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Liceo del Made in Italy: quando la politica diventa propaganda

L’ultima trovata della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni – il liceo del Made in Italy – è l’ennesima boutade priva di reale strategia progettuale.

Durante il Vinitaly a Verona la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tirato fuori dal cappello una proposta: il liceo del Made in Italy. Dopo che nei giorni scorsi Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente di Montecitorio, aveva tuonato contro chi usava parole straniere, presentando un disegno di legge che prevede multe fino a 100 mila euro per chi le utilizza, oggi una nuova boutade, che non tiene conto che in Italia esiste da immemore tempo l’Istituto Agrario. Il discorso della Meloni, in realtà, è assai approssimativo, forse fatto per conquistare qualche titolo di giornale.

Liceo del Made in Italy, ma serve davvero?

“Forse dimentichiamo non solo che in questi istituti, specialmente nell’Agrario, c’è una capacità di sbocco nel mondo professionale molto più alta, ma per come la vedo io questo è il vero liceo. Non c’è niente di più profondamente legato alla nostra cultura di quello che questi ragazzi sono in grado di portare avanti, studiare e tramandare”, ha detto Meloni, come riporta Adnkronos. Un’idea vecchia già utilizzata in campagna elettorale. Mai approfondita, tanto da assumere la forma di uno slogan. L’obiettivo sarebbe quello di formare i giovani per un settore che “rischia di essere perduto“. A questo punto sorge una domanda: che fine fa l’istituto Agrario? Creiamo un doppione con un nome più trendy (scusate il termine inglese)? Come riporta il Corriere della Sera, sarebbe stato depositato all’inizio dell’anno un decreto legge piuttodto confuso, che duplicherebbe il modello già esistente dell’indirizzo di scienze umane a opzione economico-sociale, con l’aggiunta di materie che inneggiano all’autarchia. E poi il settore agricolo è perdente? In realtà la Fondazione Edison ci racconta che l’agroalimentare è il primo settore in Italia per occupazione, valore della produzione, valore aggiunto, investimenti fissi lordi, impianti e macchinari. Il problema non è forse un altro? La retribuzione e la precarietà dei lavoratori.

Liceo del Made in Italy e identità

Culturalmente registriamo il leit motiv del Governo sulla necessità di difendere la nostra identità. Un tema che va affrontato, a mio avviso, in termini diversi. L’Italia, in un antico passato, è stata la culla della cultura, dffondendo le sue idee in tutto il mondo. E il mondo lo ha riconosciuto. La cultura, per sua natura, è apertura, capacità di traformare in modo originale tutto ciò che si vive. Non conosce confine e ama le contaminazioni. La stessa cucina ne è un esempio. Ricordo inoltre che l’Italia in Europa è il fanalino di coda per numero di laureati e questo significa non concorrere a quell’innovazione che la stessa agricoltura ricerca. Non si capisce da dove provenga un pesante astio contro i licei, considerati probabilmente fucine di pericolosi agitatori politici. Forse è il caso di discuterne seriamente, pensando a politiche per i giovani.

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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