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R(e)volution dei nuovi modi di consumo. E le fiere?

R(e)volution dei nuovi modi di consumo. Nuovi assetti per le fiere
Marie-Odile Fondeur, direttrice della Fiera Europain e Alessandra Cioccarelli del nostro BlogMag “Famelici” al workshop “L”impatto della rivoluzione digitale sulla filiera alimentare”.

É davvero un mistero il significato dell’espressione “open innovation”? Tutti ne parlano, ma pochi la comprendono. Forse la difficoltà sta nel fatto che non possa essere pianificata? Eppure viviamo in un mondo fluido, veloce, dove le decisioni vanno prese rapidamente. Come facciamo a comprendere un mondo in continua evoluzione? Ecco alcuni quesiti discussi durante l’incontro  organizzato da Promosalons e ParisRegionEntreprises: “Digitale, nuove modalità consumo e nuovi modelli di distribuzione”. Gli stimoli sono stati tantissimi e di valore tanto che sarebbe utile una seconda occasione di approfondimento. Qualche spunto tra i tanti: Augusto Coppola, per esempio, direttore di LUISS Enlabs, nel suo intervento ha affrontato il tema delle start up e dell’open innovation. Il successo di molte start up è determinato dalla loro capacità di ricoprire l’intera filiera: dalla produzione alla commercializzazione. L’evoluzione del mercato impone decisioni veloci, capacità di andare oltre alla lettura del presente, maggiore concentrazione su ciò che si propone rispetto allo studio dei competitor, facoltà di analizzare i fatti senza farsi influenzare dalle opinioni. La difficoltà di molte start up nel raggiungere il successo spesso risiede nel non aver compreso un’importante differenza: la start up non è una piccola azienda. Si naviga al buio, ci si deve concentrare sui desideri e i bisogni del cliente, studiare come il consumatore vede il prodotto o il servizio e come proporglielo. E le fiere? Come possono fare fronte a questi cambiamenti? Anch’esse devono diventare digitali, fare fronte a valori culturali che influenzano sempre più il mercato, devono inventare una nuova proposta capace di andare incontro ad un visitatore più consapevole e con un gran desiderio di condividere. Come ha sottolineato Valerie Lemant, event manager per Natexpo: “il digitale aiuta a veicolare quei valori che spingono molti consumatori a volere conoscere come nascono e come sono commercializzati i prodotti acquistati. La sfida del futuro è crescere economicamente, rispettando l’ambiente, assicurando trasparenza e difesa dei valori umani”. Ecco spiegato il forte bisogno di ritornare alla terra. Il boom dei terrazzi, degli orti esprime proprio il desiderio di connettersi con la natura. “Oltre al consumo responsabile – continua…. una tendenza sempre più forte è l’attenzione a non sprecare, a riutilizzare ciò che una volta era gettato”. Marie-Odile Fondeur, direttrice di Europain, fiera della panificazione, pasticceria, cioccolateria e gelateria artigianale, sottolinea come “anche il mondo artigianale abbia subito negli ultimi anni grandi cambiamenti. Spesso il punto vendita tradizionale, come ad esempio il panificio, si sviluppa in franchising, avvicinandosi alla ristorazione. Anche il settore artigianale conosce la digitalizzazione”. L’artigiano è consapevole di dover saper produrre, vendere e gestire la propria attività. Come saranno le fiere del futuro? Con buone probabilità (quasi certamente) sempre più digitali, sempre più attente alle continue evoluzioni del mercato. Perderanno importanza, come alcuni sostengono? Non credo, semplicemente saranno diverse da quelle di qualche anno fa. Promuoveranno cultura, organizzeranno eventi, incontri, daranno informazioni per leggere il futuro. Cambieranno modo di comunicare? Sicuramente sì, il mondo del digitale lo impone! E allora per comprendere maggiormente l’evoluzione del mondo bio e dell’universo della panificazione, pasticceria, cioccolateria e gelateria artigianale, non ci resta che appuntarci le date di queste due fiere:

  • Natexpo: 22-23-24 ottobre 2017- Paris-Nord -Villepinte
  •  Europain: 3-4-5-6 febbraio 2018- Paris- Nord Villepinte.

“Industria agroalimentare e rivoluzione digitale: innovare per crescere”

Ci sembra interessante, a conclusione delle nostre note, ripetere per intero il programma dell’incontro del 5 luglio 2017, proprio perchè potrebbe essere una occasione di riflessioni future. Dopo l’introduzione di Patrizia FERRANDI, Delegata Generale Saloni Internazionali Francesi, Pierre BASSERAS, Business Development Manager Paris Region Entreprises e Michel CLAIR, Presidente Promosalons si è iniziato con il Workshop “L’impatto della rivoluzione digitale sulla filiera alimentare: produzione, retail, consumi” coordinato da Armando GAROSCI, di Largo Consumo; a seguire, “Le implicazioni della rivoluzione digitale sulla produzione alimentare”, con Augusto COPPOLA, Direttore di LUISS Enlabs, Véronique SESTRIERES, Direttrice Polo Manufacturing & Transport, Comexposium per ALL4PACK e Nicolas TRENTESAUX, Direttore Network Sial, Comexposium per SIAL; e ancora “Le implicazioni della rivoluzione digitale sulla distribuzione e sui consumi”, con Valentina PONTIGGIA, Direttore Osservatorio Digital Innovation Politecnico di Milano, Valérie LEMANT, Event Manager SPAS Organisation per NATEXPO, Marie-Odile FONDEUR, Direttrice Polo Agroalimentare, Hotellerie & Ristorazione, Gl Events Exhibitions per EUROPAIN e Boris PROVOST, Direttore EQUIPHOTEL, Reed Expositions per EQUIPHOTEL. In conclusione del Convegno, di massimo interesse le testimonianze dirette: Domino’s Pizza; Erbolario/Erbamea; Feat Food; Goglio; Oleificio Zucchi; Stringhetto.

 

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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