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La pasticceria “a modo suo” di Iginio Massari. Dove? A Milano, in una banca

Quello che Gualtiero Marchesi è stato per la cucina italiana, Iginio Massari è per la pasticceria italiana. Pluripremiato, riconosciuto da tutti come il maestro della pasticceria Made in Italy, Iginio Massari, a 75 anni, apre a Milano una boutique-laboratorio “dolce”. Dove? Sorpresa… in una banca! Sì, avete letto bene in una filiale di Banca Intesa Sanpaolo, nel pieno centro del capoluogo lombardo, in piazza Diaz. Di certo una grande scommessa per il pasticciere che più di tutti ha lottato per fare imboccare alla pasticceria italiana una strada originale, che si allontanasse dai canoni imposti dall’arte dolce francese. Milano è l’unica vera città internazionale italiana. Qui Massari intende sperimentare nuove proposte, interpretando la richiesta di molti di utilizzare meno zuccheri, senza però abbandonare la tradizione.

Massari ha così deciso di aprire un nuovo modello di pasticceria unico nel suo genere nel capoluogo lombardo per offrire un’esperienza di gusto “a modo suo” a tutti i suoi estimatori.

“Da tantissimi anni i miei clienti mi chiedevano di aprire una pasticceria a Milano e la proposta di Intesa Sanpaolo è arrivata nel momento giusto – prosegue Massari – Qui si potrà trovare un’ampia selezione delle mie creazioni: dalle monoporzioni, ai macaron, dalle torte alle praline. In questa nuova avventura avrò al mio fianco i miei figli, Debora nutrizionista ed esperta di pasticceria e Nicola, che da anni lavorano con me”.

[Credits foto: Sara Busiol]

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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