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In Sardegna alla scoperta di Sa Pintadera: il marchio magico del pane

Un salto nel passato per scoprire i segreti di una regione dove vivono mumerosi centenari

Che aspetto aveva il pane di un tempo in Sardegna? Fai con noi un salto nel passato e scopri Sa Pintadera. Una pagina di storia  per conoscere meglio il patrimonio di un’isola sorprendente

Sa Pintadera è testimone di un passato di vita contadina e pastorale quando tutti preparavano il pane

Oggi andiamo alla scoperta di Sa Pintadera, uno tra i più importanti simboli della Sardegna nuragica. Veniva usata nell’antichità per marchiare il pane prima di cuocerlo, per benedirlo e per allontanare le energie negative dal cibo. È un marchio forte che rappresenta, per molti aspetti, quella prosperità tipica della Sardegna di un tempo.

Alla scoperta di Sa Pintadera: la storia raccontata dal pane

Le “Pintaderas”risalgono all’epoca nuragica. Parliamo di piccole matrici di terracotta circolari in bassorilievo con un diametro che varia dai 5 ai 10 centimetri. 

Era come una sorta di timbro che imprimeva figure geometriche in rilievo prevalentemente a raggiera. Il pane, considerato un bene prezioso, veniva anche donato alle divinità. Molti bronzetti rinvenuti negli scavi archeologici in diverse zone della Sardegna, infatti, raffigurano uomini nell’atto di salutare in un gesto di devozione la divinità, mentre recano un piccolo pane nella mano sinistra. 

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Le “Pintaderas”, simili tra loro, ma con molte varianti, risalgono alle epoche del Bronzo Finale e alla prima Età del Ferro (X-VIII secolo a.C.) e sono state rinvenute in diversi scavi, nei villaggi e nei luoghi di culto. L’origine di tale tradizione pare risalga al voler attribuire al pane, bene assai prezioso ai tempi, un valore di maggior prestigio. La decorazione che lo caratterizzava era un rito immancabile soprattutto in occasione delle cerimonie. 

Quest’usanza è stata mantenuta anche in epoca punica, in quella cartaginese e romana.

Tuttavia anche in epoche molto più recenti era consuetudine “timbrare il pane”, anche se per finalità diverse. Non si trattava infatti di un decoro, ma un modo per contraddistinguerlo. Il motivo deriva dalla ragione che per la cottura del pane la maggior parte delle famiglie utilizzavano forni pubblici, per cui la personalizzazione consentiva di riconoscere il proprio. In questo caso le “Pintaderas” erano per lo più fatte di legno, spesso finemente scolpite con complesse composizioni floreali, motivi geometrici o animali. 

Il Museo del pane di Borore

Visita il Museo del Pane di Borore, nel nuorese, per vivere e respirare tempi lontani nel cuore della Sardegna.

Non poteva quindi mancare un museo dedicato a questo bene, base di ogni cucina italiana. Il Museo del pane di Borore nasce con l’obiettivo di far conoscere oltre i confini della Sardegna la tecnica antica della panificazione artistica che si esprime in occasione di feste e ricorrenze importanti.

Il museosi trova a Borore, nel nuorese, laddove le più antiche tradizioni sono sempre fortemente custodite, dove la terra sarda è rappresentata in tutta la sua più radicata essenza.

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Oltre a Borore con il suo museo, sono tante le località dove il pane trova una centralità, riconosciuta nelle occasioni di eventi e di ricorrenze, tra queste Monteleone Roccadoria, Pompu, Sanluri, Siddi e Olmedo, dove ogni anno si allestisce un presepe di pane, ogni anno richiamo di numerosi visitatori. 

Le “Pintaderas” oggi sono riprodotte anche nei monili, gioielli e oggetti di vario uso, acquistabili in botteghe di artigianato sardo e nei negozi di souvenir di tutta la Sardegna.

Tradizioni ed usanze antiche, una memoria che, come un filo sottile ma fortissimo, unisce tempi lontani ai giorni nostri, perchè la storia è l’identità di un popolo, di una terra. Le “Pintaderas” raccontano questo, e continueranno a farlo, nei secoli dei secoli.

La Sargegna, una delle 5 terre che fanno parte delle Zone Blu del Pianeta

L’ esploratore e giornalista Dan Buettner, uno dei massimi esperti mondiali di longevità, ha indicato 5 territori longevi, le cosiddette Zone Blu:

  • Okinawa (Giappone)
  • Sardegna (Italia)
  • Nicoya (Costa Rica)
  • Ikaria (Grecia) 
  • Loma Linda (California)  

Buettner ha studiato a fondo lo stile di vita sardo per scoprire le ragioni della loro longevità. Tra questi, la dieta gioca un ruolo importante. 

Un consiglio sardo per vivere più a lungo?

Sia in Sardegna che a Ikaria, ad esempio, è consuetudine beneficiare del potere digestivo del ievito fermentato in quanto riduce il carico glicemico di un pasto rallentando l’assorbimento degli zuccheri nel sangue. 

 


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Written by Roby Rossi

Vivo da emigrato dalla nascita, da lombardo a emiliano, da trentino a sardo, con lo zaino in spalla, quando non lo dimentico da qualche parte. Dimentico cose con la stessa facilità di infilarsi le infradito! Sarà perchè, come mi dicono fin da piccolo, ho la testa tra le nuvole. E, forse anche per questo, viaggio con il naso all'insù, alla ricerca di quella testa volante...

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