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A Blend Dov’è il vino? sul mondo dell’enologia

Vino, contenitori, cibo e cultura enologica, ecco i temi che, durante la terza edizione della rasssegna enoculturale Blend, organizzata dall’azienda Bellenda, hanno fatto discutere e divertire i numerosi partecipanti.

Abbiamo avuto il privilegio il 16-17 ottobre di partecipare e di godere della terza edizione di Blend, rassegna enoculturale organizzata dall’azienda Bellenda, nella sede di Carpesica (Tv). 

Tutto ha avuto inizio la sera prima del convegno e delle degustazioni organizzate presso la sede di Bellenda di carpesica (Tv). In una magica atmosfera presso il ristorante Dolada di Pieve d’Alpago si sono celebrati i migliori abbinamenti di vino e cibo. La serata ha visto un grande protagonista: Riccardo De Prà con la sua originale proposta gastronomica. Durante la cena ovviamente si è parlato soprattutto di vino, anticipando i temi dibattuti il giorno seguente.

Cibo e vino: i protagonisti delle due giornate organizzate da Bellenda

Se la serata è stata l’occasione di conoscere la cucina di Riccardo De Prà, la giornata di lunedì ha visto come protagonista la cultura gastronomica del campano Gennaro Castiello del ristorante Acqua Pazza e del veneto Damiano Dal Farra della Locanda San Lorenzo trasferitisi per l’occasione presso l’azienda Bellenda. Le due proposte hanno fuso i sapori del mare con quelli della montagna. Lontano dai loro ristoranti, hanno offerto assaggi che con gusto hanno spinto ad assaporare meglio i vini in degustazione.

Il convegno “Dov’è il vino”?: un dibattito sul rapporto tra contenente e contenuto nel mondo del vino  

Blend Dov'è il vino: contenuto e contenitore

 Il convegno“Dov’è il vino?” ha analizzato il fenomeno del vaso vinario usato per la fermentazione. Presentati da Umberto Cosmo e moderati dal giornalista Antonio Paolini, sono intervenuti:

  • la produttrice Elisabetta Foradori dell’ Azienda Agricola Foradori di Mezzolombardo (Tn)
  • il tecnico vinicolo e titolare della società di consulenza Vinidea Giuliano Boni
  •  la consulente in comunicazione enogastronomica e docente di marketing del vino alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Slawka Scarso
  • Pietro Pellegrini, presidente dell’azienda di distribuzione Pellegrini di Cisano Bergamasco (Bg).

Umberto Cosmo, prima di dare avvio al dibattito, ha invitato a riflettere sul rischio”che la riscoperta dei contenitori antichi generi una moda e banalizzi il lavoro di molti produttori di vino. L’abuso e la mistificazione delle parole è pericolosissimo. Il rischio che corriamo è che il termine anforato conosca il triste destino di millesimato o barriquato”.

Il giornalista Antonio Paolini ha sottolineato come:” il vino sia una cosa viva che nasce dall’incontro tra un frutto e i lieviti all’interno di un contenitore che assolve alla stessa funzione dell’utero. É il produttore a scegliere il tipo di utero migliore per il suo vino. Nel tempo abbiamo assistito al successo della barrique promossa da Veronelli, dell’acciaio considerato sicuro, del cemento visto come una saldatura tra passato e presente e ora del vaso che unisce il passato con il futuro”.

Elisabetta Foradori, dopo aver dato una nuova vita al Teroldogo ora è sostenitrice di un nuovo approccio al mondo del vino: “il mio obiettivo è quello di portare il messaggio più puro del vino e del terroir nella bottiglia. Ho vissuto due vite. Da enologa ho cercato nuove metodologie di lavorazione, ora cerco di trasmettere la purezza del territorio nella bottiglia. Il contenitore è semplicemente un mezzo per raggiungere un fine. I passaggi produttivi e di trasformazione sono una scelta, ma non sono determinanti per la riuscita di un vino. Scegliamo un contenitore per motivi pratici, non poetici”.

Pietro Pellegrini, presidente dell’azienda di distribuzione Pellegrini, ha ricordato le difficoltà di vendere il vino e l’importanza della figura del distributore che “consente al produttore di concentrarsi sul lavoro in vigna. Il mercato è influenzato dalle mode e il rischio che il termine anforato sia usato a sproposito esiste. Il mondo del vino è complesso. Conosce il vino commodity e il vino gastronomico. Il rischio di un abuso del termine anforato riguarda soprattutto il vino commodity. Quando comunichiamo al consumatore non dovremmo sofferarci sul contenitore, occorrerebbbe parlare solo di buon vino”.

Per la docente Slawka Scarso: “la comunicazione del vino si muove su due binari, uno destinato al produttore e l’altro al consumatore. Per il secondo i troppi tecnicismi non aiutano. L’etichetta deve essere un mezzo per parlare dell’azienda. In quest’ottica l’adozione del vaso vinario può giustificare l’aumento dei prezzi, diventando una leva importante per differenziare il proprio vino.“.

Un dibattito interessante, in cui si è riflettuto sulla cultura del vino, sulle modalità di produzione e su come affrontare il mercato. Le date della quarta edizione non sono ancora note, ma vi consigliamo di informarvi su quando verrà organizzata e di partecipare!

Bellenda srl
Via Gaetano Giardino, 90 – 31029 Carpesica (Tv)
Tel 0438 920025
www.bellenda.it

 

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Written by Monica Viani

Vivo a Milano, frequento librerie, musei, cinema, teatri e ...ristoranti! Laureata in filosofia, ex insegnante di materie umanistiche nei licei classici e scientifici milanesi, sono approdata nel 1998 al giornalismo enogastronomico. Dopo aver coordinato diverse riviste tecniche, aver dato vita a una collana e curato diversi libri, nel 2017 ho deciso con Alessandra Cioccarelli di fondare il blog Famelici, un blog "di frontiera", dove declinare il cibo in mille modi. Io e Ale scriviamo di cibo, rimandando a Marx, a Freud, a Nietzsche, ai futuristi, perché crediamo che il cibo sia cultura. Perché lo facciamo? Per dimostrare che si può parlare di food rifuggendo dalle banalità. Stay hungry, stay foolish!

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