preti per questo tipo di pasta, ritiene che la loro ghiottoneria li portasse quasi a strozzarsene per mangiarne più del dovuto. Dal punto di vista storico ricordiamo che il clero e l’aristocrazia ricevevano in dono dai contadini, costretti a un omaggio commestibile, i tagli di bestiame più pregiati, verdure, frutta e ogni ben di dio. E, non contenti di ciò, spesso si fermavano a mangiare dai contadini stessi.

Non è però l’unica tesi. Nel libro La cucina romagnola il gastronomo Graziano Pozzetto fa derivare il nome della pasta dal movimento deciso con cui l’azdora (la donna di casa romagnola, colei che comanda in casa) prepara la pasta, attorcigliandola, movimento necessario per ottenere gli strozzapreti.

La donna nel prepararli doveva provare una grande rabbia, dal momento che le uova erano consegnate al prete e a lei rimaneva l’ingrato compito di fare la pasta senza il loro apporto. Nel nome c’era tutta l’insofferenza romagnola per le legazioni emiliane del dominio pontificio.

Quante ricette di strozzapreti esistono

Le ricette e le forme di strozzapreti non sono uguali nelle diverse regioni dove si propongono. Gli strangolapreti trentini e gli sturzapreti corsi, oltre che gli strozzapreti pugliesi e calabresi, sono in realtà gnocchi; in Umbria la ricetta richiama gli strangozzi; in Lazio e in Abruzzo sono degli spaghettoni.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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