in

Le Startup al femminile, una delle chiavi della ripartenza

La ripartenza generale targata 2021 ha nelle startup al femminile, una delle chiavi di volta

Questa chiamata comune al fronte, al di la dei colori politici di appartenenza, la dice lunga sulle difficoltà che ci aspettano: le idee e i progetti per avviarla questa ripartenza però, a differenza di quello che si pensa, sono già quasi tutti a disposizione, si tratta di creare una governance armonica e di attuarli. Partiamo dalle startup che sono una delle chiavi della ripartenza e se sono “rosa”, meglio, aggiungiamo noi. Perché startup la femminile? Perché la sensibilità, la capacità di adattamento ed l’intuito molto presenti nello schieramento delle donne innovatrici, potrebbero essere caratteristiche vincenti all’interno di una visione e di una governance armonizzate.
Non legate solo all’aspetto di genere, comunque è bene sapere che sono oltre 150 le startup impegnate da marzo 2020 nella lotta contro il coronavirus mappate da Cariplo Factory, l’hub di innovazione creato da Fondazione Cariplo. E’ importante sapere quello che i mass media si sono ben guardati dal comunicare: un vero e proprio esercito di innovatori si è subito messo al lavoro e hanno mobilitato le proprie conoscenze e tecnologie per rispondere con velocità e innovatività alle necessità emerse durante questi mesi di crisi sanitaria. Dunque, se rosa e creative, meglio.

Le startup al femminile: quattro protagoniste

Ecco alcune delle protagoniste dell’innovazione al femminile. Lella Miccolis e la sua azienda per lo smaltimento ecologico dei rifiuti. Lella è la fondatrice di Progeva, un’azienda che si occupa di compostaggio, cioè del recupero degli scarti organici attraverso la loro trasformazione in un fertilizzante organico chiamato compost. Il compost migliora la struttura del terreno e viene utilizzato in agricoltura convenzionale, integrata e biologica, in particolare frutticoltura e orticoltura specializzata. Marta Bonaconsa, invece, è fondatrice di Nanomnia: si tratta di una startup innovativa per l’incapsulamento organico di composti attivi al fine di effettuare dei trattamenti mirati nei tessuti cellulari. Il sistema, prendendo spunto da meccanismi che esistono già in natura, elimina residui e microplastiche nell’ambiente. Dunque orientato anche all’agroalimentare con il suo fine di migliorare l’azione degli agrofarmaci. Ed ecco il terzo esempio del nostro breve excursus: Ilaria Tiezzi e la vendita online. Ilaria Tiezzi è CEO di BrandOn prima di aiutare le PMI a vendere online, ha guidato la sua agenzia attraverso l’innovazione tecnologica, organizzativa e di processo per adempiere con efficacia la sua mission: selezionare i brand italiani e gestire per loro le campagne di vendita online, per abituare e indirizzare il mercato verso l’e-commerce che con gli anni è poi diventato la nostra quotidianità. Per concludere, ancora una idea applicata al recupero degli scarti. Si chiama BIOINNOTECH ed è una startup innovativa per il riciclo dei rifiuti alimentari. Le fondatrici sono quattro dottoresse in Scienze Biotecnologiche: Erika Andriola, Antonella Carbone, Rosita Pavone e Maria Pisano. La startup BIOINNOTECH è una bio-raffineria che opera nel campo delle biotecnologie e del riciclo dei rifiuti alimentari dando nuova vita agli scarti. Recupera il siero del latte, di cui se ne produce una gran quantità. Trattandosi di un rifiuto speciale è anche difficile e costoso da smaltire. La Bioinnotech s.r.l. lo utilizza per produrre lieviti per pane, birra e vino. Le Startup al femminile, sono una delle chiavi della ripartenza: contiamoci e supportiamo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings

Written by Fabrizio Bellavista

Innovazione e città intelligenti sono i settori di mio interesse e mi troverete attivo nelle sezioni FUTURE e MILANO.

Hemingway e il Capri ghiacciato

Milano, cibo e cultura: Hemingway e il Capri ghiacciato

Come fare un Irish Coffee perfetto

Come fare un Irish Coffee perfetto: la ricetta tradizionale e una moderna