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Antonio Borruso: Napoli incontra Bormio

Antonio Borruso, un napoletano a Bormio, una cucina partenopea- valtellinese. Dopo essere riuscito a ottenere una stella Michelin al ristorante Gimmy’s di Aprica, zona certamente più difficile che la ridente Bormio, circondata da una corona di montagne e vicinissima al confine segnato dal Passo dello Stelvio e famosa per le antiche terme romane, lo chef Antonio Borruso non poteva che ripetersi, questa volta però con un ristorante tutto suo: l’Umami.

Antonio Borruso, un napoletano che propone l’Umami

Antonio Borruso del Hotel Umami e i suoi sciatt tra Napoli e BormioIl nome, che significa quinto gusto, ben si abbina alla cucina di questo chef partenopeo, che ha voluto portare una forte innovazione nei piatti tipici valtellinesi, inserendo il gusto tutto mediterraneo che si riscontra negli sciatt di baccalà con crema di pomodoro, pane, peperoni e olive nere o nel vezzoso pizzocchero sferico versione 24 carati. Si sente il gusto della cucina della madre in un piatto che, non a caso, è stato chiamato esplosione di ragù partenopea.

Certo c’è anche tanta Valtellina, la terra che lo ha accolto nei pancake di bitto, tartara di manzo e porcino scottato o nel controfiletto di capriolo, crema di carote, porro e xilitol al pino mugo. Un ragazzo che fin dall’inizio della carriera si è tirato su le maniche e ha creduto fino in fondo di poter realizzare qualcosa di eccellenze, nonostante la grande umiltà che rivelano i suoi occhi: ha portato tutta la famiglia, che lo aiuta nella gestione del ristorante e si è messo in gioco per primo, prendendo in gestione 35 curati coperti all’interno dell’hotel di design Eden, ideato dal famoso architetto Antonio Citterio.

Cosa aspettarsi da Antonio Borruso? Sapori molto netti e puliti, che mettono in primo piano gli ingredienti con cui il piatto è composto, spesso locali; una forte attenzione all’estetica e alla presentazione del piatto; padronanza nella tecnica che permette di far esplodere i sapori di una cucina decisamente creativa, ma senza perdere di vista la tradizione partenopea, come nella zuppa di pastiera: scomposta ma dal gusto riducibile alla tradizionale.

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Written by Roby Rossi

Chi sono? bella domanda! ispirandomi a Pico Iyer, "una sorta di piccione viaggiatore...".

"...viaggiare è il modo migliore per salvare l`umanità dei luoghi e per liberarli dall`astrazione e dall`ideologia. E nello stesso tempo anche noi veniamo salvati dall`astrazione e riusciamo a capire quanto possiamo dare ai luoghi che visitiamo, e come possiamo diventare una sorta di piccione viaggiatore - un antiespresso federale, se vogliamo - che trasporta avanti e indietro quello che serve ad ogni cultura."

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