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3 ingredienti poveri trasformati in gourmet: il caviale, l’aragosta e il tartufo. Come è accaduto?

Cibo è cultura e allora eccovi la storia di tre ingredienti gourmet assai costosi… una volta considerati indigesti e poveri!

3 ingredienti poveri trasformati in gourmet

Quando il caviale era l’imbottitura dei panini dei contadini russi

Usato in Russia dai contadini per farcire il panino, divenne uno dei cibi più amati da Marylin Monroe. Oggi è un luxury food, nessuno ricorda più che di caviale nei primi del 900 in Russia ce ne era veramente tanto e che era considerato un cibo eccessivamente salato. Solo quando divenne raro, si  intuì la possibilità di renderlo un alimento esclusivo. Così le uova di storione si separarono dall’idea di povertà e dall’accompagnamento con la vodka, per diventare il migliore accompagnamento delle ostriche e dello champagne.

Tanto era un ingrediente povero che pochi si erano interrogati circa le origini del nome. Sembra che l’inglese ‘caviar’ rimandi all’italiano ‘caviaro’, a sua volta originario dal greco ‘khaviari’, discendente di un sostantivo persiano traducibile come “torta d’energia”.

E oggi?

In natura esistono circa 30 tipi di uova di storione, alcune di qualità assai pregiate. Chi non conosce il belga, il russo o il nordico?

Quando l’aragosta era il piatto – odiato- dei detenuti

Quando coloni e pellegrini approdarono sulle coste americane per fondare i primi insediamenti costieri si trovarono di fronte un oceano che offriva tante, ma veramente tante aragoste. Alcune testimonianze che sulle rive si formavano muri alti almeno 70 centimetri. Mangiarle spesso, comportò che presto furono considerate una proposta gastronomica ordinaria, tanto che furono chiamate scarafaggi di mare. Erano utilizzate persino per concimare i campi!

Ritenuta una fonte economica di proteine fu somministrata ai detenuti in carcere. In alcune colonie penali si arrivò a proibire di servirla più di una volta alla settimana perché considerata una vera punizione.

Verso la metà del diciannovesimo secolo si diffuse negli Stati Uniti il cibo in scatola. La costruzione di numerose reti ferroviarie incrementò la domanda di aragoste, che venivano spedite già trasformate. Piano piano l’aragosta cominciò ad essere apprezzata e soprattutto ricercata fresca.

Quando il tartufo era un fungo povero

Un tempo era conosciuto come fungo stupido, costava pochi soldi ed era considerato poco gustoso. Si racconta addirittura che Napoleone abbia temuto una rivolta dopo aver fatto servire ravioli al tartufo bianco a ogni pasto per un mese nel tentativo di ridurre i costi. Per evitare guai, dovette far cambiare il menu!

Un’altra leggenda però narra che Napoleone mangiasse tartufi prima di affrontare lunghe notti d’amore con Maria Luisa, figlia dell’imperatore d’Austria. Serviva un erede e si cominciava a vociferare che il grande condottiero corso non fosse poi così virile.

Si era diffusa la voce che un veterano della Guardia Imperiale, dopo ogni licenza, lasciava sua moglie incinta. Il soldato attribuiva la sua fertilità alla sua ingordigia per i tartufi che raccoglieva vicino casa sua. Venutone a conoscenza Napoleone, volle a tutti i costi assaggiare quei miracolosi tartufi. Leggenda vuole che nove mesi dopo nacque “Il re di Roma”.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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