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Come portare il cliente in negozio con l’e-commerce? Ce lo dice Shopea

E-commerce: nemico o possibile alleato del negozio di quartiere? Come portare i vantaggi dell’e-commerce in un negozio tradizionale? A queste domande risponde Luca Di Silvio, CEO di Imprendo Group ed Innoveasocietà che stanno lanciando il marketplace Shopea.

La cattiva notizia: per il settore dei consumi il 2020 ha portato perdite per 133 miliardi di euro. La buona notizia: il commercio online può portare vantaggi anche alle piccole botteghe. Partiamo dai dati presentati nell’edizione speciale di  Netcomm Forum Live, realizzata in collaborazione con NetStyle e Tuttofood Milano: con l’emergenza Covid-19 la frequenza d’acquisto online è cresciuta del 79%. Non solo, gli utenti esprimono il desiderio che i piccoli esercenti si mettano al passo con l’innovazione. Ma qual è la realtà che viviamo oggi? A frenare la trasformazione che consentirebbe al negozio di vicinato di assumere un’identità moderna e vincente ci sono spesso costi alti, difficoltà logistiche e carenza di skill. Eppure qualcosa si muove e queste difficoltà potrebbero essere superate. Soprattutto in considerazione del fatto che il boom dell’ e-commerce non è stata una tendenza che è rimasta limitata al periodo del lockdown. Anche nei periodi in cui ci è stato concesso di circolare più liberamente, il commercio elettronico ha continuato a viaggiare su grandi numeri. Il quadro complessivo sugli ultimi 12 mesi vede una crescita delle transazioni online del 15,4%, con un +7% nei tre mesi del lockdown, mentre la domanda nell’e-commerce è aumentata di 10 volte, generando però nel 25% dei casi problemi nella logistica, con carenza di prodotti disponibili (26%) e un 18% di casi in cui non è stato possibile recapitare la merce.

Il nuovo contesto ha permesso la creazione di nuovi progetti e di start up innovative che offrono servizi per negozi, aiutandoli a gestire risorse per digitalizzarsi, irrobustire la presenza sul web e creare un on line che fortifichi la presenza del negozio sul territorio. Una contraddizione? Niente affatto, quella che potrebbe sembrare un’insolita commistione di digitale e analogico, di e-commerce e negozio di vicinato sembra non solo possibile, ma anche una risposta vincente per ridare smalto alle botteghe. Una via da percorrere anche per salvare quel contatto umano che le grandi piattaforme non possono offrire. Che dire? Un modo innovativo per rendere evidente come le piccole imprese sono una parte essenziale della comunità. Per capire come ciò possa avvenire abbiamo intervistato Luca Di Silvio, CEO di Imprendo Group ed Innovea, società che stanno lanciando il marketplace Shopea. Gli abbiamo chiesto come questo progetto possa essere il miglior alleato per i negozi di quartiere tradizionali aiutandoli ad integrarsi, senza perdere la loro identità, nella nuova economia, adattandosi alle esigenze di consumatori sempre più digitali.

Come portare il cliente in negozio usando l’e-commerce

cliente in negozio con l'e-commerce

Perché è nata Shopea? Chi siete?

Shopea rappresenta per noi una grande sfida, infatti il “negozio di quartiere” non ha mai rappresentato il target delle nostre aziende, ma rappresenta certamente, insieme al mondo della ristorazione, una delle categorie più colpite dalla crisi economica causata dal Coronavirus. Ci siamo chiesti come le nostre competenze avrebbero potuto aiutare questa tipologia di attività, non solo in questo periodo in cui le chiusure e le limitazioni frenano le vendite, ma anche con uno sguardo al futuro. I momenti di crisi obbligano a cambiamenti che devono rappresentare delle concrete opportunità guardando anche al medio lungo termine. Da qui l’idea…

Quali strumenti avete attivato per aiutare il negozio di vicinato a rispondere alle nuove esigenze di mercato?

La piattaforma Shopea, che prevediamo di lanciare in 18 città italiane, permetterà ai clienti di acquistare dai loro negozi di fiducia “sfruttando” le comodità della vendita online, ma allo stesso tempo, grazie agli Shopoin (dei veri e propri crediti che maturano in base agli acquisti online e che possono essere spesi solo nei negozi fisici), continueremo a veicolare clienti vecchi e nuovi anche nei negozi fisici. Non crediamo che l’online possa prescindere dall’offline, bensì devono vicendevolmente supportarsi. Amiamo definire i negozi di quartiere, ‘’i vestiti delle nostre città’’. Danno occupazione, ricchezza e rendono sicure le strade. E’ indispensabile supportarli accompagnandoli in un percorso di crescita che oltre a traghettarli fuori da questa crisi, li lanci verso un futuro che renda il web sempre più centrale nella vita di tutti.

Perché è importante per un negozio servirsi dell’e-commerce?

Il 2020 rappresenta un anno spartiacque, la costante crescita degli acquisti online rischia di “fare fuori” la maggior parte dei negozi di quartiere, che per mancanza di know-how, abitudini e paure non evolvono. Shopea vuole rappresentare la soluzione a queste difficoltà, perché è ormai evidente che, anche quando questa crisi finirà, il processo di acquisto degli italiani sarà cambiato. Partecipare al cambiamento invece che subirlo è la sfida che lanciamo ai proprietari dei negozi di quartiere.

Che cosa vi differenzia rispetto alle proposte dei competitor?

In Shopea resta forte l’identità del negozio, sia online che offline. L’imprenditore resta “padrone a casa sua”; Shopea non rappresenta solo un mero strumento di vendita, ma anche un canale di comunicazione sul territorio, mantenendo comunque la centralità del negozio fisico. 

Come intendete promuovere il territorio in un’epoca dominata dal digitale?

Il digitale è una rappresentazione del mondo reale e quindi del territorio. Il digitale può rappresentare il miglior alleato del territorio. Intendiamo approfittare della grande platea che il web mette a disposizione per mantenere forte l’identità dei territori. Crediamo moltissimo che il digitale possa supportare anche la ‘’funzione sociale’’ del nostro progetto.

Perché e come il digitale può salvare il negozio di vicinato?

Il digitale, da solo, non può salvare il negozio di vicinato. Allo stesso tempo però, il negozio di vicinato deve avere chiaro quanto siano cambiati i processi di acquisto dei propri clienti. Quanto stiano cambiando le abitudini di shopping e quanto rilievo abbiano assunto i siti e-commerce. Diciamo che il web rappresenta una condizione necessaria, ma non sufficiente. Sarà opportuno, come dicevo, identificare delle strategie, come ad esempio gli Shopoin, per continuare a far vivere i territori, i quartieri, i negozi di zona.

A quali negozi vi rivolgete?

A tutti quei negozi che hanno compreso l’importanza di cambiare, che hanno capito l’importanza di agire. Non ne facciamo una questione di tipologia, ma di visione.

In quali aree del paese sarete presenti?

Abbiamo identificato 18 province lungo lo stivale, che intendiamo coprire nell’arco dei prossimi mesi.

La vostra proposta si coniuga con la necessità di un’economia sostenibile?

La grande opportunità del territorio è rappresentata ovviamente anche da un’ottimizzazione delle logistiche. Prevediamo infatti, e già abbiamo identificato alcuni partner, di avere un approccio green alle consegne. Un pacco che “viaggia in città” viaggerà per lo più in bicicletta.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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