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Gli emozionanti vini di Tenuta La Cà. Da assaggiare!

Ho assaggiato gli emozionanti vini di Tenuta La Cà, partecipando a una degustazione organizzata per fare conoscere i vini un’azienda vinicola che da qualche anno ha scelto la strada della qualità e della ricerca. Pietro e Aldo Giambenini hanno scelto di tornare, dopo gli studi lontani da casa, sulle colline moreniche di Calmasino di Bardolino per iniziare una nuova vita nella terra dei genitori. Un’antica passione di famiglia è diventata una impresa.

Per i fratelli Giambenini, l’esperienza sul campo viene dalle estati passate a vendemmiare con i genitori. La loro filosofia è quella di interferire il meno possibile con i processi naturali, rispettando le fasi lunari e sfruttando la tecnologia per assecondare le esigenze della terra, ma lasciando che sia lei a dettare i suoi ritmi.

La scommessa dei vini di Tenuta La Cà

A Tenuta La Cà creare un vino è un po’ come comporre una melodia, in cui i ritmi sono quelli della vigna, i tempi scanditi dalla raccolta e dalla lavorazione, le note quelle dei profumi e dei sapori che si amalgamano. “Tenuta La Cà è sempre stata un sogno nel cassetto. Mi rendevo conto che nessuno ne stava mettendo a frutto il vero potenziale. Io ci ho riflettuto tanto poi ho deciso di dire la mia, di farla mia”, dice Pietro, una laurea in Relazioni pubbliche e comunicazione in tasca e un lavoro da strategic designer alle spalle. Se lui è il creativo e l’ideatore della nuova immagine aziendale , il fratello Aldo, che si è laureato in Economia e ha lavorato a Milano e a Londra, è la mente manageriale: “Dall’esperienza nei fondi d’investimento ho imparato dinamiche di gestione complesse. Negli anni Tenuta La Cà si è trasformata da un posto magnifico a un posto magnifico in cui investire il mio tempo”.

L’intero processo è biologico e certificato; la filiera è corta, anzi cortissima, visto che la vigna più lontana dista appena 600 metri dalla cantina. Pietro e Aldo hanno sviluppato una
vinificazione di precisione, basata su una scrupolosa parcellizzazione degli appezzamenti, che valorizza i territori ed esalta le differenze di ciascun vigneto.

Un’importante decisione è l’internalizzazione. Su cinque diverse tipologie di suolo, tutte esposte al sole e irrigate naturalmente dalle falde acquifere sottostanti, crescono vitigni locali e internazionali (Corvina, Corvinone, Rondinella, Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Lagrein e Petit Verdot tra i rossi; Pinot Grigio e Bianco, Traminer e Garganega tra i bianchi). La raccolta e la selezione dei grappoli sono rigorosamente manuali, perché ciascuno di essi mantenga intatte le proprie caratteristiche organolettiche originali. Fedeli alla scelta di maneggiare il minimo indispensabile la materia prima, a Tenuta La Cà sono stati i primi, sul Lago di Garda, a praticare il metodo “a caduta ” , lasciando che sia la gravità a lavorare al posto delle macchine. L’uva spremuta viene movimentata in tutta delicatezza, senza ricorrere all’uso di pompe meccaniche.

I vini bianchi riposano poi in botti di ceramica Clavyer –una versione moderna delle antiche anfore di terracotta – che non cedono aromi al vino e consentono di ottenere un prodotto dall’essenza purissima. I vini rossi seguono invece il processo di Vinification Integrale, una tecnica brevettata tramite la quale ogni operazione viene effettuata in barrique, con il risultato di garantire l’espressione più piena e intensa dell’anima del frutto.

Gli emozionanti vini di Tenuta La Cà

Sono sei, almeno per ora, le etichette di Tenuta La Cà. Sei vini in equilibrio perenne tra tradizione e inventiva, tutti prodotti in quantità limitate. Tra i classici ci sono il Bardolino Classico Dritto, speziato e fresco, dal sentore di frutti rossi; Chieto, un Chiaretto Classico vellutato e dissetante; Cento, Bardolino Chiaretto Brut elegante e fruttato. C’è tutto l’estro dei Giambenini in Rovescio, bianco “D’Origine Creativa”, perché nato dall’unione di Traminer, Pinot Bianco e Pinot Grigio e in Calis, un grande rosso a vocazione internazionale, ma con un cuore fatto di uve locali.

Una menzione speciale va a Intuito 1, il capostipite di una serie di vini unici, prodotti in poche bottiglie e mai uguali, nel blend, nel colore, nel prezzo, nel concetto. Come il nome suggerisce,  Intuito 1 è nato quasi per caso, dopo aver scoperto la presenza in bottaia di due tonneau d’acacia, in cui era finita dell’uva garganega, dagli spiccati sentori minerali. L’intuizione di Aldo e Pietro è stata quella di unirla ad altre uve, per creare un blend inedito. Ne è uscito un bianco complesso, i cui sentori fumé e di noce moscata invadono il naso, per poi unirsi al palato a un tocco sapido e agli aromi di mandorla e albicocca essiccata. La serie Intuito sarà uno spazio dinamico e di gioco, espressione di un’annata particolare, di un affinamento prezioso o di un accostamento inaspettato.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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