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Il film The menu, una spietata critica ai ristoranti gourmet

Il film The Menu, una tagliente critica all’industria della ristorazione gourmet, è una commedia noir, talvolta surreale, che invita a riflettere sull’evoluzione della cucina stellata.

La trama? Una giovane coppia decide di cenare in un esclusivo ristorante su una remota isola del Pacifico, dove un celebre chef ha preparato un sontuoso menu degustazione con sorprese, a cui non ci si può sottrarre.

Che cosa sei disposto a fare per godere di una cena gourmet in un ristorante esclusivo? Saresti disposto a raggiungere una remota isola privata? E a pagare una cifra folle per essere ammesso in una lista ristretta di commensali? Sopporteresti lo sguardo gelido di uno chef che non ama i suoi commensali? Ma soprattutto metteresti in gioco anche la tua vita? Ecco le domande a cui cerchi una risposta dopo aver visto The Menu, il film girato dal regista britannico Mark Mylod.

Il film The Menu, una commedia o un film horror?

The Menu non è un film horror, ma una spietata e tagliente critica all’industria della ristorazione. Il film, interpretato da Anya Taylor-Joy, Nicholas Hoult e Ralph Fiennes, racconta quel mondo che ha reso la cucina gourmet molto di più che un susseguirsi di piatti e di ricette. Gli chef sono diventato ormai vere star, che devono saper raccontare la portata, intrattenere e stupire il cliente. E il protagonista di The Menu, lo chef Julian, ne è tristamente consapevole. I suoi piatti sono buoni o solo un tentativo di trasformarsi in opere d’arte? Il primo piatto che propone ai suoi ospiti è un assemblaggio di piante marine, rocce e “acqua di mare filtrata appena ghiacciata”. Una proposta che provoca reazioni opposte. Se Tyler (Hoult) si commuove per la sua poesia, Margot (Taylor-Joy) lo guarda disgustato. Chi avrà ragione?

The Menu, una satira intelligente sulla cucina stellata

The menu è una commedia noir, talvolta oscura e surreale, che mette in scena i comportamenti e le reazioni sia di chi lavora in sala sia dei commensali. I clienti privilegiati, scelti dallo chef in base alla loro ricchezza e alla loro prossimità al potere, nascondono segreti che non sono tali per lo chef Julian. E quando i commennsali se ne accorgono, comprendono che sta accadendo qualcosa d’imprevisto e di sinistro.

Lo chef è un tiranno che estende il suo freddo dispotismo e la sua rabbia in sala, tra i commensali, spingendoli sempre più a provare un grande disagio. Arriva persino al punto di negare loro il cibo. Li fa vergognare della loro ricchezza. Li umilia, consapevole che il loro tenore di vita non gli ha mai fatto conoscere il dolore. Non solo non sanno come fronteggiarlo, ma non hanno gli strumenti per capire che cosa stanno vivendo. Sono solo consapevoli di non poter far valere la propria posizione sociale e la propria ricchezza.

Non manca una critica al machismo della ristorazione, laddove il film accenna al tema delle molestie sessuali, spesso taciuta, nascosta della presentazione di piatti bellissimi. L’effetto wow delle portate può facilmente nascondere le condizioni di lavoro di chi opera in cucina.

Lo chef Julien prepara un finale…incendiario!!! (spoiler)

Dopo aver terrorizzato e torturato i suoi ospiti e aver lasciato che la donna che aveva molestato lo pugnalasse alla gamba, come concluderà la serata lo chef Julian? Difficile per lo spettatore indovinare il finale. Ebbene, i commensali diventano loro stessi cibo, accettando di diventare artefici della loro morte. Un atteggiamento che spiega il loro surreale comportamento durante tutta la cena. Perché si sono assoggettato alla tirannia dello chef o quantomeno non hanno tentato di fuggire dall’isola? I ricchi ospiti avevano intuito il loro destino o credevano di partecipare a un assurdo gioco? Si erano resi conto che Julien, per anni costretti a servirli, li stava trasformando in un popolare e poco gourmet dessert americano, facendogli indossare delle mantelle di marshmallow e cospargendoli di salse e cioccolato? Alla fine tutti, chef, brigata e ospiti -con una sola eccezione- bruceranno vivi all’interno del ristorante.

Commento famelico di un film da vedere

Il film The menu, al di là della trama, invita a riflettere e ad indagare su alcune tematiche relative alla nostra società e alla ristorazione gourmet. Qualche spunto? Il rapporto tra la sala e la cucina può essere letto come la rappresentazione della nostra comunità, un riflesso della disuguaglianza tra classi sociali sempre più distanti. Ma non solo, ci si può interrogare se nella cucina stellata sia più importante la creatività o il denaro a disposizione per costruire l’aurea dell’esclusività. Il rischio è che la cucina gourmet si trasformi in uno spettacolo capace di soddisfare il bisogno di alcuni di vivere un’esperienza per pochi.

Vi lasciamo, infine, un compito: interpretare l’enigmatica Margot, l’unica superstite e l’unica ad aver avuto il coraggio di dire allo chef che la sua cucina è pessima.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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