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Gianduiotto. Il cioccolatino nato “per colpa” di Napoleone

Una barchetta dorata con un cuore di cacao, zucchero e nocciole del Piemonte. Sembra uscito dalle fiabe il popolarissimo cioccolatino torinese che conosciamo con il nome di gianduiotto. Una golosa delizia nata, come spesso accade, per ragioni del tutto imprevedibili.Siamo nel 1806 e Napoleone Bonaparte decreta il Blocco Continentale che vieta il commercio tra i Paesi soggetti al governo francese e le navi britanniche.

Il Piemonte, sottomesso alla dominazione napoleonica dal 1789 al 1814, subisce un danno di non poco conto: tra i prodotti maggiormente esportati dagli inglesi (di derivazione naturalmente coloniale) esportazione vi era, infatti, il cacao. Vi basti pensare che nella sola città di Torino, alla fine del Settecento, si era creata una tradizione di cioccolatai capaci di produrre fino a 350 chilogrammi di cioccolato al giorno.

Come produrre allora cioccolato con le restrinzioni napoleoniche?

Il gianduiotto e la scommessa sulle Langhe

In quegli anni, nel quartiere torinese di San Donato, l’imprenditore di origine valdese, Paul Caffarel era proprietario della una fabbrica meritevole di aver dato vita a una macchina per produrre il primo cioccolatino: un cioccolatino solido realizzato con miscela di cacao, acqua, zucchero e vaniglia. A trovare una soluzione alla minore disponibilità di cacao dovuta al Blocco napoleonico, fu  proprio la Caffarel-Prochet – nel 1852 Isidor, il figlio di Caffarel, aveva realizzato la fusione della fabbrica con l’industriale dolciario Michele Prochet – con un’ottima trovata. Sostituire una parte di cacao, di più difficile reperibilità nonché dall’alto costoso, con la nocciola. Quale? Naturalmente la pregiata nocciola Tonda Gentile delle Langhe di cui il Piemonte disponeva in abbondante quantità. Fu grazie a questa felice intuizione che venne alla luce un delizioso impasto a base di cacao, zucchero e nocciola che, opportunamente tostata e macinata, conferiva al cioccolatino anche una piacevole nota cremosa e profumata.

Ma come far conoscere il nuovo cioccolatino?

Il gianduiotto diventa famoso….a Carnevale

Nel 1865 l’innovativo cioccolatino, chiamato all’epoca givò (in piemontese mozzicone di sigaro), acquisisce la sua natura più definitiva e la classica forma di piccola barava rovesciata. Per fare conoscere il givò tra i torinesi, Caffarel sceglie di sfruttare la festa di Carnevale e fa distribuire tra le leccornie della maschera di Gianduja proprio i ghiotti givò. L’iniziativa riscuote un tale successo che il ghiotto cioccolatino alla nocciola cambia il nome in…gianduiotto. Inutile dire che il nome fu una vera benedizione per la fortuna di questo nobile e amatissimo cioccolatino.

nascita gianduiotto famelici

Il gianduiotto è il primo cioccolatino incartato della storia

L’invenzione del gianduiotto non fu, però, l’unica invenzione di Caffarel. Tra le grandi novità introdotte dal marchio vi fu l’idea di distribuire i cioccolati prodotti non nelle tradizionali carte, ma singolarmente e, per la prima volta, incartati in un involucro dorato raffigurante la celebre maschera.

Oggi il cioccolatino piemontese è prodotto dalle principali industrie del cioccolato – tra i più noti Pernigotti, Novi, Fiorio e Peyrano e ovviamente da Caffarel che ne sforna ben 40 milioni l’anno – ma viene da chiedersi…se non era per colpa di Napoleone, avremmo mai fatto scorpacciate di gianduiotti?

 

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Written by Alessandra Cioccarelli

Le mie radici sono milanesi, lo sguardo... sempre in viaggio. Scrittura e didattica sono la mia passione e diventata giornalista mi sono specializzata nel settore cultura, viaggi ed enogastronomia. Alla Paolo Grassi ho incontrato la scrittura creativa e dal 2017 sono co-founder di Famelici.it. Cosa amo raccontare? Posti segreti, itinerari curiosi, storie insolite e contaminazioni di saperi...

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