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21 marzo: spring day, ma soprattutto Giornata Mondiale della Poesia

21 marzo: primo giorno di primavera, ma soprattutto Giornata Mondiale della Poesia, istituita nel 1999 dall’Unesco. Due appuntamenti importanti che rimandano a una parola ricca di significati: rinascita. Il 21 marzo è una data che richiama i miti della resurrezione, il rifiorire della natura per festeggiare la “dolce stagione”. Quando ero bambina, pensavo che la poesia fosse magica: la comprendevo senza comprenderla. Mi parlava di tutto, di ciò che appariva banale e forse non lo era, di ciò che era considerato vitale per la coesione sociale fino ai sentimenti che non trovavano parole per essere espressi o che avevano paura di essere scoperti. Sicuramente, senza accorgermene, ha concorso a formare ciò che sono oggi. Forse il termine che meglio la raffigura  è: vita.

Famelici  la festeggia proponendovi tre poesie diverse ma nello stesso tempo con molti punti in comune. Il primo fil rouge è facile. Abbiamo scelto tre poetesse: Cristina Campo, Maria Luisa Spaziani e Patrizia Valduga. Tre donne che amano la scrittura, in particolare l’esercizio della scrittura poetica, ovvero un modo per parlare con se stessi, uno specchio dell’anima, una modalità per comunicare con gli altri con la consapevolezza che le parole sono “vive”, parlano un linguaggio che si trasforma in “soffio vitale”. Da amante della filosofia, mi ha sempre affascinato il pensiero di Anassimene: il termine greco che usa per indicare la vita (l’anima) è Ψυχη, che significa proprio “soffio vitale”. E se fosse la poesia la generatrice di quel meraviglioso mondo in cui viviamo?

Light Signs a Materima

Cristina Campo

Cristina Campo, traduttrice, scrittrice, poetessa, ricercatrice di autori da pubblicare, nota per aver rivisitato il mondo misterioso delle fiabe svelandone le trascendenti simbologie, è un’autrice che ha indagato le profondità spirituali con grande meticolosità.

«Poesia è l’arte di caricare ogni parola del suo massimo significato» scrisse Pound – e Simone Weil: «che ogni parola abbia un sapore massimo». Cristina Campo cercava la perfezione, ovvero quella bellezza nascosta nel reale, tutta da scoprire, da riportare alla luce liberandola da scorie. La sua poesia è ricerca della  leggerezza, della “sprezzatura”, della musica che è grazia interiore. I versi sono rivolti a trovare un senso estetico, etico e teologico. Come la parola va ricercata ed usata con grande attenzione, così ci si deve atteggiare nei confronti della vita. L’obiettivo è raggiungere la forma ideale. La decisione di abbandonare il nome Vittoria per assumere quello di Cristina ha un significato profondo: le persone sono fatte di parole e il cambio del nome significa essere ciò che si vuole essere.

La tigre assenza

Ahi che la Tigre,
la tigre Assenza,
o amati,
ha tutto divorato
di questo volto rivolto
a voi! La bocca sola
pura
prega ancora
voi: di pregare ancora
perché la Tigre,
la Tigre Assenza,
o amati,
non divori la bocca
e la preghiera…

La neve era sospesa tra la notte e le strade
Come il destino tra la mano e il fiore.

In un suono soave
Di campane diletto sei venuto…
Come una verga è fiorita la vecchiezza di queste scale.
O tenera tempesta
Notturna, volto umano!

(ora tutta la vita è nel mio sguardo,
stella su te, sul mondo che il tuo passo richiude)

Maria Luisa Spaziani

Maria Luisa Spaziani, “amica amorosa” di Eugenio Montale, al centro di una rete di relazioni intellettuali, traduttrice di Proust, storica di letteratura francese, ha vissuto in nome della scrittura, cercando di dare voce a quel flusso inarrestabile di emozioni e pensieri che lottano per trovare espressione.   La poesia è metafora di quella vita a cui si vorrebbe dare un senso senza distruggere la meraviglia delle emozioni. Il poeta si trasforma in profeta: deve saper cogliere quelle verità in continuo divenire che spesso sfuggono alla comunità. Suo compito è quello di cercare una forma che ancora non può essere espressa con modalità scientifiche o filosofiche. La  bellezza della poesia risiede nella capacità di dare voce al “sottosuolo della nostra esistenza”.

Una rosa che sboccia

Ibernati, incoscienti, inesistenti,
proveniamo da infiniti deserti.
Fra poco altri infiniti ci apriranno
ali voraci per l’eternità.

Ma qui ora c’è l’oasi, catena
di delizie e tormenti. Le stagioni
colorate ci avvolgono, le mani
amate ci accarezzano.

Un punto infinitesimo nel vortice
che cieco ci avviluppa. C’è la musica
(altrove sconosciuta), c’è il miracolo
della rosa che sboccia, e c’è il mio cuore

Patrizia Valduga

Patrizia Valduga, poetessa, traduttrice, compagna del poeta, traduttore e critico letterario Giovanni Raboni, ha fatto una scelta forte: sin dal suo esordio poetico, ha ripreso generi metrici tradizionali quali il sonetto, l’ottava e la terzina dantesca. Non è una scelta dettata dalla nostalgia, ma il desiderio di dare forma, quasi di arginare, un’energia irrefrenabile che trova espressione nell’Eros, nella ricerca di un soddisfacimento impossibile. Nei suoi versi sembra rispecchiarsi la crisi di un’umanità alla ricerca di un nuovo linguaggio. Il recupero di forme arcaiche abbinato alla scelta di temi “scabrosi” esprime il tentativo di dare voce all’antico e al moderno, al sublime e al volgare, contaminandoli.

Ti voglio far provare

Ti voglio far provare il bel piacere.

Pur mal mio grado? Lasciami tranquilla!

Da troppe sere e troppe primavere…

Dei superni desiri ecco la squilla.

La luna scorre su acque nere e brilla…

Oh, tu vai alto per volermi avere!

Ed io ti prenderò come un’anguilla.

Dentro da me per vie d’acqua o vie aeree…

E perché più e più in te s’interni…

Entrerai mai e mai, primavere o inverni.

Dall’alto scenderò con giri alterni…

Pensatore di donne, mio amatore…

Fin ch’io ti prenda, fin che l’incaverni…

Ad averti c’è poco per il cuore

Grazie a Luisa Cozzi per la consulenza e la scelta delle poesie

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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