Nel 2005 Domenica Rosa Mazzolini donava alla Diocesi di Piacenza- Bobbio 899 opere d’arte del Novecento. La rivelazione di un tesoro raccolto soprattutto da Giovanni Battista Ettore Simonetti.
Il Museo Collezione Mazzolini è ospitato al piano superiore del Museo dell’Abbazia di San Colombano, dove si trova un’incredibile raccolta di quadri espressione dell’arte del 900, conservata in una suggestiva cornice medievale. A rotazione sono esposti quadri di Enrico Baj, Renato Birolli, Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Lucio Fontana, Achille Funi, Piero Manzoni, Mario Nigro, Tancredi Parmeggiani, Giò Pomodoro, Mario Sironi.
De Chirico presso il Museo Collezione Mazzolini
Giorgio de Chirico è tra i padri della pittura metafisica e il suo quadro Le Maschere ne è la prova. Meno “glamour” rispetto a Renoir, di cui subì il fascino, incapace di condividere con Sironi la convinzione che l’arte dovesse essere monumentale e didattica, meno tormentato di Picasso, per comprendere l’arte di De Chirico, basta soffermarsi ad osservare Le Maschere con attenzione.
Facciamo un breve ripasso su chi era Giorgio De Chirico. Nasce a Volo, in Tessaglia, in Grecia. Un destino che segnerà la sua pittura dominata dal tentativo di legare l’antico con il moderno. Nei suoi dipinti, accanto a piazze e caseggiati moderni, compaiono sempre colonne, busti classici e statue di marmo.
Studia al Politecnico di Atene, all’Accademia di Belle Arti di Firenze e all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera. Si trasferisce a Milano nel 1909 e infine a Parigi nel 1911, dove viveva suo fratello Alberto. Nella capitale francese dipinge i suoi quadri più famosi: le “piazze metafisiche”.
All’esplosione della Prima Guerra Mondiale si arruola come volontario con il fratello Alberto. Mandato in servizio a Ferrara, incontra il pittore futurista Carlo Carrà, con il quale darà avvio alla corrente nota come “pittura metafisica”. Una pittura che usa gli strumenti tecnici tipici delle pittura (prospettiva, chiaroscuro, colore) per rappresentare qualcosa che va al di là dell’esperienza sensoriale, lasciando spazio a sogni e visioni che emergono dall’inconscio. Oltre alle piazze, simbolo di inquietudine e di solitudine, ricorre ad un’altra immagine: il manichino, simbolo dell’uomo-automa contemporaneo trasformato in “uomo senza volto”.
Così la pittura metafisica mette le basi per la nascita del “surrealismo”, corrente artistica che privilegia la rappresentazione dell’io interiore dell’artista senza prestare attenzione alla realtà. Nel secondo dopoguerra De Chirico inaugura la “fase barocca” con opere che ritraggono nature morte, soggetti storici mitologici e autoritratti. Muore, dopo una lunga malattia, nel 1978.
De Chirico e le Maschere
La pittura metafisica nasce dall’intreccio di profondi e dolorosi vissuti mai dimenticati esorcizzati in immagini simboliche arricchite da suggestioni culturali. I personaggi rappresentati appaiono senza volto e senza espressione, il sentimento individuale è assente. Lo stesso vale per il tempo, tutto risulta immobile, senza alcuna determinazione. Nulla sembra accadere, non c’è trasformazione. Sullo sfondo una città priva di vita, anonima, racchiusa da muri che richiamano la cornice di un quadro. La mancanza di tempo e di spazio definito provoca inquietudine e spaesamento.
De Chirico ripropone più volte lo stesso soggetto con poche variazioni proprio perchè è alla ricerca di un significato che continua a sfuggire. Le intuizioni non sembrano riuscire a trasformarsi in pensiero comunicabile in termini razionali.
Inedita Bobbio, la cittadina piacentina nuova casa dell’arte del Novecento e “Il Borgo dei Borghi 2019”
Forse non è un caso che la preziosa Collezione Mazzolini si trovi a Bobbio. Certo pochi si aspettano di ammirare quadri così evocativi in un piccolo centro, dove le chiare, fresche e dolci acque del Trebbia sono solcate da canoe e le cascatelle che scorrono tra grosse pietre sono oggetto di contemplazione. Eppure Bobbio è diventata la nuova casa dell’arte contemporanea. La cittadina piacentina ha già assunto in un recente passato un ruolo importante nella storia italiana.
Radio Londra il 7 luglio 1944 annuncia: “Bobbio, la prima città del Nord è liberata“. La Repubblica di Bobbio si estende da Rivergaro a Torriglia, con propaggini in Val Tidone e Val d’Aveto.
Bobbio è un punto strategico per controllare la SS 45 della Val Trebbia e l’imbocco della val d’Aveto, le principali vie di comunicazione tra la pianura e il Mar Ligure mentre attraverso il Monte Penice si accede al pavese e alla Lombardia. La Repubblica di Bobbio ha vita breve: il 29 agosto i nazisti e i fascisti la rioccupano.
Oggi Bobbio ha saputo rilanciarsi fino a meritarsi l’appellativo di centro culturale, oltre che gastronomico, europeo.
Per visite: rivolgersi a CoolTour
Credit Photo: Giorgio Bertuzzi
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