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La ricetta abruzzese del tacchino alla canzanese

Il tacchino alla canzanese non manca mai sulle tavole dei teramani come antipasto o come secondo piatto. Un grande classico, che rende particolarmente speciale il tacchino. Serve un tacchino dissossato (nell’800, quando nacque la ricetta non lo si dissossava), le ossa per fare un ottimo brodo, sale, pepe, alloro, pepe in grani e aglio per insaporire la carne. Il segreto per la riuscita del piatto sta nel brodo che deve poi dare vita alla gelatina.

Chi rivisita la ricetta fa il brodo aggiungendo ossa di altre carni.Un modo per dare una lettura contemporanea ad una ricetta antica. Inutile dire che per la riuscita della ricetta occorre una materia prima eccellente. Si utilizza la femmina del tacchino per via delle sue carni più tenere.

Il tacchino alla canzanese, la ricetta per farlo a casa

Vi proponiamo una ricetta abruzzese, in particolare di Teramo, difficile da trovare al ristorante ma che potete fare a casa.

Ingredienti

tacchino 6/7 kg

aglio

alloro

pepe in grani

sale

Procedimento

Si procede a dissossare il tacchino partendo dello sterno. Si rompono le ossa  e si mettono in una teglia per dare maggiore densità al brodo di cottura. La carne viene posta sopra le ossa, si aggiunge acqua senza coprire del tutto le carni, aglio, alloro, pepe in grani e sale.

Nel passato la cottura avveniva in forno a legna o a combustione per 8 ore ad alta temperatura in modo da cuocere la carne nel suo brodo. Oggi lo si cuoce sui fornelli in una capiente pentola per per circa un’ora.

Il brodo va sgrassato e filtrato e lasciato raffreddare con il tacchino a temperatura ambiente e poi messo in frigo per la formazione della gelatina.

Il contorno ideale? Carote e zucchine appena sbollentate in acqua e aceto e conservate in olio extravergine d’oliva. In autunno,  chicchi di melograno.

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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