L’agricoltura biologica è un metodo di produzione agricola a beneficio dell’ambiente, della salute degli agricoltori e dei consumatori. Evita l’utilizzo dei pesticidi, dei fertilizzanti, delle sostanze chimiche e tutto ciò che può essere dannoso per la salute. Tutto bene. Tranne quando questi frutti e verdure definiti biologici provengono dall’altra estremità del mondo.
L’etichetta biologica è una reale certificazione?
L’etichetta biologica non è una certificazione universale, le sue regole non sono le stesse in tutto il mondo. La bio argentina, ad esempio, non ha nulla a che fare con il biologico europeo. E poi abbiamo mai considerato il rispetto della stagionalità? Vi siete chiesti quando vengono raccolti frutta e verdura in modo da consentire un lungo viaggio verso i nostri supermercati?
Fame di vero, biologico e local. Ci ragioniamo?
Interrogarsi sul valore del termine biologico è importante soprattutto se si considerano i moniti che vengono dalla medicina. Prodotti senza utilizzo di sostanze chimiche diminuirebbero le possibilità di contrarre diverse forme tumorali. Un altro tema importante, che si intreccia alla riflessione sul biologico, è la salvaguardia della salute del Pianeta messa in seria discussione dall’inquinamento. E ciò che arriva da lontano necessariamente inquina.
E allora perché non rivolgersi ad un’agricoltura local? Espressione autentica del territorio, senza bisogno di trasporto, la frutta e la verdura local è raccolta secondo la stagionalità e la maturazione corretta. Conserva dunque l’apporto vitaminico e le sostanze nutritive. La sua impronta di carbonio è anche molto più leggera.
Come scegliere un prodotto bio – local?
Rimane valido il suggerimento di informarsi, leggendo attentamente l’etichetta sull’uso di pesticidi, fertilizzanti o sostanze chimiche. Non nascondiamoci dietro una foglia di fico: in Italia ci sono intere aree coltivate ad agricoltura intensiva.
Per quello che accanto al termine biologico vorremmo dare valore al termine local, suggerendo a tutti di “ragionare” prima dell’acquisto. Bisogna sempre essere vigili contro l’abuso di termini svuotati di autentici significati. Fame di vero!
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