Il moscato un vino da riscoprire, ottimo abbinato ai dolci, ma con sorprendenti possibilità di abbinamento a tutto pasto. Il Consorzio per la tutela dell’Asti ci racconta la storia e i segreti che lo rendono un vino assai apprezzato.
9700 gli ettari vitati a moscato bianco. Tre le province del Piemonte interessate: Asti, Alessandria e Cuneo. 51 i comuni delle tre province coinvolti nella produzione dell’Asti DOCG. Siamo nel territorio delle Langhe-Roero e Monferrato, dove i paesaggi vitivinicoli sono Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Un’attività economica che coinvolge chi produce uva, chi vinifica e chi spumantizza. Tra Asti Spumante e Moscato DOCG sono prodotte 91.500 bottiglie.
Il Moscato d’Asti Docg racconta nel bicchiere una grande storia
Il Moscato è un vitigno che non dà grosse rese (38.1000 bottiglie). La sua storia inizia nel 1850 quando l’enologo piemontese Carlo Gancia visita il territorio dello Champagne, ne rimane a tal punto affascinato da decidere di produrre uno Champagne italiano utilizzando uve moscato, un vitigno aromatico autoctono del Piemonte. Un’altra invenzione piemontese, il metodo di vinificazione Martinotti-Charmat, ha consentito poi a questo vino di diventare una proposta assai apprezzata in tutto il mondo. Nel 1895 il piemontese Federico Martinotti inventò e brevettò quel metodo che poi nel 1907 il francese Eugène Charmat perfezionò per la produzione industriale. La sua principale caratteristica è che tale metodo fa sì che il vino subisca la fermentazione alcolica in autoclavi di acciaio inox, dove sviluppa naturalmente la sua effervescenza, per poi essere fermato a basse temperature prima di essere imbottigliato sotto pressione.
I segreti di un buon Moscato d’Asti
Il Moscato d’Asti Docg, ottenuto da un vitigno delicato, versatile, è uno dei prodotti più caratteristici della viticoltura piemontese, contraddistinto dall’intenso aroma muschiato dell’uva da cui è vinificato e dal sapore delicato che ricorda il glicine e il tiglio, la pesca e l’albicocca con sentori di salvia, limoni e fiori d’arancio, con una componente zuccherina e un basso tenore alcolico. Sensibile agli attacchi dei patogeni, è un vitigno che richiede attenzione durante la vendemmia. Il segreto per la produzione di un ottimo Moscato è la conservazione dell’aromaticità. L’equilibrio tra acidità e componente zuccherina evita la produzione di un vino stucchevole. Se l’acidità, nemica dell’aromaticità, è troppo presente, mina la florealità. Occorre un giusto compromesso.
Il Consorzio per la tutela dell’Asti Docg, uno dei primi consorzi
É stato costituito il 17 dicembre 1932 e riconosciuto nel 1934, adottando come marchio consortile il patrono dell’Asti, San Secondo a cavallo. Il suo obiettivo è quello di tutelare, valorizzare e promuovere l’Asti Docg e il Moscato d’Asti Docg in Italia e nel mondo. Svolge funzioni di controllo sull’intera filiera e vigila sulle contraffazioni della denominazione. Fiore all’occhiello è un laboratorio scientifico, unico nel suo genere, dove, oltre ai controlli, si svolgono studi scientifici in nome dell’innovazione e del miglioramento qualitativo dell’intero ciclo produttivo.
Famelicamente consigliato
Perché ci piace? Per le sue note floreali, per la sua dolcezza mai stucchevole, per la sua freschezza.
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