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Millennial e wine trend: Giappone, Usa e Italia a confronto

Quando si è tanto studiati, meno si è conosciuti. É il caso dei Millennial, i nati tra gli anni 80 e l’inizio degli anni 2000. Un valido aiuto per capire una generazione che rappresenta il nostro futuro la offre la ricerca sui Millennial e wine trend presentata alla stampa da Pasqua Vigneti e Cantine, una delle principali aziende private di produzione di vini autoctoni veneti e italiani di qualità. La ricerca commissionata alla società di ricerca Episteme ci offre una interessante fotografia sui consumi di vino tra i Millennial in tre Paesi: Giappone, Usa e Italia.

Quanti sono i Millennial nei tre Paesi?

  • 80 milioni in Usa (un terzo dei bevitori adulti americani)
  • 11 milioni in Italia
  • 21, 8 milioni in Giappone

Chi tra i Millennial ama più il vino?

Le donne: intenditrici, curiose e coloro che decidono l’acquisto.

Identikit di una “generazione fluida

La generazione nata tra gli anni 80 e il duemila è sempre stata ritratta come digitale,  connessa, mobile, attenta ai temi della sostenibilità, disposta allo scambio. Monica Fabris, Presidente della società di ricerca Episteme, ha approfondito i termini della descrizione in Italia, Usa e Giappone, arrivando alla conclusione che non esiste un’unica definizione per una generazione “liquida”, ma ben cinque anime che bene la descrivono.

  • #tradizionalista, soprattutto USA: è il giovane adulto inserito in un percorso sicuro ma non soddisfatto
  • #self-branded, soprattutto in USA e Italia: inventa il proprio lavoro. Il suo sogno è diventare il nuovo Mark Zuckerberg
  • #equilibrista, soprattutto in Italia e Giappone: è costretto a mdiversi percorsi professionali
  • #messo-in-pausa, soprattutto in Italia e Giappone: difficoltà a costruire il proprio percorso professionale
  • #social-worker, soprattutto in Italia e USA: attento alle ricadute sociali del proprio lavoro

Cosa cercano i Millennial in un prodotto agroalimentare, in particolare nel vino

Per Monica Fabris: “La società è scossa da un sentimento di preoccupazione, paura della globalizzazione, crisi. Domina l’insicurezza che spinge alla ricerca della:

  • socializzazione
  • gratificazione
  • rassicurazione
  • semplicità
  • comunicazione facile ma non banale.

L’incertezza è collettiva e al tempo stesso produce un senso di inadeguatezza individuale. Il valore che assume rilevanza è quello dell’autenticità, nel caso dei prodotti enogastronomici della storia di ciò che si degusta. Ciò che si sceglie diventa narrazione, ricerca di un significato, capace di generare valori. Tutto questo incide anche sul consumo del vino, che per la sua storia è percepito come un prodotto che rimanda ad un’esperienza sociale.

Millennial e Wine Trend

Negli Stati Uniti d’America

  • Il vino è identificato con la bevanda sana. In Usa il tema della salute, della prevenzione è molto sentito.
  • Le vendite di rosé in America tra il 2015 e il 2016 sono aumentate più del 17%, mentre il volume in dollari è salito ancora più in alto – a quasi il 42% (Nielsen).
  • Un prodotto nuovo nonostante la sua storia millenaria.

In Giappone

  • L’ attenzione per i vitigni autoctoni è rivolta anche ai propri vitigni come il vino Koshu, di antica origine caucasica.
  • Nascono le prime guide ai vini giapponesi studiate per aiutare i bar e i ristoranti locali a inserire nell’offerta anche le produzioni nazionali.
  • La nuova tendenza di proporre il tè di qualità in bottiglia di vetro e servirlo in calici vino per meglio gustarne il sapore e per apprezzarne aroma e colore.

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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