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Cibo, cultura e… un sentire di ‘pancia’ che non è solo fame

Cibo e cultura, relazioni e social network sono gli ingredienti alla base di questo mio post scritto per approfondire il lato sociale dell’evento #famedivero.

É nell’aria: siamo un po’ spersi per l’eccessiva enfasi data alla globalizzazione, rinasce l’esigenza di allacciare legami di prossimità, di rifondare la propria identità anche grazie a luoghi e persone a noi vicini. Quello che vado ripetendo da tempo è che connettersi con il proprio territorio – quando questo territorio è così ricco di arte, tradizioni e cultura –  non può che portare conseguenze positive.

Il lato sociale dell’evento, dicevo… #famedivero ha avuto due momenti importanti: il primo è stato l’interazione (fisica e digitale) con la social Street “Abitanti intorno al Parco Solari”, mentre il secondo è stata la premiazione del Concorso Gifasp indirizzato ai bambini delle primarie sul tema della prevenzione dello spreco alimentare.

Cibo e cultura nell'evento #famediveroPartiamo dal primo, cioè dalla social street***: a Milano sono 77 ormai e rappresentano un messaggio chiarissimo riguardo lo sviluppo della socialità compartecipata dal basso. Queste aggregazioni sono ormai una realtà consolidata protesa  verso un futuro con il “noi” messo al posto dell’ “io”. Al suo interno la Compagnia Teatro Qua, ha elaborato un lavoro originale focalizzato sul mondo dei social network, l’alimentazione (anche qui cibo e cultura) e sul confronto tra la generazione dei nonni e dei nipoti che, assorbiti dal nuovo mondo digitale, hanno bisogno di verità, il tutto in un perfetto clima di festa di quartiere. Alle pareti di Spazio Base spiccavano, invece, le fotografie di Pino Invernizzi sul tema “Parco Solari” come testimonianza visiva di uno dei cuori portanti della Social Street costituitasi proprio intorno a questo Parco. Ma altre passaggi hanno caratterizzato questo incontro: per esempio la presenza dei coordinatori dell’orto urbano della zona, e poi l’incontro tra Lucia Lanzoni Trabucchi, co-amministratore della Social Street, e Adriano Facchini, del “Club Civiltà delle Qualità”, gran conoscitore del mondo delle sagra, per possibili future collaborazioni. Ecco, se dovessi trovare una parola chiave, sarebbe facile individuarla: è ‘condivisione‘.

Premio Gifasp 2017 140 caratteri, un immagine con la scuola A-Moro #famediveroIl secondo momento che mi preme sottolineare è la premiazione di due classi (la III B e la V C della Scuola primaria statale Aldo Moro di Canegrate), per i migliori lavori prodotti sul tema “140 caratteri o un’immagine per prevenire lo spreco alimentare” lanciato qualche mese fa da Gifasp con il coinvolgimento attivo di Francesca Meana. Che lungo lavoro (un’interazione partita nel 2015) che c’è stato dietro a questi disegni tanto semplici quanto efficaci nel contesto della prevenzione dello spreco!

Queste due particolarità dell’evento hanno permesso di introdurre all’interno di esso una componente fortemente emozionale ed emozionante, un sentire di ‘pancia’. Si tratta di una ‘pancia’ che non è fatta solo per un buono cibo. Quindi cibo e cultura, ma veraci.

Relazioni e cibi genuini: si può?

Ecco come hanno risposto alcuni dei tanti protagonisti della narrazione promossa da Famelici alla domanda su come intendere il legame tra cibo e relazioni genuine.

Pino Invernizzi, fotografo che documenta la vita della social street: “Rammento con piacere i Festival dell’Unità e dell’Amicizia degli anni ’50 e ’60. E i matrimoni contadini sull’aia degli anni ’50 dove volutamente la quantità di cibo era di tre o quattro volte superiore alle effettive necessità dei convitati. Gli abbondanti avanzi si portavano a casa e, per qualche giorno, vi era cibo a sufficienza per le famiglie. Vicino ai 70 anni, con rammarico, “fotografo una realtà diversa: cibo genuino poco, socialità vera rara. Vanno trovate nuove strade”. É la volta di Ilaria Saccà, attrice di Teatro Qua: “l’accoppiata cibo genuino e socialità autentica mi fa venire in mente una tavolata all’aperto sotto un portico d’estate dove tra famiglia e amici si trascorre una domenica con cibo scelto e cucinato con amore da più mani e discorsi intimi e abbracci, anche tentativi di carezze un po’ timidi e la voglia di stare insieme e ridere di tutto, come sospesi nel tempo, dove qualcosa può accadere prima di ritornare alla vita quotidiana”. Continua la nostra narrazione Francesca Meana, membro del comitato esecutivo di Gifasp: ” Socialità autentica e cibo genuino sono la ricerca di momenti di semplice convivialità passati guardando in faccia le persone anziché attraverso lo schermo, una tendenza che sempre più viene ricercata e apprezzata: dalla trattoria di campagna con la cuoca che ti racconta i suoi piatti, alle app per organizzare “social dinner” con sconosciuti che ormai sono riconosciute anche dallo stato”. Adriano Facchini, fondatore del Club Civiltà delle Qualità: “Socialità e cibo sono oggi parole molto usate per non dire abusate. A me fanno venire alla mente la trasmissione del grande Mario Soldati degli anni ‘56 e ‘57 (Viaggio lungo il Po alla ricerca di cibi genuini), e contemporaneamente il mondo delle sagre paesane, un mondo che ho sempre amato e di cui in un certo senso faccio parte, un vero e proprio laboratorio dove recuperare il senso di comunità, di partecipazione e di coinvolgimento. Queste ultime parole però oggi hanno necessità di essere corroborate da due aggettivi importanti: autentico e genuino. Le Sagre paesane, sui temi della socialità e della genuinità possono essere un modello (tutto italiano) importante”. Conclude questa breve carrellata, Lucia Lanzoni Trabucchi, co-amministratore della Social Street ‘Abitanti intorno al parco Solari’: “la genuinità passa dal cibo alle relazioni, e viceversa: condividere uno porta all’altro!”.

*** Sule social street Cristina Pasqualini, sociologa e docente dell’Università Cattolica, sta facendo uno splendido lavoro di monitoraggio/analisi.

 

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1.cristina tajani

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