Arte, cibo e i bocconi amari che le donne sono costrette ad ingoiare

Arte, cibo e i bocconi amari che le donne sono costrette ad ingoiare

Si è appena conclusa a Firenze, al Museo Novecento, la mostra di Gaetano Pesce “Maestà tradita”. Con il suo estro creativo/dissacrante ha posto al centro della riflessione l’odierna condizione della donna, partendo da un’arguta metafora, al cui centro sta il cibo. Un’occasione per abbattere i confini tra architettura, arte e industria. Una mostra sull’universo femminile, capace di analizzare gli aspetti più profondi dell’essere donna in una realtà sociale, politica ed economica talvolta ostile. Noi ci siamo soffermati sul rapporto cultura, arte e cibo.

Gaetano Pesce, un grande contaminatore e dissacratore… sin dall’esordio

Gaetano Pesce contamina antropologia, storia dell’arte, sociologia, folclore, politica e nuove geografie. É  da sempre artista poliedrico, pluri-materico con espressioni di una ardita creatività lontana da steccati. Un inciso di Pesce illumina meglio i contorni della sua ricerca: (…) la complessità del nostro tempo riflette diversità di valori, anche contraddittori, che formano il pluralismo, l’incoerenza e il comportamento molteplice. La natura femminile, con le sue sfaccettature, coincide con l’essere della nostra epoca: per questo penso che la donna sarà la protagonista del tempo futuro”. Due particolari che rendono ancora più di attualità la mostra: il primo si riferisce al tentativo da parte Pesce di inserire le sue opere accanto ai capolavori (maschilisti, per così dire) del Rinascimento; il secondo riguarda una delle sale con 16 installazioni di un piatto di fiele e del pane. L’invito dell’artista è: “se si prova a intingere il pane nel fiele si capirà come sono amari i bocconi che le donne sono costrette ad ingoiare ogni giorno”. Un forte messaggio dell’artista che diventa  metafora su design, arte, cibo e  condizione delle donne. Geniale!