Più plastica che pesce nel mare entro 30 anni. E le bio-plastiche?

Più plastica che pesce nel mare entro 30 anni

L’anno scorso la start up di Ilana Taub ha impedito a oltre 50 tonnellate di mele, banane, mirtilli e lamponi di andare in discarica creando spuntini da frutta in eccesso. Questo è il potere del packaging troppo spesso sottovalutato. Ma, dice il co-fondatore di Snact: “abbiamo continuato a farci la stessa domanda: perché lo stavamo vendendo in confezioni di plastica?” L’azienda con sede a Londra ora ha una soluzione trovata in collaborazione con la società di packaging israeliana Tipa: Snact ha lanciato un packaging di plastica (bio-plastica) che impiega sei mesi diventare compost per la terra.
“Abbiamo trovato un modo di essere usa e getta senza causare danni ambientali”, conclude Taub. Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nell’oceano e le ricerche per il futuro dicono che entro il 2050 ci sarà più plastica che pesce nel mare. “È pazzesco, quando pensi a quanta plastica abbia invaso la nostra vita”.

Le bio-plastiche cioè quelle biodegradabili: “ben intenzionate ma sbagliate”

Tuttavia, alternative più sostenibili si sono rivelate controverse, non tutti sono d’accordo anche a causa del tempo necessario per diventare compost e sopratutto per il tipo di materiale di cui deve essere composto l’ambiente che lo riceve.  All’inizio dell’anno, la chief scientist delle Nazioni Unite,  Jacqueline McGlade, ha descritto le plastiche biodegradabili come “ben intenzionate ma sbagliate”, dal momento che le plastiche che finiscono negli oceani non hanno le giuste condizioni per diventare compost.

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