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Burger di grillo tanto rumore per nulla

A Milano e Brianza una catena di ristoranti ha lanciato il primo burger con l’impiego di una piccola percentuale di farina di insetti. Scandalo o marketing? Se cibo è cultura affrontiamo il tema da un punto di vista antropologico.

Il primo burger agli insetti è approdato nei ristoranti Pane & Trita di Milano e Brianza. E ovviamente tutti si chiedono di cosa sappia. Di niente. Sembra di mangiare un qualsiasi panino che ammicca al trend vegetariano senza esserlo. In vendita dal 15 febbraio in edizione «limitata» di 100 pezzi al giorno, ha infiammato i social. La notizia è esplosa come una bomba in un mondo che cerca solo news sensazionali, per dividersi immediatamente nel partito del no e nel partito del sì.

Il burger di grillo…questo sconosciuto

Ma prima di parlarne, non dico assaggiarlo, almeno sapere come è fatto. Ecco, dunque, la sua descrizione: pane artigianale dalla colorazione naturale verde ottenuta grazie all’utilizzo dell’alga spirulina, olio di girasole, scamorza, cavolo cappuccio, patata dolce e nel mezzo una polpetta a base di fagioli cannellini, patate, pane grattugiato ed estratto di manzo d’orzo. A non renderlo vegetale e soprattutto ad essere la pietra dello scandalo è la farina di grilli. Un attentato al Made in Italy dal punto di vista della produzione? No. La polpetta è realizzata in collaborazione con Soul-K, food-tech company, un’azienda completamente italiana. Quanta farina di grillo è utilizzata? All’interno del burger la farina di grillo corrisponde all’1,6% del peso del burger totale, una quantità che rende le sue proprietà nutrizionali inesistenti e il suo sapore “non pervenuto”. Nessuna fuga in avanti, nessun sapore riconoscibile, nulla di rivoluzionario. Sembra un prodotto lanciato sul mercato per fare scoppiare una polemica che non c’è. Un pò come la rottura dei Ferragnez!

Antropologia culturale, chi è costei?

Un merito il burger con la farina di grillo però ce l’ha. Se si parte dal presupposto che cibo è cultura, si può analizzare la trovata pubblicitaria da un punto di vista antropologico. Grilli e insetti sono stati recentementer resi dalla Comunità Europea commestibili e, da subito, la decisione ha suscitato reazioni negative. L’accusa principale è stata quella di minare le nostre radici culturali, di mettere in discussione la nostra dieta e il nostro patrimonio gastronomico. È vero, l’impiego di insetti nella nostra cucina non è contemplato. Il loro utilizzo richiama soprattutto la cucina asiatica. Meno comprensibili le espressioni di disgusto nei confronti di un ingrediente a noi sconosciuto. Che cosa pensano gli inglesi del nostro uso di mangiare conigli? E che dire delle ricette che prevedono come ingrediente principale le lumache? Quando si giudica buono un cibo? Per il suo gusto, per il suo aspetto, per la consuetudine di mangiarlo? Il cibo è anche un atto mentale. La diversità delle proposte alimentari deve incuriosire, non fare costruire muri, che si trasformano in pregiudizi.

Burger di grillo, il cibo del futuro?

La farina di grillo è una buona fonte proteica con una media di oltre il 65% di proteine ad alto valore biologico, è ricca di fibre, calcio, vitamina B12, ferro, fosforo e sodio. Ovviamente, come per tutti i cibi, si può essere intolleranti o allergici. La coltivazione di insetti fa bene anche alla salute del Pianeta. Il loro allevamento ha un basso impatto ambientale. E il loro impiego può essere una risposta alla lotta alla fame. Nel 2023 45 milioni di persone rischiano di perdere la vita per mancanza di cibo. Non tutti si rivolgono al cibo in nome della sua bontà o della sua spettacolarizzazione.

Il costo del burger di grillo? 13, 90 euro. Di certo un successo per Pane & Trita!!! Ci sono persone che vengono da fuori regione per assaggiarlo. Quantomeno il marketing ha fatto centro!

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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