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Che cos’ è e come fare il pacco da giù per un Natale lontano ma vicino

Chi è nato al Nord non capisce l’impazienza di aspettare il pacco da giù (pronuncia: paccodaggiù), soprattutto in un Natale in cui è difficile spostarsi. Quanti sanno che cosa è, come si fa e come – spesso – lo si recapita?

Scrivendo un post sulle food box natalizie, mi sono imbattuta nella proposta di Pizzium: il Paccodaggiu. All’improvviso mi sono tornate in mente le attese dei miei amici del Sud per il pacco di nonna, mamma, zia o sorella. Al Sud si pensa che la vita al Nord sia un salto in un futuro che terrorizza: case senza cucine, cibo in pillole, asettico, senza sapori e senza profumi.

Il parente del Sud è quello che ti invia il piatto che si trova solo nel paese natio. Come puoi farlo tra le nebbie del Nord? Dove la trovi quella cipolla, quel pezzo di carne o solo l’erba indispensabile per insaporirlo? Il più grande problema da risolvere è la consegna. Chi ci assicura che arrivi nel giro delle 48 ore che consentono la conservazione? E allora si è sviluppato un mercato parallelo, poco legale, quello della consegna clandestina. Si passa la mazzetta al camionista compiacente e il paccodaggiù arriva in tempo.

Ma che cosa c’è nel paccodaggiù? Di tutto, oltre l’immancabile ricetta che come la fa mamma non la fa nessuno, pane, biscotti, dolcetti, olio extra vergine d’oliva, vino (spesso del contadino), barattoli di marmellate, conserve di pomodoro, verdure sott’olio. C’è chi decide di esagerare e allora…oplà…ecco mozzarelle, formaggi, cosciotti di agnello, salami e pasta fresca. Non manca chi, immaginando un Nord selvaggio, manda  prodotti per pulire la casa e addirittura…la carta igienica!

Come fare il pacco da giù

La vera arte è come si confeziona. Il cibo deve arrivare ben conservato e soprattutto integro. Ne avete mai aperto uno? É un’opera d’arte, frutto di anni di allenamento e di imprecazioni. Carta, plastica, asciugamani servono per coprire ogni pertugio. Impossibile pensare che la conserva di zia si rompa!

Famelicamente approvato

Può far sorridere, ma il paccodaggiù è il miglior regalo di Natale che si può ricevere. Dimostra come ogni distanza può essere superata senza utilizzare la realtà virtuale. É l’abbraccio goloso di chi ti dice che sei sempre nel suo cuore e che ti vuole nutrire come se fossi ancora lì.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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