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Fame di vero, ma si può definire biologico ciò che viene da lontano?

L’agricoltura biologica è un metodo di produzione agricola a beneficio dell’ambiente, della salute degli agricoltori e dei consumatori. Evita l’utilizzo dei pesticidi, dei fertilizzanti, delle sostanze chimiche e tutto ciò che può essere dannoso per la salute. Tutto bene. Tranne quando questi frutti e verdure definiti biologici provengono dall’altra estremità del mondo.

L’etichetta biologica è una reale certificazione?

L’etichetta biologica non è una certificazione universale, le sue regole non sono le stesse in tutto il mondo. La bio argentina, ad esempio, non ha nulla a che fare con il biologico europeo. E poi abbiamo mai considerato il rispetto della stagionalità? Vi siete chiesti quando vengono raccolti frutta e verdura in modo da consentire un lungo viaggio verso i nostri supermercati?

Fame di vero, biologico e local. Ci ragioniamo?

Interrogarsi sul valore del termine biologico è importante soprattutto se si considerano i moniti che vengono dalla medicina. Prodotti senza utilizzo di sostanze chimiche diminuirebbero le possibilità di contrarre diverse forme tumorali. Un altro tema importante, che si intreccia alla riflessione sul biologico, è la salvaguardia della salute del Pianeta messa in seria discussione dall’inquinamento. E ciò che arriva da lontano necessariamente inquina.

E allora perché non rivolgersi ad un’agricoltura local? Espressione autentica del territorio, senza bisogno di trasporto, la frutta e la verdura local è raccolta secondo la stagionalità e la maturazione corretta. Conserva dunque l’apporto vitaminico e le sostanze nutritive. La sua impronta di carbonio è anche molto più leggera.

Come scegliere un prodotto bio – local?

Rimane valido il suggerimento di informarsi, leggendo attentamente l’etichetta sull’uso di pesticidi, fertilizzanti o sostanze chimiche. Non nascondiamoci dietro una foglia di fico: in Italia ci sono intere aree coltivate ad agricoltura intensiva.

Per quello che accanto al termine biologico vorremmo dare valore al termine local, suggerendo a tutti di “ragionare” prima dell’acquisto. Bisogna sempre essere vigili contro l’abuso di termini svuotati di autentici significati. Fame di vero!

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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