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Cibo e cultura: l’assenzio di Degas fa discutere

Ecco la storia di un quadro di Degas giudicato scandaloso e che fece discutere tanto. Quando cibo e cultura contribuiscono a far riflettere sulla società

Cibo e cultura l'assenzio di DegasDegas ritrasse gli amici Ellen Andrée e Marcellin Desboutin con uno sguardo straniato e assente, seduti insieme davanti a un caffè di Place Pigalle, ma indifferenti, lontani l’una dall’altro per effetto dell’assenzio. Il quadro fu giudicato scandaloso tanto che il pittore, per evitare che l’opera danneggiasse la reputazione dei modelli, fu costretto a dichiarare pubblicamente che i due non erano alcolisti.

La travagliata storia di un quadro giudicato raccapricciante

Il quadro partecipò alla seconda esposizione impressionista del 1876 con il titolo di Dans un café. Un capitano inglese di nome Henry Hill lo acquistò e la espose nella sua casa a Brighton. Nel 1892, alla morte di Hill, la casa d’aste Christie’s vendette il dipinto per 150 sterline. L’assenzio nel 1893 passò ad altre collezioni, Arthur Kay di Glasgow, Martin et Camentron di Paris e di Alexandre Reid. Il conte Isaac de Camondo di Parigi acquistò l’opera nel 1893 e nel 1911 la donò al Comune di Parigi che la destinò al museo del Louvre fino al 1947. Fu poi esposta alla galerie du Jeu de Paume. Infine nel 1986 l’opera giunse al Musée d’Orsay.

Perchè il quadro di Degas inizialmente non piacque

Degas era affascinato dai caffè parigini frequentati da artisti ed intellettuali. L’alcol circolava in grandi quantità. E spesso chi li frequentava non godeva dell’allegria e degli accesi dibattiti, ma vi trascorreva intere ore in solitudine, perso nei fumi dell’alcol e dell’abbandono. Erano uomini e donne svuotati, devastati, più simili a bambole di pezze che ad esseri umani. Drgas rimase affascinato e turbato da questi esseri umani sofferenti, tanto che decise di farne i soggetti di un suo quadro destinato a far discutere. L’uomo e la donna sono seduti vicini, ma in realtà sono distanti. I loro sguardi si perdono nel vuoto, non comunicano tra loro, sono intorpiditi dall’eccessivo alcol bevuto. Domina la tristezza, l’angoscia ormai diventata la condizione di vita quotidiana. La realtà è talmente dolorosa che per essere accettata bisogna estraniarsi da essa. Tutto il quadro sembra essere sospeso, vittima dello stesso annebbiamento dei protagonisti. Se lo si osserva attentamente, ci si accorge che il tavolino non poggia per terra, è esso stesso privo di realtà! Il dipinto, acquistato da Hill e portato in Inghilterra, non venne apprezzato. Quei visi tristi erano un’ evidente denuncia nei confronti di una società malata che inneggiava al progresso senza valutarne i costi sociali ed umani. Un ritratto inaccettabile.

Che cos’ è l’assenzio?

L’assenzio era una bevanda alcolica molto in voga tra la fine dell’800 e l’inizio del 900; era la protagonista  dell’“ora verde”, una sorta di happy hour parigina. Dalle cinque alle sette del pomeriggio il locali della Ville Lumiére erano frequentati da molti estimatori della “fata verde”, ovvero dell’assenzio.

L’assenzio, dal sapore di anice, era un liquore verde che con l’aggiunta di acqua diventava biancastro. Si otteneva distillando erbe officinali, tra cui artemisia absinthium, anice verde, finocchio, melissa, coriandolo ed issopo. Il motivo del grande successo è da rintracciare nella sua elevata concentrazione alcolica, in grado di stordire chi la beveva in pochissimo tempo. E poi, era davvero molto economico, per cui accessibile a tutti.

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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