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Mozzarella alla Nutella: ma che bisogno c’é?

Chi l’avrebbe mai detto? Oggi si può mangiare la mozzarella con il ripieno alla Nutella. La sua foto impazza in rete, è il nuovo foodporn, anche se non è una novità. Il caseificio Semeraro di Martina Franca in Puglia la produce da sette anni. Da tempo propone diverse mozzarelle con differenti ripieni, come ad esempio prosciutto e tonno e pomodorino e basilico.

Tutto sulla mozzarella alla Nutella

Sembra che la mozzarella alla Nutella incontri soprattutto il gusto degli studenti Erasmus. In effetti l’abbinamento ricorda diversi scempi che conoscono i nostri prodotti all’estero.

La proposta -ricordiamo tutta italiana – sembra avere un grande successo tanto da essere richiesta da ristoranti e da privati sia italiani che stranieri. La preparazione non è complessa. Durante la lavorazione si apre la pasta e si introduce all’interno la Nutella. La lavorazione è simile a quella della burrata: si sostituisce il cuore di stracciatella con un cuore di cioccolato. Noi non l’abbiamo assaggiata, ma sembra che gustata calda assomigli al latte con il Nesquik. Se assaggiata fredda è, invece, netto il contrasto delle consistenze.

Inutile dirvi che sui social già impazza la battaglia tra puristi e ricercatori incalliti di nuovi gusti. A prima vista pare un azzardo giocato sul binomio latte e cioccolato, un classico della pasticceria.

Sembra, tuttavia, più una moda che la nascita di una vera tendenza. Ai posteri l’ardua sentenza. A noi resta una domanda: ce ne era veramente bisogno?

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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