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Perchè non ci basta nutrirci, ma vogliamo mangiare?

Sembra una domanda stupida, in realtà ci invita a riflettere sul fatto che cibo è cultura. E come il miglior modo di stare a tavola sia renderlo un’esperienza.

Per vivere basterebbe nutrirsi, eppure noi cerchiamo il buon cibo, in definitiva un lusso. Una parola ambigua, con due possibili interpretazioni. La più affascinante e poetica rimanda alla ricerca dello straordinario, dell’unico, la più cinica alla superficialità, all’elitarismo. Non possiamo negare che il lusso eserciti su quasi tutti il suo fascino. Sorge spontanea una domanda: anche la ricerca del buon cibo equivale alla ricerca del lusso?

In effetti noi potremmo sopravvivere con poco, ad esempio una minestra di cavolfiore, ricca di quelle vitaminefibre e sali minerali indispensabili per mantenerci in vita. E allora perchè non ci accontentiamo? Perchè ogni epoca cerca di creare nuovi piatti? Noi forse uno spunto di riflessione possiamo offrirvelo. Da sempre sosteniamo che cibo è cultura.  La scelta di che cosa mettere nel piatto è anche un atto culturale determinato da credenze, stili di vita, decisioni economiche, etiche, religiose, edonistiche e psicologiche. Non manca, poi, oggi, la motivazione creata dal marketing.

Noi mangiamo come viviamo e come interpretiamo il nostro tempo. E, da qualche decennio, la curiosità è ciò che muove molte persone ad esplorare il mondo del food. Si desidera recuperare la tradizione, ma anche creare nuovi piatti. Recuperare un antico sapore o inventarne uno nuovo è vivere un’esperienza unica, che spesso si vuole condividere con amici, parenti o sconosciuti. Diciamoci la verità, dare vita ad un’esperienza gastronomica è tanto Ego! É andare oltre la ricerca del vino capace di solleticare il nostro palato o di scoprire quell’ingrediente che è valso un viaggio, è una vera avventura guidata dal voler soddisfare i 5 sensi!

Così la cucina si trasforma nel desiderio di costruire un mondo nuovo e di vivere nel lusso. Un lusso che non è superficialità, che non è figlio del consumismo, ma che è voglia di raccontare, di condividere un’esperienza per viverla insieme. Convinti che cibo sia cultura?

Vi dimostro come il cibo diventa un’esperienza

perchè non ci basta nutrirci e amiamo fare esperienze in cucina

Io stessa amo mettere le mani in pasta per imparare i segreti della cucina. Eccomi qui in Alto Adige, sotto l’occhio vigile dello chef, ad imparare a fare diverse torte di mele. Eccovi la ricetta della torta di mele light.

La torta di mele light

Ingredienti

– 6 mele piccole o 5 grandi (Gala, Golden, Pink Lady)

– 250 g farina di farro

– 10cl latte scremato

 – 1 bustina  di zucchero vanigliato

 – 3 cucchiai di stevia / o 2 cucchiai di sciroppo d’agave

– 1 bustina di lievito in polvere

– 2 cucchiaini di cannella in polvere

– 3 uova grandi

 – 1 manciata di mandorle

Procedimento

In primo luogo, preriscaldare il forno a 180 °C. In una ciotola, sbattere le uova con una frusta. Aggiungere il latte, quindi il lievito e la farina di farro. Quindi aggiungere la stevia o lo sciroppo d’agave. Unire la cannella. La miscela  deve essere abbastanza liquida.

Prima di passare alla preparazione delle mele – la fase più lunga- accendi la radio! Sbucciare le mele, tagliarle in quattro fette, rimuovere i semi. Quindi tagliare le fette di mele in strisce sottili e metterle da parte in una ciotola.

Una volta che tutte le mele sono state tagliate finemente, aggiungerle all’impasto e mescolare bene. Versare tutto nella teglia. Cospargere con zucchero vanigliato e mandorle sbriciolate.

Cuocere a 180°C per almeno 45 minuti. Una volta che la superficie è caramellata, pungere, con uno stuzzicadente, la punta dovrebbe uscire asciutta. In tal caso, togliere la torta dal forno e lasciarla raffreddare prima di toglierla dallo stampo. Se vuoi una versione gourmet, accompagnala con un cucchiaio di crema pasticcera o una pallina di gelato alla vaniglia.

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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