in

Ricetta e storia della sbrisolona, la torta di Mantova

La sbrisolona è una ricetta mantovana, ma conosciuta in tutta la Lombardia, il Veneto e l’Emilia – Romagna. La sua caratteristica? La croccantezza e la sua consistenza irregolare.

Il successo della sbrisolona? La consistenza croccante e il piacere di mangiarla con le mani. Noi vi raccontiamo ricetta e storia della sbrisolona.

Croccante al morso, dalla consistenza piuttosto secca, da consumare a pezzi e con le mani la sbrisolona si distingue per la presenza delle mandorle che hanno sostituito le nocciole. Prelibatezza di Mantova, di origine contadina, fatta solo con strutto e farina di mais, fu resa celebre dai Gonzaga. La loro passione per il dolce, fece sì che i pasticceri ne arricchissero la ricetta. E così nei secoli ha conquistato il palato di tutti gli italiani, conquistando molti estimatori anche all’estero. Si tratta di una coccola, ottima da consumarsi al mattino a colazione, a fine pasto, per merenda, ma anche per un brunch.

Se non l’hai ancora assaggiata, è arrivato il momento di provarla. Pronto a prendere appunti? Noi vi raccontiamo ricetta e storia della sbrisolona.

Ricetta della sbrisolona

Come prepararla a casa? Ecco la ricetta di Omar Busi.

Ingredienti

300 g farina debole (W=160)

150 g farina di mais

75 g fecola di patate

5 g sale

10 g baking

230 g zucchero semolato

220 g mandorle bianche in polvere

10 g armelline

185 g burro fresco a dadini a 2°C

1 baccello di vaniglia

100 g uova

200 g mandorle con buccia

Preparazione

Cou un mixer impastare velocemente le mandorle e le armelline con lo zucchero semolato fino ad ottenere una farina polverizzata. Mettere le polveri (T.P.T., farine e fecola) all’interno della planetaria o di un mixer, aggiungere il burro freddo e impastare. Inserire le uova, poi il sale, la polpa del baccello di vaniglia e il baking. In ultimo le mandorle con buccia. Disporre l’impasto sbriciolato all’interno delle tortiere (300 g tortiera ø18 cm, 450 g tortiera ø 20 cm) e cuocere a 170°C per 35 minuti, poi a 140°C v.a. per altri 40 minuti.

La storia della sbrisolona

Chiamata anche “la torta delle tre tazze” (si diceva che bastasse suddividere farina e zucchero in 3 tazze per ottenere la dose corretta), ha origini contadine. Gli agricoltori, per sostenere le fatiche del lavoro nei campi, facevano colazione con un impasto fatto di strutto e farina di mais.

Un’altra versione relativa alle origini del dolce sostiene che fosse una torta a base di strutto, farina di mais e nocciole preparata dalle famiglie contadine per liete ricorrenze e poi conservata per un lungo periodo.

Qualunque sia la reale origine del dolce, la sbrisolona conobbe un’importante evoluzione con i Gonzaga, i signori di Mantova. La sbrisolona divenne un vero dolce “di lusso”. Si sostituirono le nocciole con le più dolci mandorle e si aggiunse all’impasto limone, vaniglia e zucchero.

ricetta storia sbrisolona crema inglese
Sbrisolona con crema inglese

Oggi la Sbrisolona è inserita fra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali lombardi e la si può gustare accompagnata da creme o gelato. I pasticceri la propongono anche rivisitata in chiave moderna farcita con marmellata, crema di nocciole, gocce di cioccolato, mascarpone o zabaione. Ne esistono poi anche delle versioni salate con ricotta e funghi o con zucchine e speck. L’abbinamento migliore? Con un vino dolce eliquoroso. Imperdibile con la Malvasia!

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings

Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

origano: proprietà, come coltivarlo e usarlo in cucina

Origano, un’erba aromatica usata spesso in cucina

Jiro Ono

Jiro Ono e l’utopia dell’autenticità e della purezza