Cibo e cultura: Haruki Murakami
Chi è Haruki Murakami? Una domanda a cui è difficile dare una risposta. Come i suoi romanzi sono indefinibili, sfuggendo a ogni genere, così Murakami è autore a cui non si può dare un’immagine perfettamente definita. Di certo lo scrittore giapponese riesce a trasmettere al lettore le grandi emozioni che l’uomo prova nell’osservare la bellezza di particolari della vita quotidiana. E così le sue opere, sospese tra sogno e realtà, ci ricordano che mangiare qualcosa di buono significa avere la consapevolezza di essere vivi.
I suoi personaggi diventano più reali, più identificabili con le nostre vite, perché amano mangiare. Il cibo-come la capacità o l’incapacità di amare– rivela il carattere dei personaggi, serve per definire la loro vita e il loro destino. Talvolta il cibo è quell’elemento che, in un mondo surreale e sfuggente, si trasforma in ciò che aiuta a vivere le proprie passioni, ad accettare e rendere migliore una realtà che spesso è una prigione, da cui non abbiamo il coraggio di evadere. Per sopravvivere molti di noi sognano di vivere in un mondo senza regole. Pochi ci tentano veramente. Murakami inventa un luna park, dove non c’è bene o male, buoni o cattivi, ma sempre il tentativo di vivere in un mondo dove eros e innocenza famelicamente si divorano a vicenda. La vita senza regole è una tentazione, ma non tutti sanno liberarsi dalle paure, dalle imposizioni sociali, dall’apparire preferito all’essere.
8 piccoli assaggi tratti dai romanzi e dai racconti di Murakami per dimostrarvi quanto sia bello essere…famelici!
Famelici ha selezionato per voi 8 citazioni per raccontarvi ciò che è il cibo per Murakami. E, secondo voi, da quale parola potevamo partire?
- Famelici
Dio era morto, al pari di Marx e di John Lennon. E noi eravamo famelici. Il risultato fu che decidemmo di compiere un reato. Non era la fame a spingerci a fare il male, no. Il male si trasformava in bisogno di cibo per istigarci a delinquere. Non me ne intendo molto, ma era qualcosa vicino all’esistenzialismo. - Ristorante
Nella vita, ci sono momenti in cui si ha davvero bisogno di mangiare qualcosa di buono. E in quei momenti, a seconda che uno entri in un buon ristorante o meno, l’esistenza può prendere un corso del tutto differente. É come cadere da questa o da quella parte di un muro. - Biscotti
La vita è una scatola di biscotti. Hai presente quelle scatole di latta con i biscotti assortiti? Ci sono sempre quelli che ti piacciono e quelli che no. Quando cominci a prendere subito tutti quelli buoni, poi rimangono solo quelli che non ti piacciono. È quello che penso sempre io nei momenti di crisi. Meglio che mi tolgo questi cattivi di mezzo, poi tutto andrà bene. Perciò la vita è una scatola di biscotti. - Cibo
Pensava che quando si viene colti dal desiderio irrefrenabile di mangiare un cibo particolare, è perchè il corpo, in quel momento, ha bisogno di quell’alimento e manda un segnale. E a quel richiamo della natura bisognava rispondere. - Fame
Ho sempre avuto fame di affetto, io. E mi sarebbe bastato riceverne a piene mani anche solo una volta. Abbastanza da dire: grazie, sono piena, più di così non ce la faccio. Sarebbe bastato una volta, una sola unica volta. - Piatto
Le cose accadute sono come un piatto che si è rotto in mille pezzi. Per quanto uno possa tentare di incollarne i frammenti, non potrà tornare com’era in origine. - Pane
Una civilizzazione in cui non si riesce a tostare del pane al punto desiderato, che valore può avere? - Bere
Perché beve tanto? – chiese lei.
– Forse perché ho paura, – risposi.
– Anch’io ho paura però non bevo.
– La tua paura e la mia sono di due generi diversi.
– Non capisco.
– Col passare degli anni aumentano le cose che non riusciamo più ad aggiustare, – dissi.
– Ci si stanca?
– Sì, ci si stanca.
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