Uscire per sentirsi come a casa, ma mangiare molto bene: in poche parola la filosofia della Locanda di Piero. La sensazione di essere a casa è suggerita dall’entrata in un villino della campagna veneta, chiedendosi se non sia proprietà privata; dall’arredamento intimo della sala, con caminetto, veranda, tappeti e candele; dalla calda attenzione e sensibilità di Sergio Olivetti in sala; dai piatti estrosi dello chef Rizzardi, che ricalcano il suo carattere espansivo.
A conferma della prima impressione, l’accoglienza con un’ alzatina di diverse tipologie di pane caldo prodotti, ovviamente, in casa. E’ decisamente un luogo in cui lasciarsi coccolare e dove provare anche qualche abbinamento ardito ma ben calibrato come il risotto al melone con culatello, burrata e riduzione di Porto. Per dolce indimenticabile della Locanda di Piero è “il mondo si è ubriacato”: sfera al cioccolato fondente con il cuore liquido al rum invecchiato 5+5 Dos Maderas.
Renato Rizzardi è umile, aperto, cordiale, la cucina tradizionale con note di innovazione interessanti, lo chef infatti sottolinea l’importanza di avere delle solide basi di cucina tradizionale e di riscoprire i sapori dei prodotti locali: «rischiamo di perdere la nostra identità». Parla della cucina come fosse la propria vita, la definisce «l’incanto del sublime» e perciò rimarrà definito «il cuoco poeta».
Renato Rizzardi perde la stella Michelin ma vale sempre la deviazione se ci si trova a Vicenza per Montecchio Precalcino.
C’è una grande simbiosi tra cucina e sala, un continuum rassicurante, armonico, tanto da determinare l’unione dei due. Il ristorante è il vero cupido della loro love story.
Sergio Olivetti, il maître, era innanzitutto un amico e non aveva mai fatto questo lavoro prima d’ora, ma la sala è gestita meglio che da chi ha studiato in merito, diventando così un vero professionista. Il tutto è condito da un’ottima qualità prezzo che non impedisce di tornare per provare le nuove creazioni.
Grazie parole vere e sentimenti veri
La Locanda Di Piero resta un punto di riferimento nell’arte della ristorazione.
Forse é la Guida Michelin ad aver perso prestigio per non aver assegnato la stella…
Fare una guida è complicatissimo. Ho sempre pensato che occorra un editore coraggioso, capace di strutturare delle linee guida, che impediscano la formazione del “club degli amici”. I giudizi sono sempre soggettivi, ma quando giudichi ti assumi una grande responsabilità e devi essere sempre in grado di motivare il tuo giudizio.