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Ratatouille, e se fosse il critico enogastronomico il vero eroe del film?

Il film Ratatouille ci offre una nuova versione di critico enogastronomico

Il critico enogastronomico non è mai piaciuto. I fim confermano il suo potere di distruggere la carriera del ristoratore. E se, invece, il film d’animazione Ratatouille ci offrisse una diversa lettura?

Amo il cibo. Se non lo amo; non lo mangio“, ecco le famose parole di Ego Anton nel celebre film di animazione Ratatouille

Su Eater è stato pubblicato un interessante post di un critico gastronomico, Ryan Sutton. Rispondendo all’accusa di un lettore di essere stato implacabile nei confronti di un ristoratore, che lo aveva accostato al famigerato Anton Ego, il temuto critico enogastronomico del celebre film di animazione Ratatouille, il giornalista americano ha dato del film una lettura assai acuta.

Il film racconta le gesta di Rémy, un piccolo topo delle campagne parigine che sogna di diventare un vero cuoco e di poter cucinare in un ristorante rinomato. Sulla sua strada incontra il più temuto critico enogastronomico francese. Un personaggio che a molti non è risultato affatto simpatico.

Ryan Sutton ribalta completamente la lettura del film. Ego Anton è il vero eroe del film. Il critico non salva il ristorante dal tracollo economico ma evidenzia come la critica enogastronomica, se fatta bene ed onestamente, sia un’arma democratica.

Il critico e la cinematografia: un rapporto burrascoso

Il cinema non è mai stato tenero con la figura professionale del critico enogastronomico. Non ha mai mostrato la stessa tenerezza che è riuscito a dimostrare per impiegati nevrotici, uomini dell’esercito, negozianti, addetti alle pulizie. Il critico enogastronomico è sempre brutto, cattivo ed insensibile.

Ricordate il film del 2014 di Robert Downey Jr. Chef? Carl Casper è un cuoco creativo, chef di un celebre ristorante di Los Angeles. Il critico gastronomico Ramsey Michel decide di visitare il locale e Carl pianifica per lui un menù coraggioso e innovativo. Peccato che il proprietario del ristorante insista affinché Carl riproduca fedelmente il menù ormai collaudato da un decennio. Il critico, dopo aver assaggiato le pietanze, stronca il cuoco sul suo autorevole blog. da qui nasce uo scambio di tweet che sfocia in una lite fra cuoco e critico la quale diventa a sua volta virale su Internet.

Ci sono altri esempi non certo benevoli nei confronti della figura del critico enogastronomico. Ne “Il sapore del successo” Uma Thurman dichiara candidamente che le sue recensioni fanno chiudere i ristoranti dove si mangia male.  Julia Roberts ne “Il matrimonio del mio miglior amico è ritratta come una critica enogastronomica, i cui giudizi sono frutto di instabilità psicologica.

Anton Ego e la sua memorabile difesa

Per la maggior parte dei critici Anton Ego raffigura il critico terribile, funereo, incapace di umanità. Accusato di aver provocato la morte del grande chef Gusteau, è colui che però si lascia intenerire da una ratatouille che gli ricorda l’infanzia.

“Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il loro lavoro al nostro giudizio; prosperiamo grazie alle recensioni negative che sono uno spasso da scrivere, e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero: ad esempio nello scoprire e difendere il nuovo.”

Ma chi è il vero critico?

Il critico giudica, va al di là dei pregiudizi e soprattutto si siede al tavolo per imparare. Può sembrare strano ma è anche un insegnante che aiuta a porsi le domande e a trovare le risposte. Aiuta a interrogarsi sul valore del cibo, ad apprezzare le sfumature di abbinamenti che talvolta possono sembrare azzardati. Invita alla riflessione su ciò che consideriamo solo nutrimento, ma il cui significato è ben più complesso.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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